E' stato il primo pensiero di Michele Rech, il nome con cui e' conosciuto nel quartiere romano di Rebibbia, quando a Wired gli abbiamo proposto di raccontarci La rivoluzione secondo Zerocalcare.

Stretto all'angolo dai pionieri dell'innovazione e in un ambiente straniero come Milano, chiunque sarebbe rimasto intimorito. Non ci ha riso in faccia, non e' scappato a gambe levate. E' rimasto ad ascoltarci, cercando di svicolare. E, nonostante lo shock iniziale, alla fine l'abbiamo convinto e la storia a fumetti la trovate nelle nostre pagine. Il motivo di questa titubanza e' semplice: il fumettista trentenne Zerocalcare non vuole dare lezioni a nessuno.
"Fare il maestrino mi fa orrore"
Ci diceva onestamente uno dei piu' recenti fenomeni degli ultimi tempi nel mondo dei comics italiani, da un anno ospite fisso su Wired. E meglio non parlargli di manifesto generazionale. Anche se e' impossibile non immedesimarsi in una striscia dove la madre lo chiama disperata perche' "e' sparito Google", li' fuori il mondo e' ben diverso.
"Racconto soltanto il lato piu' leggero e frivolo della mia vita. Se fossimo come sono io nei fumetti, saremmo tutti un po' bamboccioni e deficienti. La mia generazione ha ben altri problemi"
Allora come affrontare problemi reali in un mondo popolato da armadilli e Ken Shiro? L'unico modo e' stato partire da Zerocalcare stesso. E cosi' ha fatto. Nonostante la sua indole militante, infatti, di politica nelle sue strisce online e nelle sue graphic novel se ne vede davvero poca.
"Sono tre i paletti che mi sono dato: non alimentare stereotipi di genere, non mostrare razzismo o xenofobia e infine non parlare di temi elettorali"
Eppure Michele ha iniziato a fare veri e propri fumetti dopo gli eventi del G8 di Genova, uno degli spartiacque della politica contemporanea. Prima disegnava locandine per concerti punk e centri sociali.
"Il mio sogno era fare l'illustratore superpagato in uno studio professionale"
Invece, dopo aver cronometrato le file in aeroporto e realizzato documentari di caccia e pesca, si e' ritrovato a disegnare storie.

Forte della collaborazione con diverse riviste, Zerocalcare prima ha bussato alla porta delle case editrici, ricevendo cordiali "Ti faremo sapere", poi, grazie alla spinta del fumettista Makkox, nel 2011 si e' buttato nel grande mondo dell'autoproduzione e ha aperto il suo blog. La prima versione di La profezia dell'armadillo e' andata a ruba (e la schiena di Michele se lo ricorda bene, visto che le distribuiva lui alle fumetterie). Una storia intima, sulla perdita di un'amica di infanzia. Per non dimenticarla, Zero l'ha raccontata a fumetti, mettendo in prima linea se stesso e creando l'ormai inseparabile amico immaginario Armadillo.

Intanto i contatti del sito erano andati alle stelle. Solo allora si e' ritrovato le case editrici sulla porta di casa, pronte a offrire la pubblicazione dei suoi fumetti. Cosi' e' nata la sua collaborazione con Bao Publishing e sugli scaffali delle librerie sono arrivati la versione a colori della Profezia, l'autobiografico Un polpo alla gola (2012), la raccolta delle strisce sul blog Ogni maledetto lunedi' su due (2013) e il racconto di zombie Dodici (2013). Senza contare la sua ultima fatica, Dimentica il mio nome, in cui affonda l'immaginazione nella storia segreta della sua famiglia.

Nonostante l'iniziale riluttanza, tra una serie tv e un'altra, Zero e' riuscito a ideare le otto pagine che seguono (o precedono?), il suo mondo perfetto. Uno dei problemi che lo assillano? La casa.
"Se vivi a Roma, te lo porti dietro tutta la vita: il problema casa e' un macigno"
Cresciuto a plum cake e spazi occupati, ha semplicemente deciso di raccontare, come sempre, la sua ironica quotidianita'. Michele ci mostra il mondo precario che lo circonda, in diretta dal suo divano e infarcito da Cavalieri dello Zodiaco e personaggi di Street Fighter.

Con un successo da oltre 200mila copie vendute, infatti, Zerocalcare non si e' affatto montato la testa. Teme ancora le prese in giro degli amici, quando compare in qualche intervista video. E continua a restare inchiodato a un tavolo per ore, se ci sono da fare disegnetti e dediche alle fiere di fumetto. Prima o poi tutto finira', pensa Michele, che si tiene stretto il suo secondo lavoro:
"Io intanto continuo a fare ripetizioni di francese, magari tra cinque anni la gente si sara' stufata di me"
La nostra fiducia in lui e' piu' grande di quella che lui ha per se stesso e nel frattempo ce lo godiamo sulle nostre pagine. Se dovesse abbandonare il fumetto per la politica, in fondo, sappiamo gia' cosa fare. Il coupon che ci ha dato per menarlo, in caso di candidatura, per sicurezza lo conserviamo.
Andrea Gentile

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Fonte: Il Mondo Di Zerocalcare Fuori Dai Fumetti. Gli Amici, Il Punk E Le Case Occupate (di Wired Italia)
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