Tutto cio', si potrebbe dire, grazie alla serie tv The Handmaid's Tale: la produzione Hulu, da noi distribuita su Tim Vision, ha ricevuto diversi Emmy e ha fatto riscoprire ai lettori di tutto il mondo il suo romanzo Il racconto dell'ancella. L'eco di quest'opera, nata nel 1985 come distopica eppure rivelatasi profetica in modo inquietante, ha fatto si' che Atwood si convincesse a scrivere a distanza di 33 anni un seguito, I testamenti, uscito il 10 Settembre in tutto il mondo e pubblicato in Italia da Ponte alle Grazie (traduzione di Guido Calza).
Per chi non lo sapesse, nel primo libro Atwood immaginava che un regime teocratico totalitario chiamato Gilead rovesciasse il legittimo governo degli Stati Uniti, imponendo una societa' fondamentalista in cui le donne, soprattutto quelle fertili, erano private di ogni diritto civile, finendo per diventare le ubbidienti Mogli dei Comandanti del regime, le custodi dell'ortodossia morale comune (le Zie) o ancora dei corpi da usare a piacimento per garantire le riproduzione degli alti ranghi (le Ancelle), data la crisi di natalita' che aveva colpito il paese. L'autrice faceva raccontare la sua storia a Offred, una di queste ancelle che grazie alla sua forza d'animo riesce probabilmente, nel finale aperto del libro, a trovare rifugio nel Canada libero (e' anche al centro della serie tv, dove le da' il volto Elisabeth Moss).
I testamenti e' ambientato 15 anni dopo queste vicende e torna a raccontare di Gilead coinvolgendo voci vecchie e nuove. Solamente questo era dato sapere fino all'uscita del nuovo romanzo, la cui trama e' stata tenuta sotto il piu' stretto riserbo, alimentando in questo modo una curiosita' gia' altissima (e fuori dalle librerie nelle ore precedenti l'uscita si sono formate code notevoli, a conferma del fenomeno). Atwood e' stata anche ospite del Festivaletteratura di Mantova appena conclusosi e, pur attenta a non rivelare dettagli preziosi, ha ribadito il tema centrale della sua nuova fatica, come sempre il potere: "Nel mio libro ho riportato soltanto quello che credevo queste persone pensassero di chi ha il potere, e di solito ad averlo sono suprematisti bianchi o integralisti religiosi che usano la religione come facciata per poi fare altro", il che risulta ovviamente in un monito: "L'unico messaggio possibile verso queste persone e': non li votate, non lasciate che salgano al potere".
L'autrice torna appunto a Gilead e lo fa con un espediente particolare (se proprio non volete sapere nulla della trama, passate al paragrafo successivo): se prima il punto di vista era quello di Offred, ora si spezza in tre voci distinte che in vari momenti della storia ci consegnano altrettante testimonianze sulla crisi sotterranea ma irreversibile che sembra percorrere il regime. Una di queste e' quella di zia Lydia, l'irreprensibile e crudele Zia che abbiamo ben conosciuto nel primo libro e nella serie, che svela qui un volto umano e inedito, seppur sempre spietato e determinato; poi ci sono Agnes, una bimba cresciuta nel pieno dei rituali malati di Gilead, e infine Daisy, che vive in Canada e osserva da lontano quella realta' malata ma sara' costretta all'improvviso a entrarne nel cuore. I destini delle tre, su cui aleggia il mito della bimba scomparsa Baby Nicole, s'intrecceranno in uno schema intrigante che tentera' appunto di mettere a repentaglio l'ordine precostituito delle cose.
Atwood ci rigetta dunque nelle atmosfere cupe e stranamente familiari di Gilead, una societa' che nonostante gli scricchiolii continua a esercitare il suo potere oppressivo sulle donne: "Eravamo fiori preziosi da custodire nelle serre, perche' qualcuno avrebbe potuto tenderci un agguato, strappare i petali e rubare il tesoro, ci avrebbe squarciate e calpestate, uno di quegli uomini famelici che potevano appostarsi a ogni angolo" e' la giustificazione inculcata a una delle protagoniste da una macchina della propaganda senza vergogna, che in realta' teme solo le pericolosita' delle fanciulle che alleva: "Una donna ribelle era ancora peggio di un uomo ribelle, perche' i ribelli diventavano traditori, mentre le ribelli diventavano adultere". Proprio su questo nodo l'autrice costruisce un libro che, pur muovendosi su aspettative prevedibili, ci da' ulteriore conto dell'importanza della storia che ha congegnato.
Sia Il racconto dell'ancella sia questo I testamenti, infatti, non sono solo narrazioni fantasiose su una delle tante facce apocalittiche che il nostro mondo potrebbe assumere. D'altronde la stessa Atwood scrive che "uno degli assiomi del romanzo" in questi due casi per lei e' "non ammettere eventi che non avessero un precedente nella storia dell'umanita'": la prevaricazione sistematica della donna, il timore della sua imprevedibilita', la costruzione di sistemi politici ma anche di senso che ne sminuiscano costantemente la figura e le potenzialita' non sono altro che un humus universalmente diffuso che la scrittrice, negli anni Ottanta cosi' come oggi (quasi il mondo si fosse cristallizzato), non ha fatto altro che sublimare.
Leggere questo romanzo oggi ci da' dunque l'idea che poco sia cambiato e che quei pericoli esasperati tre decenni fa siano ancora li', anzi piu' concreti che mai. In questo secondo capitolo Atwood e' ancora piu' fulminante nel mostrarci come Gilead sia uno specchio deformato eppure vicinissimo alla nostra realta', basta solo pensare all'elenco delle motivazioni che hanno portato alla sua fondazione: "Il fiasco dell'economia, la disoccupazione, il tasso di natalita' in declino. La gente era spaventata. Poi inizio' ad arrabbiarsi. L'assenza di soluzioni praticabili. La ricerca di un capo espiatorio". Parole che risuonano di angoscia e familiarita', tanto piu' che la vicenda non e' solamente femminile (come molti potrebbero troppo facilmente etichettarla). Fra le righe scorrono, seppur in modo indiretto e traslato, le tragedie dei vari ultimi del mondo, fra cui quelli dei migranti: "Non avevo considerato cosa significasse lasciare un luogo conosciuto, perdere tutto e viaggiare verso l'ignoto. Doveva essere come sprofondare nel buio, tranne forse per il barlume di speranza che ti aveva permesso di correre il rischio", riflette un altro personaggio che vive un'esperienza simile.
Ne I testamenti Atwood dunque compie un'operazione essenziale per la digestione dei moti piu' subdoli della nostra societa'. Lo fa con una lingua sempre limpidissima e cambi di registro spesso impercettibili e impregnati a volte di un'amara e tagliente ironia (il linguaggio e' forse l'arma piu' micidiale qui, tanto che il divieto dell'alfabetizzazione e' il vero cardine dell'oppressione). E' vero che il tutto pare incastonato in un meccanismo narrativo dagli ingranaggi fin troppo evidenti (a far chiarezza sulle voci narranti ogni capitolo e' accompagnato da un'icona diversa, ad esempio) e ci si chiede anche quanto questa opera letteraria possa essa letta a prescindere dalla sua controparte seriale (e alla prospettiva di un sequel), ma in ogni caso la sua lezione e' potentissima.
I sistemi oppressivi che tentano di ridurre le donne al loro corpo sminuito, incatenato e mortificato ("il corpo di una donna adulta era una grossa trappola esplosiva") non saranno mai completamente al sicuro, perche' di quelle stesse donne sottovalutano intelletto, determinazione e ardore. Ridotte all'ombra queste figure femminili tessono assieme i propri destini e lavorano in modo surrettizio per scardinare un regime puritano e autoritario. Anche questa e' una delle fulminanti profezie di Margaret Atwood che si spera incontrino presto la realta'.
Paolo Armelli
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Fonte: I Testamenti Di Margaret Atwood E' Un Inno Alla Potenza Eversiva Delle Donne (di Wired Italia)
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I Testamenti Di Margaret Atwood E' Un Inno Alla Potenza Eversiva Delle Donne (di Wired Italia)
I Testamenti Di Margaret Atwood E' Un Inno Alla Potenza Eversiva Delle Donne (di Wired Italia)
https://www.wired.it/play/libri/2019/09/10/testamenti-margaret-atwood-recensione/
Wired Italia
L'autrice de Il racconto dell'Ancella torna con un seguito ambientato 15 anni dopo e che racchiude un'altra, fondamentale profezia
Per via di un peculiare cortocircuito culturale, ma che dice molto sulla circolazione dei contenuti di questa nostra epoca, la scrittrice Margaret Atwood, che in particolare in Italia sembrava quasi del tutto dimenticata tanto che molti suoi libri erano andati fuori catalogo, ha conosciuto negli ultimi anni un rinnovato successo, ritrovando anche la centralita' che la sua penna e i suoi temi meritano.