Anche se in linea di principio, il termine preistoria e' inteso tra gli esponenti piu' progrediti della ricerca storica, archeologica e antropologica, come privo di connotazione negativa se non spregiativa, la grande massa dell'opinione pubblica e persino di coloro che possiedono rudimenti di una cultura storica che potrebbe porli in grado di capire discorsi di ristrutturazione radicale del sapere umano da pesanti inquinamenti ideologici, rimane totalmente all'oscuro dei formidabili progressi conseguiti dalla ricerca sulla preistoria dell'ultimo mezzo secolo e le lotte intestine all'interno dei settori accademici per l'egemonia dell'interpretazione di questa vasta fase della storia umana.

Siamo cioe' in presenza di un vero e proprio rovesciamento, sia a livello dei valori sia in quello interpretativo, dell'immagine di una preistoria vista come stadio all'interno di uno processo di progressione dal semplice al complesso in tutti i campi da quello dell'intero scibile umano a quello delle istituzioni sociali alla tecnologia, alla scienza ed alla religione. Ne emerge una scienza della preistoria totalmente innovativa in grado addirittura di criticare l'intera storia umana, quella cioe' caratterizzata dal sorgere dello Stato, delle classi sociali, delle guerre, della violenza generalizzata in tutti i rapporti quotidiani, da tutta cioe' la negativita' che da numerosi millenni, almeno sei, cioe' dal 4.000/4.500 a.C. sino ad oggi, caratterizza tutta la storia umana piu' nota, quella soprattutto che si avvale in modo privilegiato della documentiazione scritta.
La prospettiva evoluzionistica, caratterizzata dai parametri del progresso in ogni campo viene cosi' abbattuta e rivela il suo grugno puramente ideologico a cui tutte le forme ideologiche hanno concorso a dare ovviamente il loro sostegno, dalla religione alle dottrine giuridiche, economiche e filosofiche: il passato e' condannato immancabilmente a fungere da pista di decollo di quanto e' avvenuto successivamente ed il domani e' sempre migliore dello ieri. Vera e pura mitologia a cui grandi figure di ricercatori storici e filosofi hanno rivolto le loro critiche devastanti calibrandole su dove andava fatto e cioe' nel prendere a parametro di giudizio e verifica le conseguenze sociali di una determinata strutturazione sociale non facendosi irrettire da discorsi volti a celebrare acriticamente una progressione quantitativa in un dato settore considerato.
Cio' che piu' infastidisce e sconvolge gli ideologi del presente storico e' il fatto che queste culture furono in grado di prosperare ed evolversi realmente, per millenni, non conoscendo guerre, strutturazioni sociali, classiste gerarchie burocratiche, apparati di repressione polizieschi e aggressioni militari e quindi espansionismi imperialistici a danno di altre culture. Tutto cio' che da millenni la parte migliore dell'umanita' , consapevole del reale stato in cui si trova si augurano che si instauri nei rapporti umani e che e' solitamente definita nella migliore delle ipotesi come utopia.
La preistoria e' la sede quindi di questa utopia con Creta, storicamente esistita, una serie di culture pacifiche, egualitarie nei rapporti tra i sessi e le piu' diverse comunita' umane, priva di violenza tra individui e comunita' altre, basate sul soddisfacimento di tutti i bisogni da quelli materiali a quelli sociali e culturali, una diffusione quindi del benessere orizzontale sotto la benedizione della grande dea madre, l'idea guida di decenni di millenni di evoluzione sociale e culturale e simbolizzazione della natura, una divinita' dal volto umano, benigno, materno in cui tutte le pulsioni positive umane erano proiettate come verifica soprattutto della loro esistenza nei rapporti interumani.
Abbiamo quindi molto da apprendere dalla presitoria e nulla dalla storia se non unicamente l'esigenza di fuoriuscirne.

Isola bastione della non-violenza sino al 1500 a. C., quando segui' l'emergere delle "civilta'" e del culto della violenza

Quando si dice Creta, si pensa subito al Minotauro, a re Minosse, al Grande Labirinto. Ma Creta ha molto piu' da offrirci di questi stereotipi ingannevoli. Creta sino a 1500 anni prima dell'era comune (a.C.), data in cui e' stata invasa dai kurgan, orde barbariche, e' stata un modello di societa' organizzata sulla non-violenza, una democrazia egualitaria che aveva sviluppato una tecnologia avanzata per fini pacifici.

Creta societa' opulenta, modello della societa' egualitaria di cooperazione.

La societa' cretese, opulenta, ha sviluppato una civilta' molto evoluta. Questo si e' tradotto in pratica nell'organizzazione di citta' e villaggi ben pianificati composti di imponenti edifici, palazzi, di aree agricole, forniti di reti di distribuzione di acqua ed irrigazione, fognature, fontane e collegate da vie di comunicazione di cui molte pavimentate. In campo culturale, troviamo una letteratura abbondante (in 4 differenti scritture) e produzioni artistiche che gli storici descrivono come raffinate, celebranti la vita, molto ispirate.

Ma questo non basta a farne una civilta' non-violenta. Uno dei tratti essenziali della societa' cretese e' di avere, in un'epoca cosi' remota, saputo sviluppare un modello di societa' egualitaria. I cretesi erano persone benestanti, ma la cosa piu' notevole era la ripartizione piuttosto equa delle ricchezze, poiche' le ricerche archeologiche hanno evidenziato poca differenza nei tenori di vita. Anche quando i poteri politici sono stati centralizzati, cio' e' stato fatto senza gerarchizzazioni ne' autocrazia e il governo insediato lo fu sotto una forma democratica ben prima che i greci non si appropriassero della parola democrazia. Gli uomini e le donne vi partecipavano paritariamente, soprattutto per quel che concerneva le cerimonie religiose.

Creta una societa' che ha sviluppato una notevole tecnologia utilizzata a fini pacifici

Creta ha creato una tecnologia di qualita' utilizzando il bronzo, ma non l'ha utilizzata per produrre armi. I cretesi si sono serviti di questa tecnologia per migliorare le loro condizioni di vita, abbellire il loro ambiente, costruire magnifici edifici circondati da giardini molto elaborati. Le poche armi fabbricate, poco sofisticate, lo furono per servire sulle navi mercantili e per difesa contro gli attacchi dei pirati in alto mare. La costa cretese non era fortificata rendendola cosi' vulnerabile agli attacchi dei barbari.

I progressi tecnologici, con lo sviluppo della specializzazione, non hanno avuto effetto sul funzionamento collaborativo ed egualitario della societa'. I beni e le ricchezze accumulate lo erano a beneficio ed al servizio di tutti ed i poteri che tali progressi conferiscono si sono tradotti con una maggiore consapevolezza delle responsabilita' di fronte alla collettivita'. Questi poteri erano integrati al culto della vita ed in nessun caso potevano servire a togliere la vita con un qualunque atto di violenza.

Questo modo di vita pacifico ed egualitario che l'isola di Creta aveva saputo preservare sino al 1500 prima dell'era comune, si trovava in completa opposizione con quanto si era sviluppato dappertutto altrove dal 4300 a. C. con l'invasione delle orde barbare, i Kurgan (1), che saccheggiavano, violentavano, uccidevano. Benche' queste orde nomadi fossero di culture diverse, quel che avevano in comune era il modo di funzionamento societario basato sul dominio, una struttura sociale in cui la gerarchia e l'autoritarismo erano la norma. Creta, ultimo bastione di una societa' non violenta, egualitaria e cooperativistica, a lungo protetta dalla sua insularita', fini' con il soccombere.

L'emergere delle "civilta'" e del culto della violenza

Bruscamente, con il passaggio di numerosi di questi popoli pacifici sotto il dominio di queste orde barbariche, la tecnologia sara' utilizzata per sviluppare il potere di distruzione; togliere la vita diventa la norma. I Kurgan uccidono gli uomini, si impadroniscono delle donne che diventano loro concubine e schiave e dei bambini ridotti anch'essi in schiavitu'. D'ora in poi le loro sepolture mortuarie si riempiono di armi e di corpi sacrificati di donne e bambini. Da un punto di vista morale e culturale le societa' si impoveriscono, ne testimoniano i resti di vasellame e sculture, identiche e qualitativamente inferiori. Le donne sono sessualmente ed economicamente asservite, violentarle e violentare le giovani, sacrificare i loro figli, distruggere citta' intere, mostrare la propria potenza e la propria ricchezza asservendole diventa pratica corrente, con in piu' l'aura della religione. E' su questo terreno che si sono sviluppate le "civilta'" antiche e le religioni "civilizzatrici" ebraico-cristiana. Le donne sono bandite dalle cerimonie religiose, che diventano appannaggio esclusivo degli uomini, in quanto le leggi religiose che governano oramai le societa' sono state concepite esclusivamente dagli uomini. Le persone non sono piu' trattate egualmente ne' in vita ne' in morte, le piu' deboli sono sfruttate, la brutalita', le punizioni sono correntemente praticate. L'ideologia dominatrice e manipolatrice celebrante il potere dello sfruttamento, la guerra, la distruzione era nato.

Cultura di violenza, istinto di morte, istinto di vita, cultura della non violenza

Dalla prevalenza di societa' basate sulla cooperazione, sulla celebrazione della vita, dove le persone lavoravano insieme per soddisfare i propri bisogni, si e' passati a societa' dominatrici in cui le persone soddisfano i loro bisogni prendendoli dagli altri, al bisogno sotto la minaccia, attraverso atti di violenza, seminando ovunque morte. Quel che e' stato scritto sulla storia dell'umanita', le riflessioni filosofiche, si sono principalmente sviluppate su questo a priori del dominio attraverso la violenza come elemento "naturale" della natura umana, questo "istinto" di morte.

Quindi, costantemente, lungo il corso dei secoli sino ai nostri giorni, delle donne e degli uomini hanno voluto reinventare il mondo, assumendo su di se' e sotto forme differenti, questo bisogno di creare pacificamente i legami sociali, in relazione con un sentimento molto forte di appartenenza ad una collettivita' umana, percependo l'umano come una identita' comune da preservare attraverso la non violenza. Allora, e' questo una lontana eco di un modo di vivere scomparso o la nostalgia di un passato tribale o ancora una di quelle utopie avanguardiste ogni volta recuperata da una dinamica attivata dall'interesse? E perche' non semplicemente una manifestazione persistente di un "istinto" di vita che le capacita' di autodistruzione dell'essere umana, su scala individuale o collettiva, non hanno sino ad oggi potuto rimuovere?

La vita, la sofferenza, la gioia, l'estetica, la qualita' della vita, le relazioni con l'ambiente naturale, sono delle ricchezze umane non misurabili, non calcolabili, non brevettabili, patrimonio comune dell'umanita' che i nostri antenati hanno cercato a modo loro di preservare sperando ogni volta di superare il presente. A noi continuare.

.NOTE.
(1) Con il termine Kurgan, vengono indicate l'insieme delle culture preistoriche eurasiatiche che seppellivano i morti socialmente ritenuti importanti in tumuli funerari spesso di grandi dimensioni, chiamati kurgan, da cui il nome traslato poi al popolo che li costruiva. I piu' antichi kurgan comparvero nel Caucaso e nella steppa ucraina per poi propagarsi nell'Europa orientale e centro-settentrionale. La celeberrima archeologa ucraina Marija Gimbutas, di cui Riane Eisler puo' essere considerata allieva, ha associato la cultura Kurgan ai proto-indoeuropei, il cui punto di propagazione e' stato identificato con le culture kurgan a nord del mar Nero. (N. d. T.)

.BIBLIOGRAFIA.
Eisler, Riane, "The Chalice and the Blade: Our history, our future", 1987, San Francisco, Harper Collins (traduzione italiana: "Il calice e la spada", Pratiche editrice, Parma, 1996, ora ristampato da Frassinelli).
Eisler, Riane, "Il piacere e' sacro" (traduzione italiana di Sacred Pleasure, Frassinelli, 1996).

Testi pertinenti all'argomento:
Marija Gimbutas, "Il linguaggio della dea" ("The Language of the Goddess", 1989), Venexia, Roma, 2008.
Marija Gimbutas, "Le dee viventi" ("The Living Goddess", 1999), Medusa, Milano, 2005.
Gimbutas, Eisler, Campbell, "I nomi della dea" ("In all Her Names", 1991), Ubaldini, Roma, 1992.
Pepe Rodríguez, "Dio e' nato donna" ("Dios nacio' mujer", 1999), Editori Riuniti, Roma, 2000.

.LINKOGRAFIA.
Un valido contributo puo' essere letto nella seguente voce di Anarchopedia: Societa' gilaniche
Per un inquadramento globale della storia della Creta gilanica, si puo' consultare questo interessante link in cui illustrazioni e fotografie aiutano nella compressione della tematica: Storia di Creta
Per notizie essenziali sulla ricercatrice Riane Eisler i cui studi sono riassunti nella traduzione di questo articolo: Vita e opere di Riane Eisler
Per notizie essenziali sulla ricercatrice Marija Gimbutas di cui Riane Eisler e' la piu' importante divulgatrice e prosecutrice la sintetica voce in Wikipedia: Marija Gimbutas
Un importante saggio del 1995 di Riane Eisler e' consultabile a questo link: Gilania, androcrazia
Un interessante saggio sulle ricadute concettuali del rapporto societa' egualitaria ed ambiente al seguente link: Un antico futuro. Il bioregionalismo e le sue radici nella civilta' neolitica dell'Antica Europa (7000-3500 a. C.)
Un documentario, Signs out of Time, in sette parti su You Tube sulle teorie e ricerche di Marija Gimbutas: Signs Out of Time

.LINKS.
Fonte: Civilta' E Culture Libertarie - C'Era Una Volta L'Isola Di Creta (La Tradizione Libertaria)
Home Page La Tradizione Libertaria: https://latradizionelibertaria.over-blog.it/