Nei suoi lavori c'e' qualcosa del primissimo Schulz e dei Peanuts. Ma anche di Calvin & Hobbes (in Nevermind e' particolarmente evidente e voluto). I suoi personaggi sono persone piccole, a volte semplicissime, altre meschine, e sono, proprio come Charlie Brown, una sintesi di tutto quello che siamo: della nostra banalita', della nostra imperfezione e della nostra goffaggine. Tuono non girava attorno ai concetti. Era diretto, affilatissimo, straordinariamente brillante e intelligente, capace di un'ironia alta, detonante, ben nascosta ma alla portata di tutti. Aveva una cultura sterminata di film e serie tv, di opere sconosciute e particolari.

Le sue biografie sono istantanee di sensazioni e di idee, sono lo stravolgimento di vite intere, e proprio per questo sono bellissime. Nei suoi fumetti, e nelle sue strisce, andava in scena quel disastro che e' l'umanita'. In Corpicino, ancora attuale, parlava del rapporto morboso che abbiamo con il dolore e la sofferenza. In Chatwin, pubblicato da Rizzoli Lizard, ha usato i gattini per raccontare gli esseri umani, e per metterne in risalto le contraddizioni, gli eccessi e le assurdita'. Il suo mondo era un mondo sospeso, un mondo quasi favolistico, possibile ma allo stesso tempo incredibile.

I suoi disegni sono sempre stati precisi, puliti e chiari. La ricercatezza era occasionale, e si traduceva in un gioco di doppi sensi. Una linea ne evocava altre cento, e una scritta poteva trasformare volti e figure, renderli piu' simili alla realta', inspessirli, farli diventare piu' credibili, piu' veri, piu' concreti. Alcune strisce erano cattivissime, urlate, spudorate, volutamente odiose. Erano fotografie, infografiche, erano efficacissime.

Tuono era leggero e pacato. E i colleghi che ora lo ricordano ne parlano come di una persona buonissima, sempre disponibile, innamorata del fumetto. Faceva parte dei Superamici, aveva trovato compagni d'avventura in ogni spazio, in ogni momento; ascoltava tantissimo i piu' giovani, e non vedeva l'ora di poter lavorare con loro. Non si lasciava mai andare ai pregiudizi. Ha sempre provato, esplorato, cercato di capire. Era curioso, e di questa curiosita', oggi, rimane una grandissima traccia nelle sue opere. Era andato in Giappone con Dario Moccia per Big in Japan (Rizzoli Lizard), e si era divertito nell'esplorare un paese sconosciuto, nell'assorbire informazioni e dettagli. E poi c'erano i suoi disegni, le sue tavole, gli schizzi improvvisati e comunque meravigliosi. Restano anche quelli, oggi. Condivisi dagli amici, dai lettori, condivisi dagli editori. L'onorevole Filippo Sensi, ricordandolo alla Camera, l'ha definito come "uno degli intellettuali piu' rilevanti di questa nostra stagione". Ed era precisamente questo. Intellettuale e rilevantissimo. Sempre presente, sempre capace, vorace, sempre pronto a dire e a fare; sempre illuminato da quella voglia di trasformare le parole in storie, e di usare le sue storie per esprimersi. Aveva preso il suo nome da Borges, era un appassionato di musica, era comparso ne L'ispettore Coliandro, e si era esibito, senza suonare davvero, con i Laghetto. Era tante cose insieme, tanti estremi, tante sfumature, un autore abilissimo e un fumettista magnifico. La sua piu' grande rivoluzione e' stata rimanere se' stesso.
Gianmaria Tammaro

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Fonte: Perche' Tuono Pettinato E' Stato Un Fumettista Diverso Dagli Altri (di Rivista Studio)
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