Lessig ci spiega cio' che stiamo facendo piu' o meno tutti da qualche anno a questa parte, quello a cui stiamo assistendo e partecipando al tempo stesso, ce ne da coscienza e lo inserisce in un contesto storico sconosciuto ai piu' ma, come sempre, ciclico.
Cultura Libera e' un opera che riesce a far chiarezza sul filesharing tirandolo in ballo solo una manciata di volte e che analizza la "pirateria" anche dal punto di vista dei "pirati", presenti e passati, facendo emergere una realta' che e' 1000 volte piu' vera di tutte le ridicole caccie alle streghe a spese dei potenti a cui ci e' toccato assistere negli ultimi anni: tutti i piu' grandi media del nostro tempo sono nati dalla pirateria.
Mantenendo sempre una narrazione piacevole, chiara e precisa, che non si perde mai in inutili appunti tecnici o giurisprudenziali, Lessig ci mostra, con largo uso di esempi, come l'editoria, la radio FM, la televisione ed il cinema come li conosciamo oggi siano nati da una costola illegale del mercato e si siano sviluppati in una sorta di clandestinita', proprio come sta succedendo al fenomeno del peer2peer.
Ogni scenario tratta sempre delle medesime questioni: una tecnologia nuova, migliore ed innovativa ma relativamente povera, costretta a lottare per la sua diffusione contro i padroni della vecchia tecnologia, impauriti nel vedere il loro miliardario impero destinato al pensionamento. Per queste ragioni le trasmissioni in FM, qualitativamente migliori, furono osteggiate in campo legale dalle lobby delle radio AM, i produttori televisivi furono costretti a creare palinsensti con programmi dei quali non detenevano i diritti ed i produttori cinematografici minori furono costretti a stabilirsi sulla costa occidentale degli USA per fuggire ai boicottaggi delle grosse major del tempo.
Ma "Cultura Libera" non tratta solo il passato: dell'attualita' ci mostra come le continue manipolazioni delle leggi sul copyright, gentilmente proposte a suon di miliardi dalle major, stiano massacrando il "pubblico dominio" e con esso la creativita e l'immaginazione.
Circa due secoli fa' la durata del diritto d'autore era di 14 anni dalla nascita dell'opera, che andava inoltre registrata ad un apposito organo al fine di poterne rivendicare la paternita' ed i privilegi connessi; passato tale periodo, se l'autore lo riteneva giusto, poteva prolungare i suoi diritti per altri 14 anni, nel caso in cui la sua opera avesse ancora una vita commerciale e fosse ancora fonte di ricavi. Se il copyright non veniva rinnovato, l'opera in questione andava ad aggiungersi alle altre opere di "pubblico dominio" e diventava liberamente utilizzabile per qualunque scopo. Inoltre era sempre possibile creare opere derivate o liberamente ispirate ad altre opere sottoposte a copyright, cosi' come fece Walt Disney con alcuni dei suoi lavori piu' famosi, mentre veniva tutelato il diritto dell'autore di essere l'unico a pubblicare e vendere cio' che creava; uno scrittore era legalmente l'unico a poter guadagnare dalla vendita del proprio libro ma un cineasta poteva crearne un film senza dover chiedere il permesso a nessuno.
Ai giorni nostri, grazie alle continue modifiche legislative operate nell'ultimo secolo ed in particolare negli ultimi trent'anni, la durata media del copyright e' quasi quadruplicata, arrivando ad essere di 95 anni dopo la morte dell'autore, senza necessita' di esplicito rinnovo. Inoltre il copyright copre qualunque opera creativa, dal romanzo, al film, alla canzone, agli scarabocchi ed ai bozzetti che l'autore ha inviato ai suoi conoscenti, sin dalla sua creazione e senza necessita' di alcun tipo di registrazione, ed ha esteso la sua influenza al diritto esclusivo di controllo su qualunque tipo di copia e su qualsiasi opera derivata.
Nel 1800 solo il 5% delle opere veniva registrata ed il rimanente andava immediatamente ad arricchire il pubblico dominio e con esso la creativita' di tutti; oggi il pubblico dominio e' semplicemente morto.
Oltre alle questioni etiche, Lessig fa' una lunga carrellata di casi pratici nei quali queste nuove leggi ed il potere del denaro hanno permesso d'intentare cause miliardarie che hanno rovinato la vita di chi aveva semplicemente esercitato un proprio diritto naturale, studiando e migliorando un software, elaborando nuove funzioni per il proprio cagnolino elettronico, riutilizzando vecchie periferiche per nuovi brillanti scopi o semplicemente creando programmi per condividere appunti all'interno della lan universitaria.
Alla fine del libro troviamo anche un capitolo dedicato alle Creative Commons, le licenze create dallo stesso Lessig ed ispirate alla celebre GPL utilizzata dal software open source (GNU/Linux in testa) e partorita dal genio di Richard Stallman, che si pongono come il mezzo piu' semplice ed immediato per ridare vita al pubblico dominio.
Detto questo, non basterebbero un paio d'ore per citare tutta la carrellata di nozioni, fatti di cronaca, curiosita', retrospettive storiche, precedenti giuridici, assurdita' ed abusi che formano questo stupendo libro, ma state pur certi che, arrivati alla 300esima pagina, avrete aperto gli occhi e messo ordine alle idee, ritrovandovi a comprendere cio' che realmente sta dietro alle grandi manovre portate avanti dai padroni della nostra fiammante societa' dell'informazione.
Se volete un parere piu' autorevole del mio ed avete voglia di leggere alcuni spezzoni divertenti tratti da "Cultura Libera", leggetevi l'articolo "I Nibelunghi" pubblicato dal grande Massimo Mantellini all'interno della sezione "Contrappunti" di Punto-informatico.it.
Il libro e' in vendita a circa 15 euro in tutte le migliori librerie, e' acquistabile online su IBS.it ed e' addirittura consultabile e scaricabile liberamente, in quanto distribuito con licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 2.0, sul sito Liber Liber e su Libera Cultura, Libera Conoscenza.
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Blog Lawrence Lessig: https://www.lessig.org/blog/
Wikipedia Lawrence Lessig: https://it.wikipedia.org/wiki/Lawrence_Lessig
Leggi Il Libro su "Liber Liber": https://www.liberliber.it/biblioteca/l/lessig/cultura_libera/html/testo.htm
Leggi Libro su "Libera Cultura, Libera Conoscenza": https://www.stampalternativa.it/liberacultura/?p=25
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