In linguaggio economico, il dramma ormai si chiama "trade-off" ("volete burro o cannoni?") e mostra sempre o quasi una compensazione positiva nell'alternativa: comunque niente di irrimediabile. Pertanto, a volte sembra che il dramma sia un'uggia o un "gioco" come in sociologia (la corsa del pollo, il dilemma del prigioniero): una iperbole che si cala nella realta' solo a piccole dosi.
Reputo mostruosa, nel senso di "evento incredibile", la situazione che mi e' occorsa oggi, un dramma nel senso classico, come quello dell'Antigone o giu' di li', e che occorre che spieghi dettagliatamente. Stavo salendo su un vagone della metropolitana con la mia cara S**** (e scusate la notazione da romanzo d'appendice), buona parte dei posti a sedere era vuota come si vedeva a colpo d'occhio dal bianco dei seggiolini.
Mentre entravo dalla porta centrale del vagone, da mancino, ho concentrato la ricerca dei due posti sulla mia sinistra, e ho individuato 4 posti papabili: due immediatamente di fianco a me e 2 accanto all'ultima porta a sinistra del vagone. Seduti nella stessa fila dei posti immediatamente vicini c'era una signora attempata e un anziano, e essendo vicini, mi sono interessato subito a quei posti vuoti. La signora volge lo sguardo a me e si accorge che mi sto per sedere accanto a lei ma ecco che mi rendo conto di una piccola, orribile macchia marrone proprio al centro del seggiolino vuoto; quel marrone chiaro che e' proprio di due sole cose, immediatamente riconoscibili: un pezzo di cioccolato "mars" sbriciolato e sciolto da qualche incauto merendero, oppure una cosiddetta "pera vestita", una flatulenza con coda molle che potrebbe essere uscita da un rilassato sedere di qualche signora molto anziana e dunque colato come il percolato da un tessuto particolarmente sottile, come se ne usano spesso in questa stagione.
Disgustato, sento l'immediata percezione che non sedermi in quel posto avrebbe posto qualche pensiero spiacevole nella mente della signora seduta proprio accanto a quel seggiolino orribilmente deturpato, ma d'altro canto la mia natura pessimista mi porta subito a pensare all'eventualita' "percolato"; pertanto con una buona dose di cinismo faccio per avvicinarmi agli altri due posti a sedere. Tempo uno due-passi in quella direzione,ed una comitiva di vecchietti entrati dalla porta a sinistra hanno gia' preso di mira quei due posti; la desolazione nel mio animo cresce, si fa strada una sensazione di spaesamento, di confusione: stare in piedi, certo, ma come evitare lo sguardo della signora? come spiegarlo a S****, che avrebbe tutto l'agio a ritenermi seriamente problematico? Mi giro per cercare S****: "capira'", mi dico "bastera' spiegarle.."; ma nel tempo di far incontrare la coda e la testa del mio pensiero, lei e' gia' seduta, nel posto accanto al seggiolino del mistero: il seggiolino e' li', tra la mia cara e la signora di una certa eta'..."Calma! Calma! posso stare in piedi....."
Sospeso tra il pensiero di un'alternativa sempre piu' ridicola e stupida, ecco l'ineluttabile, la spada di Damocle, il dramma. Tutto questo antefatto, questo giro di mosse sbagliate ma inevitabili, e' avvenuto nel giro di pochissimi secondi, una frazione millesimale della mia esistenza, eppure brutale e in quel momento talmente opprimente da affrettare ogni mio pensiero, cosi' che mi sembra, a raccontarlo, un tempo infinitamente maggiore dei cinque o sei secondi in cui s'e' svolto il tutto: i pensieri si sono dipanati in modo cosi' rapido da farmi salire fino ad una cima, altissima, fermandosi nel momento stesso in cui e' iniziata la caduta; o se preferite, e visto che si e' in tema: il declivio scenico.
Mentre cerco ancora un'alternativa di fronte al cerchio che si stringe, ecco che la signora alla destra del seggiolino vuoto diventa sempre piu' consapevole delle vibrazioni della mia anima, e seccata dai miei tentennamenti, forse involontariamente, o forse per la malizia della sua eta', cala la scure: "Guardi che puo' sedersi anche qui", dice. Nella sua voce, ripensandoci, avverto inconsapevolmente la paura che io non voglia sedermi li' perche' la giudico spiacevole. Il cuore salta un battito che sembra durare un'eternita': che fare?
Da che S**** s'e' seduta, mi si e' preclusa ogni altra via di fuga minimamente accettabile. E non posso spiegare a quella signora quello che penso del seggiolino accanto a lei, che e' un seggiolino merdoso, sporco e disgraziato, forse maledetto: apparirebbe una scusa ignobile, per niente credibile, forse quella macchia la vedo solo io, anzi non puo' essere altrimenti, ne' S****, ne' la signora sembrano essersene accorte, ma si eccola li' invece,che' quel colore non puo' apparire in un sogno. Niente di piu' terreno. E di fianco, una signora di quasi sessant'anni, sola in metropolitana..eppure con una certa sveltezza nel rivolgersi a un completo sconosciuto, forse in grado di fare una scenata..no, non e' cosi', non e' la paura che mi blocca, ma la pena che presumo le porterebbe un mio rifiuto a un invito in fin dei conti gentile: la percezione di essere lei stessa il problema per me, sconosciuto, che a pelle la scanso. Nessuno sconosciuto dovrebbe mai permettersi di scivolare addosso ai problemi di una persona che si avvia verso l'anzianita'; nessun ragazzo dovrebbe turbare quel fragile e bellissimo equilibrio, che e' nato a forza di cadute, e si regge cosi' debolmente, tastando l'aria intorno per sentire quello spazio che e' necessario a farlo muovere ancora evitando l'ultimo inciampo, fatale....ma sedersi su un seggiolino (probabilmente) merdoso???
Mi ci sono seduto.
Tornate a casa con i pantaloni non si sa se sporchi di merda o di cioccolata, poi dite quel che volete sui modi borghesi.
Nocciolino