Per esempio: non c'erano le piattaforme streaming, i film Marvel non erano ancora diventati l'unico tipo di pellicola che la gente andava a vedere al cinema, il mondo dei videogiochi non si era rivelato come un ambiente tossico e la gente ascoltava ancora la indie, pensando che sarebbe durata per sempre. E i fumetti si vendevano ancora in edicola e in fumetteria: nelle librerie di varia, la nona arte era relegata in un mezzo scaffale che serviva giusto per avere un posto dove mettere i libri di Gipi.

Poi, alla Lucca Comics & Games di quell'anno, sul bancone delle Bao (all'epoca ancora un giovane editore di belle speranze) apparve un libro che la Bao non aveva stampato o prodotto ma che ospitava volentieri. Si trattava della prima edizione, praticamente autoprodotta, della Profezia dell'Armadillo, un volume che raccoglieva e rendeva organiche le storie che tale Michele Rech, in arte Zerocalcare, aveva pubblicato sulle pagine di una rivista ormai defunta (il Canemucco di Makkox) e sul suo blog personale (a proposito del mondo diverso: i blog erano ancora di moda).

Ora, chiariamoci: non e' che in quei giorni Zerocalcare fosse un completo sconosciuto, visto che qualcosa aveva pubblicato e che le sue storie avevano gia' ottenuto un grande risalto sui social, ma nessuno si sarebbe mai aspettato che le cinquecento copie della Profezia che Michele aveva portato in quel di Lucca, sarebbero sparite prima ancora che la manifestazione terminasse. Era chiaro che stava succedendo qualcosa, anche se nessuno ancora riusciva a capire bene cosa. Il resto, come si suol dire, e' storia: la Bao mise sotto contratto Zerocalcare, ristampo' il suo primo volume (in due edizioni diverse, una in bianco e nero e una a colori, giusto per farvi capire quanto le idee fossero ancora confuse in quel momento) e poi pubblico' tutti i successivi, che vendettero sempre di piu'.

I firmacopie di Michele in giro per l'Italia diventarono una sorta di rito collettivo piu' simile ad un grande concerto che ad un appuntamento fumettistico e presto gli spesso limitati spazi delle fumetterie non bastarono piu' per contenerli, e ci volle qualcosa di piu' grande, come gli ampi salotti delle grandi librerie multimediali.

Spazi che, comunque, faticarono (e faticano tutt'ora) a contenere le folle che Zerocalcare era capace di attrarre. In breve tempo, le librerie di varia furono letteralmente costrette ad allargare lo spazio dedicato ai fumetti perche' Zerocalcare non solo vendeva tanto di suo e vinceva ogni premio fumettistico disponibile, ma trainava anche tutti i fumetti che gli stavano attorno (io lo chiamo "effetto Twilight", quel fenomeno in cui un singolo titolo di cosi' grande successo da trascinare le vendite di tutti i titoli anche solo vagamente similari, spingendo i librai ad ampliare lo spazio di vendita che, a quel punto, iniziera' ad autoalimentarsi). In breve, nell'arco di pochissimi anni, Zerocalcare (e la Bao) riescono nell'impresa in cui tanti altri editori di fumetti hanno fallito: imporre la nona arte nel mercato delle libreria di varia come un settore rilevante sotto il punto di vista culturale ed economico. Ma questa non e' la fine di un percorso gia' strabiliante, quanto l'inizio.

Un successo simile a quello ottenuto da Zerocalcare accende, inevitabilmente, una luce su tutti i radar dell'intellighenzia italiana. E cosi' Michele Rech, partendo da Rebibbia, dal punk e dall'attivismo politico, si ritrova catapultato al tavolino di Daria Bignardi e di Fabio Fazio, nel salotto migliore del Salone del Libro di Torino, sulle pagine dell'Internazionale, sulla copertina dell'Espresso (alla voce: l'ultimo degli intellettuali), su tutti i quotidiano e sui loro allegati culturali, sul palco di Propaganda e in un sacco di altri contesti molto prestigiosi che mi sto sicuramente dimenticando. Una consacrazione prima commerciale, poi artistica e critica, infine, culturale, sociale e politica. Ma, anche in questo caso, non si tratta di un punto di arrivo ma solo di una lunga rincorsa.

Arriva il film. Quello con gli attori in carne e ossa. Progetto sfortunato, pensato malamente da un settore, quello cinematografico nostrano, chiuso nella sua autoreferenzialita' e che proprio non capisce la pietra preziosa che gli e' capitata fortunosamente tra le mani, non la rispetta, non la tratta con cura. Il risultato e' un deludente tradimento che lascia scontenti tutti, a cominciare da Zerocalcare stesso, che dalla pellicola prende le distanza ancora prima che venga presentata.

Il suo pubblico lo avverte e diserta le sale.

L'esperienza e' pero' formativa per l'autore romano che capisce che le sue cose funzionano solamente quando e' lui ad occuparsene e cosi', ad un festival cinematografico, rispondendo alla domanda di un appassionato, dice che si', gli piacerebbe tradurre le sue opere in animazione e che si', lo vorrebbe fare per qualche piattaforma streaming. Ah, se solo Netflix lo chiamasse!

Il giorno dopo, Netflix lo chiama e anche tutti gli altri.

Sembra tutto dover partire da un giorno all'altro.

Invece, non parte nulla.

Non sappiamo come siano andate le trattative ma ci scommettiamo sopra che si sono dilungate per le solite questioni di proprieta' e controllo.

Per qualche tempo di questa storia non si parla piu'.

Arriva il Covid 19 e tutti ci ritroviamo chiusi in casa, con molto piu' tempo libero del solito.
Gli autori sono impossibilitati a incontrare il loro pubblico, cosa che e' un grave problema in una economia di mercato in cui il momento del firmacopie e' diventato decisivo per decretare il successo o l'insuccesso di un libro. Molti vanno nel panico. Non Michele Rech che, per una volta libero dei suoi molti "accolli", trova il tempo di seguire una strada inedita e personale: si mette a fare cartoni animati da solo, raccontando i giorni del lockdown. Si tratta di brevi corti, animati con una tecnica grezza ma efficace, doppiati interamente da Zerocalcare. Hanno un successo clamoroso, che viene amplificato dai passaggi televisivi nel programma televisivo di Zoro.

Michele dimostra (nuovamente) che se le cose le fanno fare a lui, alla sua maniera, poi funzionano meglio di qualsiasi altra cosa.

E Netflix, finalmente, lo capisce.

La serie animata di Zerocalcare viene finalmente sdoganata e annunciata da un breve trailer.

A quel punto bisogna farla davvero e neanche uno come Michele Rech puo' sobbarcarsi un lavoro del genere tutto da solo. Vengono coinvolti Movimenti Production, DogHead Animation Studio e Bao Publishing, che hanno il compito di trovare una maniera di incanalare l'approccio da home-boy che fa la sua cosa nella casa di Michele Rech, nel flusso di un lavoro collettivo, preservandone lo spirito autoriale e la cifra stilistica. Non e' semplice, ma il totale coinvolgimento di Zerocalcare e il forte sostegno di Netflix, li aiuta.

E, finalmente, siamo nell'oggi.

Strappare lungo i bordi e' disponibile da qualche giorno sulla piattaforma di Netflix ed e' gia' un enorme successo, tanto nel nostro paese quanto all'estero (alla faccia di chi non credeva che Zerocalcare potesse funzionare fuori dal Grande Raccordo Anulare). Merito delle enorme integrita' e della grandissima onesta' intellettuale dell'autore ma pure del rispetto e del credito che Netflix ha mostrato nei confronti della sua arte e della sua visione.

E merito anche (ma probabilmente Michele direbbe: "soprattutto") a un team di lavoro enormemente capace, che e' riuscito a trovare soluzioni intelligenti sia ai problemi che sorgono quando decidi di fare animazione in Italia (senza delocalizzare nessuna fase del lavoro in altri, piu' economici, paesi) sia alle inevitabili difficolta' di trasportare la grammatica del fumetto (e di un tipo si fumetto particolare come quello di Zerocalcare in special modo) in un media diverso.

Il risultato e' una serie che in una novantina di minuti complessivi e' capace di far ridere (tanto), di commuovere, di far pensare e di portare a una platea mondiale tutto lo straordinario talento dell'autore romano (oddio, non definirei Rebibbia proprio Roma ma Zero dice che e' centro, quindi mi adeguo). Davanti a un'operazione del genere non si puo' far altro che togliersi il cappello, fare i dovuti complimenti a Michele Rech, agli studi di animazione e a tutto il comparto tecnico, alla Bao, e a Netflix.
E, se siete autori di fumetti italiani, ringraziare.

Perche', di nuovo, Zerocalcare sta cambiando tutto e in meglio, per quelli come noi.

P.S. non ho parlato della colonna sonora, che e' straordinaria. Andatevi a scoprire tutti i gruppi coinvolti!
Roberto Recchioni

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Fonte: Grazie, Zerocalcare (di Esquire)
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