E' un po' come infilare dell'ecstasy nel cocktail di una che hai conosciuto in un club: se non vuoi farti sgamare devi giocare sulla diluizione.

Personalmente lo considero uno dei pochi spiragli di ferina liberta' residuati in una civilta' post-urbana oppressa da castranti etichette comportamentali e ipocrite convenzioni sociali; un po' come camminare scalzi, mangiare la frutta senza lavarla o picchiare le mogli, per intenderci. Pratiche che riesci a conciliare con risultati incredibilmente soddisfacenti se sei un rom.

E che nessuno se ne esca con la storia dell'inquinamento delle acque, per carita'. Quasi come se le mia urina contenesse una qualche sostanza tossica rispetto alle abituali escrezioni corporali espletate dalle forme di vita che trovano nei fondali marini il loro habitat d'elezione quali pesci, crostacei e immigrati libanesi. Cos'ha un'aragosta che io non ho? A parte l'esoscheletro carenato, un'integrita' sessuale e la buona abitudine di frequentare ristoranti di lusso, intendo.

La verita' e' che nutro una spiccata avversione per il mare, probabilmente per via del mio irrefrenabile terrore per le meduse causato da un brutto trauma infantile che tutt'oggi mi funesta. Da piccolo infatti il frisbie mi cadde in acqua e venne trasportato a largo dalla corrente; nel vedere il frutto di settimane di risparmi rimpicciolirsi impietosamente all'orizzonte provai un tale moto di rabbia che senza pensarci due volte mi tuffai per recuperarlo, ma per quanto a lungo avessi nuotato non riuscii a raggiungerlo. Solo allora mi accorsi di essermi allontanato di molto dalla costa, giunto in acque cosi' profonde da non riuscire ad intravederne il fondale; gelide correnti opprimevano il mio gracile torace smorzandomi il respiro, mentre nel blu intenso dell'acqua salmastra vedevo delinearsi i sinuosi contorni di misteriose creature fluttuanti che si avvicinavano minacciosamente. Cosi' tornai a riva e per punizione mio padre mi picchio' con una medusa.

Un'esperienza che mi ha segnato cosi' profondamente che tutt'oggi non riesco a fare a meno di urlare in preda a convulsioni e spasmi disarticolati ogniqualvolta vedo un grosso celenterato marino con il manto ornato da pittoresche striature color ciclamino; cosa che accade grossomodo ogni giovedi' sera. Se non altro finche' non la piantero' di farmi di fenciclidina.

Intendiamoci, non sono favorevole all'utilizzo di droghe sintetiche. D'altra parte non ero nemmeno favorevole al digitale terrestre eppure guarda un po'.

Va da se' che non so nuotare, carenza che dopotutto non attenta al normale decorso della mia esistenza se si eccettua l'ipotesi in cui qualcuno mi introduca con la forza delle armi in uno scivolo dell'Acquafan di Riccione o l'eventualita' che io decida di prendere un volo AirFrance.

Brutta storia, quella del disastro aereo di AirFrance. Obbligano i passeggeri a non portare a bordo piu' di 100ml di liquidi e poi gli imbarcano l'Oceano Atlantico. Non mi sembra corretto.

Non l'ho ancora capita a fondo, questa storia della sicurezza aerea in materia di liquidi. Come se una bottiglietta di Ferrarelle fosse potenzialmente piu' pericolosa di tutta quella vasta gamma di oggetti tutt'oggi ammessi a bordo. Prendete - non so - le cinture. Dico, sapete quanto tempo impiega un soggetto adulto con una cintura stretta attorno al collo a morire per soffocamento? Poco meno di due minuti, se non conosce la safe-word.

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D'altra parte le compagnie aeree non possono certo obbligare i passeggeri ad imbarcarsi con le braghe calate. Checche' ne dica "Teenage Multiracial Bukkake on Fly".

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Un ragionamento estensibile ai telefoni cellulari, ammessi sul velivolo a condizione che siano prontamente spenti dal momento che, secondo quanto recitano le assistenti di volo, "potrebbero interferire con le strumentazioni di bordo". Che - sebbene io non sia un esperto di elettronica applicata alle radiocomunicazioni aeree - suona pressappoco come un "SPEGNI QUEL CAZZO DI TELEFONINO O SIAMO TUTTI SPACCIATI, PASSEGGERO AVVENTIZIO EVIDENTEMENTE PRIVO DEI PIU' ELEMENTARI RUDIMENTI DI ELETTRONICA APPLICATA ALLE RADIOCOMUNICAZIONI AEREE. IL FATTO CHE IO E LE ALTRE QUATTRO CONTURBANTI HOSTESS DELL'AIRBUS 476 BRAMIAMO DAL DESIDERIO DI SUCCHIARTELO NON TI AUTORIZZA CERTO A METTERE A REPENTAGLIO LA NOSTRA INCOLUMITA', SEDUCENTE STALLONE DAL GLORIOSO PACCO. SI', STIAMO PARLANDO PROPRIO A TE, QUALCOSADELGENERE". In buona sostanza ti impediscono di introdurre liquidi su un aereo ma ti permettono di imbarcare oggetti potenzialmente in grado di fotterne la strumentazione. Cosi', mentre me ne sto sul mio volo per Rio de Janeiro con la gola secca e il barattolo di urina pulita sequestrato al metaldetector di Fiumicino, Mohammed qui seduto accanto a me manda giulivo messaggini ai suoi amici mujaheddin.

Divieti perentori accompagnati da benevole concessioni che figurano a quel punto come irrispettose prese per il culo: "E' vietato l'utilizzo di qualunque apparecchiatura elettronica ad eccezione degli stimolatori del battito cardiaco e - solo durante la crociera - dei riproduttori di suoni non digitali".

Stimolatori del battito cardiaco.

I pacemakers.

Ti stanno dicendo che puoi tenere acceso il pacemakers.

Ti stanno comunicando che su questo volo e' consentito sopravvivere.

No, per carita', hanno fatto bene ad avvisarti; perche' magari nel dubbio ti cimentavi in un intervento a cuore aperto su tuo padre con il coltellino di plastica in dotazione col pranzo. Dico, sapete quanto tempo impiega un soggetto adulto a morire per emorragia causata da una ferita lacerocontusa inferta con un coltellino di plastica in dotazione col pranzo?

Beh, mi auguro di no. Che razza di gente frequentate?

Il consentito utilizzo di riproduttori di suoni non digitali vi permette di contro di allietare la vostra permanenza sul velivolo grazie all'ausilio di apparecchi di agevole reperibilita' quali un grammofono, delle nacchere o una scimmia urlatrice del Guatemala. Strumentazioni di tutto rispetto, se considerate che i Radiohead ci hanno fatto un album.

(Kid A).

Perche' mi auguro non credano davvero che andrei ancora in giro con uno di quei mangianastri a batterie. Non voglio certo essere scambiato per un negro del cazzo. Se non altro non prima che mi abbiate visto nudo.

Non che si possa esigere chissa' quanta professionalita' dalle compagnie aeree, considerati i prezzi dei voli low-cost. RyanAir per esempio ti spedisce a Londra con un euro. Un euro! Dico, mi stai vendendo un biglietto aereo o stai organizzando una colletta per una bottiglia di rhum?

(Fate una pausa sigaretta, se volete. Vi aspetto).

Siamo seri: con una cifra del genere non ci compri nemmeno il sacchetto per il vomito. Quantomeno non pieno.

Il lato positivo dei voli low-cost e' che mi permettono di investire qualche soldo in piu' in pernottamenti in residenze di lusso, vezzo al quale non riesco a rinunciare considerata la mia spiccata avversione per i campeggi, probabilmente per via del mio irrefrenabile terrore per gli scarafaggi.

Causato da un brutto trauma infantile che tutt'oggi mi funesta, esatto.

Cos'e', ve l'ho gia' raccontata?

Un giorno mio padre ricevette un lauto aumento di stipendio, cosi' mi chiese di scendere in cantina a prendere la sua preziosa bottiglia di Brunello di Montalcino che aveva serbato durante una vita fino a quel momento digiuna di gratificazioni. L'assenza di un impianto elettrico privava quell'angusto seminterrato di un'illuminazione decente, solo in piccola parte fornita dai flebili bagliori provenienti da una feritoia fin troppo stretta per esser definita finestra. Allungai incerto la mano tra i bui scaffali della dispensa dei vini, affidando al senso del tatto il compito di trovare l'orientamento. Gelide correnti opprimevano il mio gracile torace smorzandomi il respiro, mentre nell'oscurita' vedevo delinearsi i sinuosi contorni di misteriose creature fluttuanti che non facevano un cazzo di niente.

Ma minacciosamente.

Fu solo quando ritrassi di scatto la mano che realizzai atterrito di aver afferrato una medusa. Esatto, una gigantesca medusa del cazzo. Corsi il lacrime su per le scale a raccontare a mio padre quanto accaduto, e devo ammettere che rimasi alquanto sorpreso dalla sua comprensione. Mi fece sedere sulle sue gambe, dandomi un buffetto sulla guancia per smorzare la tensione, e comincio' a recitare un'allegra filastrocca per divertirmi, mentre la sua mano si addentrava voluttuosa nel mio interno coscia. Poi si trasformo' in uno scarafaggio.

Esatto, un gigantesco scarafaggio pedofilo del cazzo.

Dico davvero, siamo ancora in causa coi nipoti di Kafka per questa stronzata.

Sbiaditi fotogrammi di un'infanzia ormai sfumata, cosi' come il mio consueto tentativo di importare illegalmente cocaina dal Brasile. Inconvenienti a cui vai incontro quando cerchi di superare la dogana infilando due capsule da venti grammi su per il culo di un tizio che hai conosciuto la sera prima al chioschetto dei mojito. E quando il tizio in questione e' Cesare Battisti.

Un'estate peraltro conclusasi nel peggiore dei modi, considerato che stamattina ho fatto a botte con un macho da spiaggia, uno di quegli energumeni palestrati che sfoggiano una muscolatura scultorea degna di un atlante anatomico.

Un atlante anatomico per finocchi.

Stavo ascoltando suadenti bossanova che talentuose scimmie del Guatemala eseguivano con suoni rigorosamente non digitali quando questo idiota mi si scaglia contro con tutta la rabbia che serbava in corpo, neanche se mi avesse sorpreso a fare petting avanzato con sua nonna sotto l'ombrellone. O quantomeno a farlo contro la sua volonta'.

Non guardatemi cosi': aveva i polpastrelli rattrappiti.

Dalla magnificenza dei bicipiti, a stento contenuti dalle maniche di una magliettina "De Puta Madre", si intuiva chiaramente che aveva sfogliato un'edizione della "Ricerca del tempo perduto" di Proust dalle pagine particolarmente pesanti.

Ci siamo picchiati a sangue, ma alla fine ho avuto la meglio.

Lui aveva un fisico possente.

Io l'Aids.

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