Nel saggio di cui parla l'articolo di seguito, Martin Gibert propone una sintesi dei dibattimenti contemporanei sul paradosso della carne. Cio' che l'autore del saggio fa, e' presentare il veganismo come movimento morale e politico che lotta per la giustizia animale, sociale ed ambientale.

Fonte: www.huffingtonpost.fr/kevin-barralon/voir-une-viande-comme-un-animal-mort_b_7550278.html

La domanda puo' sembrare assurda. Ovviamente, per essere mangiati, gli animali devono prima essere uccisi. Sappiamo tutti che dietro a una bistecca, c'e' un animale morto.
Tuttavia, per la maggior parte del tempo, facciamo dell'animale un elemento estrinseco alla carne.
Ci crea sempre fastidio quando, a tavola, un vegetariano ci ricorda che il cosciotto d'agnello e' innanzi tutto una carogna.
Questi moralizzatori!
Cosi', spesso, abbiamo fatto finta di dimenticare. Dopotutto, bisogna mangiare carne per vivere!
Questo e' un alibi.

La necessita' della carne, e' il nostro pretesto. E poi, se si ammette che la carne non e', come e' ovvio, necessaria, si potra' sempre dire che, poiche' ci piace mangiarli e li mangiamo, il consumo di animali e' giustificato di fatto.
Il mio piacere di mangiare una bistecca vince perche' cosi' ho deciso. Gli animali hanno solo bisogno di essere trattati bene. Uccisi con amore.
Come e' possibile conciliare l'amore che diciamo di provare per gli animali "domestici" (gatti, cani, ecc), con il massacro a cui partecipiamo dando il nostro denaro a coloro che "uccidono con amore"?
Martin Gibert, che insegna etica e filosofia del diritto, nel suo ultimo saggio di recente pubblicazione, "Voir son steak comme un animal mort - Veganisme et psychologie morale" ("Vedere la sua bistecca come un animale morto - Veganismo e psicologia morale") spiega questa ambiguita' inerente alla natura umana attraverso il concetto di "dissonanza cognitiva" che si manifesta, in relazione alla carne, con il seguente sintomo: "noi amiamo gli animali ed amiamo mangiare i loro cadaveri".


Il cadavere sul mio piatto

L'immagine del cadavere, noi la temiamo; e questo, gli industriali lo hanno compreso perfettamente.
E' la ragione per la quale non troveremo mai sulle confezioni di dentifricio la scritta: "Contiene animali morti"; perche', presentati cosi', molti prodotti sarebbero molto meno vendibili.
Allora, il problema si camuffa.
In effetti, e' in circostanze simili che, secondo Martin Gibert, interviene la "percezione morale".
Ma la percezione morale dei mangiatori di animali e' piuttosto "confusa" e infatti potrebbe succedere che un telespettatore che mangia solitamente bistecche, rimanga sconvolto dal fatto che un partecipante ad uno show televisivo uccida un maiale in diretta per nutrirsene definendo questa violenza "non necessaria", e ignorando il fatto che non lo sia uccidere un animale in generale.
Se uccidere degli animali non e' necessario, perche' si mangia ancora carne?
La domanda e', secondo Martin Gibert, "Come si fa a non essere vegan?".
E' vero, e' difficile rimanere indifferenti alla sofferenza degli animali, dice Gibert, "Chi puo' vedere senza rabbrividire l'agonia di un bue o di un maiale?".
Tuttavia, teniamo alla nostra bistecca ed e' proprio in questa cornice contraddittoria che bisogna analizzare la psicologia dell'onnivoro.
C'e', nei nostri rapporti agli animali, una continua contraddizione da superare. Possiamo, ad esempio, persuaderci che gli animali non soffrano veramente, o del fatto che abbiamo realmente bisogno delle proteine che, per credenza popolare, si dice siano contenute solo nei prodotti di origine animale ma, quando ci viene dimostrato il contrario, inneschiamo automaticamente un processo di rimozione della colpa.
Sosteniamo in questi casi che "le cose non dipendono da noi" e che, anche se mangiamo animali, non siamo responsabili della loro uccisione.
E, cosi' ci piace dire, in nessun caso, smetteremo di mangiare carne perche' sono i vegani che smettono di farlo, e i vegani sono una setta.
Dire questo ci rassicura, perche' i vegani costituiscono un campanello d'allame per la nostra "dissonanza cognitiva".


Rendere la realta' piu' digeribile

"Dovunque, si creano degli eufemismi per rendere la realta' piu' digeribile". Secondo Martin Gibert, riprendendo il termine coniato dalla psicologa americana Melanie Joy, "La maggior parte delle persone sono carniste".
Dietro a questo neologismo, c'e' "l'apparato ideologico che ha per funzione il soffocamento della dissonanza cognitiva".
Il carnista fa appello a innumerevoli alibi per giustificare delle pratiche e mantiene la posizione che nell'immaginario collettivo e' maggioritaria, secondo la quale non c'e' niente di male ad abbattere degli animali se tutto questo e' visto come naturale e necessario.
Martin Gibert vede il carnismo come una "barriera ideologica che nasconde la realta' dello sfruttamento".
"L'allevamento industriale riguarda l'82% degli animali in Francia, eppure molto spesso si fa appello, per giustificare la pratica del mangiare animali, ad un ipotetico podere felice in cui gli animali sarebbero trattati bene.
Ma la questione della necessita' ritorna costantemente: perche' porre fine alla vita di un animale privandolo di tutto cio' che avrebbe potuto vivere quando non e' necessario?
Si potrebbe dire, per esempio, che e' legittimo uccidere il mio cane in modo "felice e umano" perche' io voglio andare in vacanza?
Perche' sarebbe legittimo uccidere un maiale solo per mangiare un pezzo di salsiccia?
Sicuramente non e' la presunta "carne felice" la risposta a questi dubbi e il presunto concetto di necessita' fa acqua da tutte le parti.


Il veganismo come soluzione

Ma il problema della carne va oltre la questione legata all'uccisione e allo sfruttamento degli animali.
Come giustamente ricorda Martin Gibert, anche la questione ambientale deve essere presa sul serio.
Nonostante le ambizioni apparenti dei governi in materia di politica ambientale, il problema dell'influenza degli allevamenti di bestiame sull'ambiente e' in gran parte nascosto. Questi sono responsabili del 14,5% delle emissioni di gas a effetto serra, secondo un rapporto della FAO pubblicato nel 2013; piu' che "tutti i mezzi di trasporto".
Perche' il problema viene ignorato anche da coloro i quali pretendono di definirsi "ambientalisti"?
Come si puo' giustificare questa disparita' tra le nostre convinzioni e le nostre concrete abitudini?
Basta fermarsi a mentire a se stessi.
Se penso che gli animali non devono essere uccisi senza necessita', e' perche' credo che abbiano un interesse a perseguire la loro esistenza.
Il consumo di carne non e' compatibile con la presa in considerazione gli interessi degli animali e dei requisiti ambientali.
L'imperativo e' quello di eliminare la carne dalla nostra dieta.
Kevin Barralon

Traduzione a cura di Ada Carcione per Veganzetta


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Fonte: Mangiamo Animali Morti? (di Veganzetta)
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