Il genere in questione e' il Pop Punk, che secondo una definizione Wikipediana e' un "...sottogenere del punk rock con particolari richiami alla musica pop."
Per quanto riguarda il gruppo, parliamo dei romagnoli Durango 95, una risposta tricolore, con le dovute distanze, ai vari mostri sacri del genere come Descendents o Queers, per citare i primi nomi che mi son saltati fuori.
Il quartetto nasce a Faenza inizialmente come cover band nel 1996, con il nome The Drunkers.
Nel 1998 il nome viene cambiato in Durango 95 ed iniziano a scrivere i primi pezzi inediti, con la seguente formazione: Ivano (voce e chitarra), Fa' (chitarra, dopo la partenza di Max), Dibe "il reverendo" (basso) e Volpino Casciullo (batteria).
Mi piace pensare che il nome del gruppo possa derivare piu' da interessi motoristici vista la loro origine faenzina, sede della mitica e sfortunata scuderia di F1 Minardi, anzicche' per esser tratto dall'omonima canzone dei Ramones, per chi non lo sapesse la Durango 95 e' quella splendida macchinetta su cui girano i simpatici protagonisti di Arancia Meccanica.
Prima di giungere a questo album del 2008, il gruppo si affina attraverso una lunga gavetta live e ben quattro album autoprodotti (Sedili in pelle del '98, Io non ci sto' 2000, Hey Giuda! '02 e The greatest hits '03).
La band propone un Pop Punk di facile ascolto, che spazia tra brani divertenti e scanzonati ad altri piu' melodici, tutti comunque con interessanti liriche esclusivamente in italiano.
Questo Duemiladodici e' composto da ben 15 tracce, piu' una cover degli scozzesi Proclaimers con testo ovviamente tradotto, il tutto registrato in maniera eccellente.
Il disco si apre con la divertente "Cioccolata e vaselina", liriche semplici che conquistano per una certa demenzialita', ben cordinate anche le due voci, musicalmente strepitosa la sezione ritmica nelle parti veloci, mentre nella breve parte melodica si mette in evidenza la chitarra solista.
In "Non esco" il suono si evolve maggiormente verso un punk rock'n'roll, messe da parte le liriche demenziali, ma pur sempre allegre, i Durango 95 prediligono, in questo episodio una durezza del suono leggermente piu' evidente.
La cover "Mi arrendo" sinceramente appare troppo melodica, per essere apprezzata da chi ama un suono piu' punk che pop, anche se non scompaiono le parti piu' veloci nella durata complessiva del brano.
"Via Emilia" ritorna ai livelli del pezzo di apertura, testo esuberante e spassoso, arricchito da cori riusciti; non e' da meno "Tutto per te", musicalmente richiama alla mente diversi pezzi punk rock, insomma una classica canzone da tre accordi e niente piu', il tutto nuovamente condito da liriche, forse non originali, ma compiute.
In "Alghe surf" si inserisce anche il suono di un piano, per una traccia che come suggerisce il titolo muta ancora una volta i suoni, facendosi contaminare da un surf davvero ben espletato.
Incalzante la ballata "Joey", altro motivo ben suonato, insieme alla successiva "Un uomo rispettato".
Melodicita' portata all'estremo in "Silvia" dove ricompare il piano (nda. o pianola non ho ben capito), per fortuna i ritmi ed il divertimento si rialzano nella ramonesiana "Pinhead" e soprattutto nel pezzo che da il nome all'intero disco, "Duemiladodici", dove ancora una volta, si mettono in evidenza le liriche, una buona sezione ritmica, e degli assolini della chitarra mai fini a se stessi.
Dopo le due veloci e piu' rabbiose "Cosa dice la gente" e "Un fiero bastardo", si prosegue prima con i temi melodici di "Francy" (nda. ecco che ritorna la pianola), credo dedicata alla figlia di uno dei componenti della band; ma soprattutto con la penultima fatica, la strumentale "Ratti su di me" connotata da un suono piu' martellante e duro.
Il tutto si chiude con un'altra ballata punk rock, divertente e allegra, "Pungiball", una chiusura di questo Duemiladodici cosi' opportuna non era auspicabile.
Che dire questi Durango 95, non anno nulla da invidiare ai maestri del genere, ed appaiono parecchio pronti a spiccare un salto di qualita', in quanto a fama e notorieta'.
Questi 16 brani convincono, oltre che per una maturita' del quartetto davvero invidiabile, anche per l'eterogeneita' del suono, che si esplica durante l'ascolto mai noioso o scontato.
Consigliatissimo agli amanti di un pop punk (ma anche punk rock), ma merita un ascolto anche da chi predilige sonorita' piu' incazzate e dure.
Joel
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