Dobbiamo sempre avere in mente la lezione consegnataci dalla prima meta' del secolo scorso: la reazione al progetto di una societa' senza padroni (e senza stato) che si presento' sulla scena sociale, culturale, economica e politica, come un'istanza rivoluzionaria. Ovviamente autoritaria nelle sue espressioni nazionaliste, interventiste, corporative ma anche come una forza che poteva portare pulizia nel degrado della politica (pensiamo al post-giolittismo in Italia o alla decadenza che si rappresentava nella repubblica di Weimar in Germania) e rappresentare un'alternativa di governo ai blocchi moderati.
Le componenti esplicitamente "rivoluzionarie" della destra europea sono sicuramente minoritarie ma quel che ci deve porre sull'attenti e' la relativa pervasivita' dei loro discorsi e, soprattutto, la spudorata azione di fiancheggiamento alle politiche reazionarie.
Il discorso della destra e' costitutivamente impermeabile al principio di contraddizione. Ontologicamente pre-costituito, fondato sulla mitologia (di volta in volta divina o terrena, ancestrale o futurista), non ha bisogno delle verifiche empiriche per affermarsi.
Quindi per le destre xenofobe, reazionarie, segregazioniste non rappresenta contraddizione l'essere o il rappresentarsi come il nuovo che avanza; essere i fiancheggiatori di estremisti liberali o di iper-conservatori cattolici e, contemporaneamente, essere sostenitori delle "primavere arabe" in funzione anti-"sionista".
Tratto caratteristico e' la costruzione di un discorso che basi su di una figura carismatica la soluzione di qualsiasi problema. A volte costruendo un discorso esplicitamente aristocratico, altre vedendo nell'elite che si afferma una rappresentazione della mobilita' sociale.
Quindi se da questi discorsi togliamo le teste rasate, le runiche, le celtiche, le svastiche, coltelli e mazze vediamo come questi siano i discorsi delle classi dirigenti odierne.
Le sintonie si sprecano.
Per i movimenti di destra, per la loro costruzione logica il fine giustifica i mezzi. Eccoli quindi pienamente disponibile ad essere legionari e guardie d'onore di qualsiasi potere anche quando questo non ne sviluppi i miti ed i simboli.
La loro pericolosita' non e' data tanto dalle loro "milizie" che svolgono prevalentemente un'azione di repressione sociale quanto dai loro mascheramenti all'interno di formazioni "moderate" che esercitano funzioni di potere nella societa' e nello stato. Inoltre le loro "avanguardie" operano principalmente nell'ambito della cultura costruendo discorsi "nuovi" che pescano a piene mani nell'elaborazione teorica dei movimenti realmente rivoluzionari, quelli cioe' che perseguono e/o prefigurano una societa' libera dal dominio.
Per poterli smascherare e' necessario avere solide basi libertarie. Non basta l'armamentario della sinistra "rivoluzionaria" perche' anche i fascisti si presentano come rivoluzionari ed anticapitalisti.
Infatti vediamo come ci possano essere dei fronti antifascisti atti a contrastare il controllo del territorio che le formazioni della destra estrema cercano di conquistare ma, anche, come questi fronti si possano sgretolare di fronte all'analisi del fenomeno, delle sue strategie e delle sue teorie.
Anche a sinistra molti considerano come i mezzi siano subordinati ai fini che si dichiarano; anche a sinistra vi sono delle elaborazioni che propongono delle soluzioni autoritarie, tanto che su alcuni temi le coincidenze di immagini, tattiche, comportamenti abbiamo aperto ampi varchi al mascheramento della destra. Il fenomeno dei cosi' detti rosso-bruni e' solo la punta dell'iceberg di queste similitudini.
Il fascismo (o la sua variante nazional-socialista) non e' stato sconfitto con la fine della seconda guerra mondiale. In quella fase sono stati militarmente vinti di governi che ne interpretavano il volto istituzionale. Negli anni successivi le borghesie che avevano usato i fascisti per fermare il "pericolo rosso" li hanno tenuti a bada, servendosene all'occasione (la storia d'Italia e' indicativa di questo) nello scontro di potere fra le potenze uscite vincitrici dal conflitto mondiale.
Poi anche il governo di queste borghesie (o le omologhe tecnocrazie) hanno segnato il passo sia per incapacita' ad affrontare le contraddizioni del loro sistema sia per la decadenza che fa marcire ogni sistema di potere che non abbia sostanziali cambiamenti.
A questa crisi anche a destra si e' prodotta una nuova strategia che ambisse a prendere in mano le redini della situazione, uscendo, in una prospettiva autonoma, dalla subordinazione e dalla complementarieta'.
E' questa l'onda lunga di quella che negli anni '80 andava sotto il nome della "nuova destra" e che ha prodotto la maggior parte delle attuali formazioni politiche di questo mondo.
Oggi non e' retorico mantenere vivo un impegno antifascista. Non solo per l'autodifesa resa necessaria da sempre piu' diffuse e frequenti squadracce che operano nei territori ma soprattutto per essere vigili e preparati di fronte al sempre possibile affermarsi di un "cambio" politico che lasci campo libero a queste forze.
Non ci saranno, probabilmente, degli scarti bruschi; e' difficile immaginare oggi una "marcia su Roma"; cio' non significa che questi figuri non ambiscano a governare ed, in parte, gia' lo fanno sia con la Lega che con il PdL ma, oggi, di fronte alla decadenza dell'intero sistema politico-istituzionale anche con il "nuovo che avanza". Gia' nell'IdV del poliziotto Di Pietro ci sono "infiltrazioni" fasciste ma anche nelle formazioni grilline. Infatti i discorsi che questi movimenti o partiti fanno hanno evidenti assonanze con le "teorie" della destra estrema.
Purtroppo le orecchie della gente, anche a sinistra, non sono sufficientemente allenate a riconoscerli.
La nostra azione antifascista e' indirizzata principalmente in questo senso: diffusione di una cultura libertaria e antiautoritaria, vero antidoto alle derive di destra; smascherare le loro infiltrazioni ovunque si presentino; contrastarne il radicamento sociale essendo presenti la' dove le contraddizioni si presentano per proporre soluzioni effettivamente rivoluzionarie.
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Fonte: L'Antifascismo Oggi (di Umanita' Nova)
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L'Antifascismo Oggi (di Umanita' Nova)
L'Antifascismo Oggi (di Umanita' Nova)
https://www.umanitanova.org/n-15-anno-92/l%E2%80%99antifascismo-oggi
Umanita' Nova
Contrastare la reazione e le istanze autoritarie.
Se dovessimo fare il punto della situazione su cosa sia il fascismo nella fase odierna potremmo annoverare dentro questo spazio politico e culturale tutta la politica istituzionale nelle sue varie articolazioni: stato (governo, esercito, polizie), partiti, sindacati, industriali.
Come direbbe qualcuno: non facciamo di tutt'un'erba un fascio. Ok non facciamola anche se i confini sono evidentemente labili.
Col bilancino e la lente in mano potremmo identificare questa fase come un momento storico pre-fascista. Con una diffusa e montante presenza delle organizzazioni di estrema destra sia dentro le istituzioni che fori di esse, nella societa', nella loro dimensione "rivoluzionaria".