Il quartetto di Salerno probabilmente risente del cambio di cantante (Lino al posto di Manuele) che ha dato un taglio vocale piu' vicino al crust mentre dal punto di vista strumentale e' notevolmente accentuata la componente metal della band soprattutto per quanto riguarda il lavoro di Vito alla chitarra, una metamorfosi che inizialmente spiazza ma che, nel giro di un paio di ascolti, cattura e convince piu' dei lavori precedeti.
Nove tracce rabbiose e violente, tecnicamente accresciute come si denota dall'ottima velocita' d'esecuzione e accompagnate da una fase di produzione, curata dal batterista Cosimo, di gran lunga superiore rispetto al passsato; ancora una volta buone le grafiche del bassista Patrick, seppur in un packaging classico rispetto a Dentro L'Inganno, ed i soliti testi sempre diretti, sempre sentiti che han davvero qualcosa da dire a cui gli Z.A.T. ci han ampiamente abituato sin dal loro esordio. Tracce brevi racchiuse in appena 20 minuti, introduce il disco "The March Of Z.A.T." un brevissimo assaggio che lancia "La Matrice" che fa il paio con "Millenium" visto il comune tema trattato dell'autogestione e rivolta; la sezione ritmica e' incalzante e solo in brevi passaggi prende fiato, la chitarra spara riff e assoli in maniera serrata e la voce in screaming e' penetrante anche se perde un po' in comprensibilita'.
Le caratteristiche descritte si riscontrano in tutto il disco con qualche piccola variazione qui e la che non cambia la sostanza, come nella piu' lunga "Earthlings" dall'inizio piu' lento ma non inganni nemmeno il titolo in inglese visto che il testo e' in italiano, "Under The Name Of God" (questa si in inglese) pezzo piu' incalzante e violento o, infine, "La Rabbia Cresce" altra bella e convincente stoccata.
Tirando le somme L'Ultima Caduta e' un dischetto musicalmente diverso da quelli precedenti seppur senza variare i contenuti e le tematiche affrontate, un bel cambio di rotta per gli Z.A.T. in attesa di ulteriori novita' nel prossimo capitolo, sperando che, visto l'estrazione culturale, non si tuffino nel neomelodico!
Joel
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