La tranquilla pianura reggiana aveva gia' conosciuto l'orrore e la repressione del nuovo fascismo dell'Rsi, nato all'indomani dell'armistizio dell'8 Settembre e coadiuvato dalle forze naziste che avevano occupato parte dei territori italiani. Per la famiglia Cervi quindi, di educazione cattolica, la presa delle armi e l'adesione alla resistenza partigiana era risultata una scelta quasi naturale. Il padre Alcide, militante del Partito Popolare, insieme alla moglie Genoeffa, era riuscito a liberarsi dalla mezzadria e ad affittare il podere ai Campi Rossi nel 1934. Dediti alla lettura della storia e di testi scientifici sulle varie tecniche di coltivazione, la famiglia aveva maturato una solida cultura del lavoro e una sviluppata coscienza antifascista. Aldo Cervi, dopo un breve passato nell'Azione Cattolica, era stato uno dei primi fratelli ad abbracciare l'ideologia comunista e insieme al campeginese Didimo Ferrari aveva dato vita a una biblioteca popolare. La dimora della famiglia Cervi si trasformo' cosi' in un laboratorio culturale e di studio non solo per la famiglia stessa ma anche per le persone del paese; ma ben presto le segnalazioni di militanti fascisti cominciarono ad accumularsi presso le sedi del fascio locale, causando i primi provvedimenti restrittivi nei confronti dei fratelli. Infine, l'incontro con Lucia Sarzi, attrice e militante comunista, porto' la famiglia ad avviare contatti con i primi gruppi di resistenza organizzata e a unirvisi.
A seguito della cattura, i sette fratelli ed il padre Alcide vennero subito portati al carcere politico dei Servi a Reggio Emilia. Ribelli e comunisti, il destino dei fratelli sembrava gia' scritto e cosi' fu. Dopo un mese di prigionia, infatti, Aldo, Antenore, Gelindo, Ferdinando, Ettore, Ovidio e Agostino vennero condannati a morte e fucilati a Reggio Emilia come monito per le popolazioni locali. Il papa' Alcide, loro compagno di cella fino a quel 28 Dicembre 1943, rimase in prigionia fino all'8 Gennaio dell'anno seguente, quando il carcere in cui era detenuto venne bombardato dagli alleati. Tornato a casa, Alcide rimase ignaro di quello che era accaduto ai suoi figli per tutti i lunghi 40 giorni che attraversarono la sua convalescenza, decisione di Genoeffa e del resto della famiglia al fine di non gravare sulle sue precarie condizioni psico-fisiche. Venuto a sapere dell'eccidio che aveva coinvolto i suoi figli, Alcide riusci' a ritrovare le tombe dei sette ragazzi solo tempo dopo. Nell'autunno del 1944, come se non bastasse, quel che rimaneva della famiglia Cervi subi' una nuova incursione dei fascisti, i quali tornarono a dar fuoco al podere, e portando Genoeffa a rivivere gli eventi di quel terribile 25 Novembre le provocarono un infarto. Dopo un mese passato a letto in totale stato di incoscienza, Genoeffa si spense il 14 Novembre del 1944. Ma nonostante la tragica scomparsa della moglie dopo quella dei figli, Alcide decise di resistere e di non abbandonare la propria abitazione, neanche in seguito alle intimidazioni, in memoria e rispetto del sacrificio dei propri figli. E il 25 Ottobre del 1945, mentre si trovava a Campegine per il funerale dei suoi figli - avvenuto quasi due anni dopo la loro morte - dal balcone del municipio disse: "Dopo un raccolto ne viene un altro, bisogna andare avanti", a dimostrazione del suo non arrendersi mai.
Alla fine della guerra, l'allora Presidente della Repubblica consegno' ad Alcide sette medaglie d'argento al valore militare, come onorificenza postuma per i sette fratelli. Nel 1955 con le sue memorie scritte, Alcide si trasformo' in una figura pubblica di riferimento per la memoria e la Resistenza partigiana anche grazie a i suoi racconti diffusi attraverso conferenze in Italia e all'estero. Morto all'eta' di 95 anni, la tomba di Alcide, soprannominato la "vecchia quercia", venne salutata da oltre 200mila persone durante i funerali tenutisi a Reggio Emilia, ai quali parteciparono anche diverse figure istituzionali e politiche. Non solo Alcide Cervi, nel dopoguerra anche le quattro vedove dei suoi figli - Iolanda Bigi, Margherita Agoleti, Verina Castagnetti e Irnes Bigi - diventeranno figure centrali per la memoria e la preservazione di quel luogo di resistenza che era stata la dimora Cervi. Tra i nipoti, poi, Maria, primogenita di Antenore ha dedicato gli ultimi anni della sua vita impegnandosi nella nascita dell'Istituto Cervi.
I Cervi non sono mai morti, e questo non solo perche' Luciana, figlia di Agostino e Irnes, vive ancora ai Campi Rossi. I Cervi non sono mai morti perche' qualcuno si e' impegnato perche' non accadesse e la loro storia e' rimasta viva nella coscienza collettiva, tramandata per diverse generazioni. A 76 anni dal rapimento dei fratelli e Alcide Cervi, non possiamo pero' piu' delegare il ricordo a un membro della loro famiglia o onorare il loro sacrificio solo attraverso la manifestazione de "la Pastasciutta dei Fratelli Cervi", che ancora si tiene ogni 25 Luglio. Sembrano sempre piu' lontani quegli insegnamenti di solidarieta' e inclusione sociale che Genoeffa aveva appreso frequentando associazioni cattoliche e che aveva poi trasmesso ai propri figli. Nonostante le dichiarazioni del Papa, nell'ultimo anno si sono moltiplicate le prese di posizione di parroci e alti funzionari del Vaticano favorevoli alle politiche dei "porti chiusi" e del "aiutiamoli a casa loro". Da Don Piacentini al cardinale Gerhard Muller, sono state diverse le attestazioni di stima e di sostegno nei confronti di Matteo Salvini. Il gesto della famiglia Cervi nell'aprire la propria casa a coloro che fuggivano dalla repressione, gesto fino a qualche anno fa considerato come un esempio da seguire, si e' oggi trasformato in una attestazione di sdegno che ha come slogan "prendeteli a casa vostra".
E intanto il pericolo nero sembra essere tornato, soprattutto grazie a un terreno culturale reso sempre piu' arido e impoverito da decenni di lobotomizzazione mediatica. I nostalgici del Ventennio non si sono mai estinti del tutto, ma si sono invece nascosti. Un tempo erano annichiliti dall'articolo 4 della legge Scelba, ma la nuova cultura sovranista sta dando loro sempre piu' la liberta' di camminare non solo alla luce del sole ma a testa alta. Dalle cene dell'ex ministro degli Interni Matteo Salvini con i fascisti di CasaPound, fino ai raduni al cimitero monumentale di Milano concessi all'estrema destra per il centenario del fascismo, passando dalla discussa scelta, poi revocata, di assegnare uno spazio al Salone del Libro di Torino del 2019 alla casa editrice Altaforte: tutti questi eventi si collocano in un pericoloso quadro di sdoganamento della cultura fascista. Slogan, riferimenti, vecchi cliche', tutto viene ripresentato senza che questo costituisca oggetto di scandalo. Perfino la parola razzista sembra aver acquisito una nuova verginita', riempiendosi di nuovi significati come la difesa della propria cultura e identita', cosi' come dichiarato dall'attuale governatore della regione Lombardia Attilio Fontana durante la sua campagna elettorale alle regionali del 2018.
E allora e' come se quel podere ai Campi Rossi, oggi museo, venga di nuovo preso d'assalto. Alcide, Genoeffa, i loro figli, le loro mogli e gli undici nipoti, si trovano nuovamente ad affrontare l'incubo di quel 25 Novembre e noi con loro. Non il comandante di una milizia fascista, questa volta ad asserragliare la famiglia sono i nostri concittadini, uomini e donne che sembrano aver smarrito la memoria. L'ossessione nella ricerca dello slogan facile da assimilare ha portato la comunicazione politica e il discorso pubblico a impoverirsi di contenuti. Istruirsi, agitarsi ed organizzarsi - i tre compiti sostenuti da Gramsci ormai cento anni fa - risultato ancora attuali. e' sempre piu' necessario tornare a diffondere e sostenere i valori dell'inclusione, della liberta' e della giustizia sociale, bisogna tornare a essere Cervi, sulle montagne cosi' come in pianura, al Nord e al Sud. Lo dobbiamo a loro, al loro coraggio e al loro sacrificio, ma soprattutto lo dobbiamo a noi stessi e al nostro Paese.
Pietro Pasculli
.LINKS.
Fonte: La Storia Dimenticata Dei 7 Fratelli Cervi Morti Da Partigiani (di The Vision)
Home Page The Vision: https://thevision.com/
Facebook The Vision: https://www.facebook.com/thevisioncom
Twitter The Vision: https://twitter.com/thevisioncom
E-mail The Vision: