Lo so che se questi libri li apre un ragazzo di oggi, uno che gioca con la pleistecion e naviga in rete, non comprende una mazza di tanto rimpianto. Nascosto tra quelle parole non c'e' il suo passato, non c'e' la sua vita, e allora mi dico che forse si sente vicino a Melissa che scrive alla chiesa e ai suoi cardinali, magari coinvolge Pannella che dopo parla di lei.
Davvero che forse s'invecchia e ci s'incazza di cose del tutto normali, che' pure a quei tempi la' spacciavano roba ignobile tipo Porci con le ali che ce lo siamo letto tutti, inutile negare.
Magari capita che mi ricordo di quando Buzzati andava in televisione e l'altra notte l'ho pure rivisto parlare di cronaca nera e dei suoi fumetti, mi pare su un canale satellitare di quelli che ci salto in qua e in la' quando non ce la faccio a dormire per via della gastrite.
Ecco, mi pare che Buzzati parlasse solo di cose che conosceva bene, di argomenti che affrontava come giornalista del Corriere e di letteratura, mica spaziava su tutto lo scibile umano. I tuttologi li hanno inventati oggi, sono un prodotto contemporaneo, che' se uno scrive gialli pare debba essere informato su tutto e non passa giorno che non vedi l'autore di gialli parlare di presunti colpevoli e scena del crimine. Ma tanto tanto questo ci puo' anche stare, che' capita pure di peggio. Ricordo d'aver letto deliranti commenti di Tullio Avoledo sul divorzio tra la Hunziker e Ramazzotti. Ho pensato che Pavese non l'avrebbe mai fatto e neppure Mario Soldati, via, mi sa che nemmeno Carlo Sgorlon, che esiste ancora, scrive sempre pure se nessuno ne parla.
Rigoni Stern, tanto per dire uno che dovrebbe essere letteratura, quando apre bocca parla della montagna e del Trentino, delle guerre partigiane, insomma di quello che conosce e magari dice cose che lasciano il segno. Gli scrittori italiani del Duemila no. Loro sono allenati al pettegolezzo, al gossip, ai grandi fratelli, alle fattorie e via di questo passo. E allora via con interviste su quello che pensano di Albano e Romina, della Lecciso che balla, di Zequila che e' gay, del delitto di Cogne, insomma, di tutto quanto fa spettacolo.
C'e' gente che ne ha fatto una professione di queste ospitate televisive un tanto all'ora, magari scrivono ancora romanzi, ma quelli si possono pure dimenticare, non sono fondamentali. Ecco perche' stanotte ho avuto un incubo e mi sono sognato Alberto Bevilacqua che discettava in tivu' su problemi di varia umanita'. Si', perche' Bevilacqua e' l'anima del tuttologo, lo trovi su tutti i canali possibili intento a sparare cazzate a raffica su ogni tipo di argomento.
A me mi pareva che Bevilacqua fosse un romanziere, uno di quelli che ho sempre evitato come la peste, pure se qualche volta da ragazzino m'e' capitato di leggere qualche pagina delle sue pompose elucubrazioni. Che ci volete fare, ci sono i cattivi consiglieri, gente che ti dice leggi Bevilacqua che e' tanto bravo, scrive cosi' bene, racconta Parma come una citta' borghese piena di difetti, sono romanzi d'amore con una trama gialla e via di questo passo. Giallo Parma c'ha girato anche un film da quel popo' di feuilleton indigeribile, che' voi forse non lo sapete ma Bevilacqua a tempo perso fa anche il regista, ma mica di cinema e basta, pure di teatro.
E allora lo vedi oggi, lo vedi domani, capita che una notte te lo sogni, accidenti a lui, magari sei in crisi di astinenza da Bevilacqua, che' romanzi suoi ne hai letti pochi ma stronzate che racconta in televisione ne hai ascoltare parecchie. Lo intervistano persino sul cinema di genere degli anni Settanta, che io proprio vorrei capire cosa c'entra lui con il cinema di genere, magari sarebbe meglio ne parlasse Luigi Cozzi.
Certo che solo noi che si scrive ci possiamo sognare Bevilacqua e svegliarci in preda a un incubo della serie mamma mia mica avro' letto Giallo Parma, mica avro' visto un film di Bevilacqua. No, questa proprio non me la posso perdonare. Poi m'accorgo che non c'e' niente di strano, proprio no.
La sera prima avevo visto W la foca! con Lory Del Santo e Michela Miti e poi m'ero messo a scrivere un pezzo su Biancaneve & Co. di Mario Bianchi, che pure la' c'e' la Miti. Mi potevo sognare lei, almeno, che' una volta m'e' capitato tra le mani pure un suo libraccio di poesie che il vecchio Bevilacqua aveva fatto pubblicare negli Oscar Mondadori. Bevilacqua e' uno che tocca una cosa e di colpo diventa oro, tu pensa che si portava a letto la Miti e lei si trasformava in attrice di teatro e poetessa da catalogo Mondadori. E io allora mi potevo sognare Michela Miti.
Non sara' stata letteratura ma era un gran bel pezzo di gnocca.
Gordiano Lupi

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