La canta anche in Italia il movimento delle "sardine" in piazza, ma qui dove e' nato il canto delle mondine italiane, poi adattato a simbolo dalla Resistenza antifascista, provoca fastidio e pubbliche reprimende. E non solo da parte di fascisti piu' o meno dichiarati, ma anche da parte di sedicenti moderati o liberali.

Eppure Bella Ciao non e' una canzone "di sinistra", come vorrebbe oggi Massimo Gramellini a livelli di ok boomer semplicemente stellari su Il Corriere della Sera. Bella Ciao non e' Bandiera Rossa e neanche Fischia il vento. E' il canto unificante di un paese che 70 e passa anni fa si e' liberato da una dittatura che prima lo ha oppresso, e poi trascinato nella tragedia della guerra al fianco di Hitler.

Bella Ciao e' una canzone universale. Cosi' tanto da esser stata intonata a conclusione del congresso DC che elesse come segretario l'ex partigiano Zaccagnini e ancora durante i funerali di Giorgio Bocca, che, da partigiano, diceva di non averla mai sentita intonare. Bella ciao scrisse Gianpaolo Pansa "E' una canzone che non e' mai stata dei partigiani, come molti credono, pero' molto popolare". "Inno" di una guerra durante la quale non fu mai cantata, con quel motivetto agile e coinvolgente perfetto per qualsiasi piazza.

Ma e' nel mirino sin dai tempi d'oro del berlusconismo. Michele Santoro la intono' nel 2002 in apertura di un'edizione straordinaria del programma Sciuscia' in polemica con l'Editto bulgaro del Cavaliere. Nel 2010 la Rai vieto' a Gianni Morandi di cantarla a Sanremo come brano rappresentativo di quel periodo storico per celebrare i 150 anni dell'Unita' d'Italia. Don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro, la canta oggi dopo la messa in segno di vicinanza al movimento delle sardine. Non e' una novita'. Un altro prete, Franco Mella, la canto' durante la rivoluzione degli ombrelli di Hong Kong e la folla lo segui'. Oggi ci sono anche i giovani dei Fridays for Future che la intonano sognando un mondo eco-sostenibile. I nuovi partigiani contro le multinazionali, le raffinerie, le discariche: "Dobbiamo svegliarci, dobbiamo aprire gli occhi, dobbiamo farlo ora. Dobbiamo costruire un futuro migliore".

Quest'estate Zingaretti la canto' con i militanti della Festa dell'Unita' di Ravenna, fu sommerso dalle critiche dei renziani ancora dentro il Partito Democratico: "E noi dovremmo restare in un partito che torna indietro di 40 anni?" polemizzarono.

Se una canzone come Bella ciao torna a essere sovversiva, cosa dovremmo pensare dei tempi che stiamo vivendo? I ragazzi che oggi vanno in piazza non sono certo partigiani, ma fanno una scelta partigiana, nel vero senso del termine: scendono in campo e prendono parte del processo politico in atto chiedendo un cambiamento all'altezza dei tempi.

Bella Ciao per questo e' la canzone perfetta, la hit dell'ondata che attraversa le piazze del mondo. Che sia la versione dei Modena City Ramblers o quella prodotta per "La Casa De Papel" da uno dei principi dell'elettronica mondiale, Steve Aoki. Non importa. Resta un inno di speranza, festa per un destino dagli esiti incerti che comunque va preso in mano, di lotta per la liberta'. Una canzone "bella" e viva perche' "popolare". Un paese che non lo capisce, che sentenzia "Bella Ciao e' una canzone faziosa" e' un paese che non ascolta il proprio tempo, le proprie storie, la propria epica e la propria miseria. Un paese senza memoria, e quindi senza futuro.
Simone Alliva

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Fonte: Bella Ciao Non Va Piu' Bene (di Esquire)
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