Lavorava duro, mio padre, si spaccava la schiena in fabbrica, a fare i turni, ma ne andava orgoglioso, e diceva: - SEMPRE MEGLIO UNA VITA DI MERDA, CHE UNA VITA DA MERDE!
Abitavamo al Villaggio, cosi' lo chiamavano, alla periferia di Bologna: case popolari, miserie e tragedie diffuse.

Al Villaggio si cresceva nella strada, e lo capivi subito come funzionavano le cose.
Bullismo, droga, rapine... e sberle, quando ti andava bene.
La biblioteca comunale fu incendiata per scommessa, la farmacia trasloco' alla decima vetrina sfondata.
Si', sembra facile a dirsi, ma la devi avere vissuta davvero, la strada, per trovare le parole.
Non importa quello che scrivi, puoi inventare quello che vuoi, puoi parlare pure di cazzate, ma devi essere vero.
Devi rimanere in mutande.
E' questa l'unica cosa che conta.
Le storie sono importanti per come si raccontano.
E il punto non e' ricordare il preciso momento, ma l'intensita' dell'evento.
Una volta fatta l'esperienza della cosa, puoi anche condividerla con parole diverse.
Ma e' l'intensita', e' il bruciore emotivo, e' il dolore, che devi avere vissuto per poterlo trasmettere.
Questa e' la storia della mia strada.
Benvenuti all'Inferno.
Fabio Moglia