Sghigno: Per la serie Come passa il tempo!, 2001-2011, e' un traguardo decisamente considerevole. Tranquilli, non vi voglio chiedere tutta la cronistoria del gruppo, considerando anche i numerosi avvicendamenti nella line-up. Ci terrei pero' a sapere le vostre impressioni, ovviamente quelle che adesso ricordate piu' lucidamente, riguardo a questi dieci anni di punk hardcore in giro per l'Italia e anche per l'Europa. Siete soddisfatti di come avete veicolato la vostra voce?

Marco: Ciao bello! Guarda, in sti dieci anni i momenti di lucidita' sono stati pochi...comunque, l'impressione piu' forte che mi e' rimasta dai giri che ci siamo fatti e' che esiste ancora una comunita' punk hardcore bella allargata e, nonostante tutto, abbastanza unita. L'esperienza di sentirsi immediatamente a proprio agio a 1000 km di casa (magari in un posto dove si parla tutt'altra lingua) perche' ti stanno accogliendo delle persone che condividono i tuoi stessi ideali e passioni, mi ha convinto che anche se ci si lamenta tanto in realta' la nostra fiammella brucia ancora un po' dappertutto.
Tutto sommato sono soddisfatto di come abbiamo veicolato la nostra voce, anche se si puo' sempre fare di piu'. Abbiamo sempre cercato di aggiungere un messaggio e un'idea alla nostra musica, anche se siamo fondamentalmente degli imbecilli, e penso che di tanto in tanto il messaggio sia arrivato. Se qualcuno, ascoltando i nostro pezzi, si e' incazzato un po' di piu' col mondo, allora abbiamo ottenuto il nostro risultato. Comunque alla fine l'importante e' fare bordello.
Tristan: Penso che ovunque andiamo e troviamo qualcuno che urla We're back again! We're back again che e' un po' la waka waka del gruppo, vuol dire che i My Own Voice passati e presenti hanno fatto un buon lavoro.
Emme: Gli ultimi concerti in giro in Italia e altrove mi hanno fatto pensare che, come diceva prima Marco, e' spesso un atteggiamento facile da assumere il cinismo della serie: "Ma quale scena, ognuno si fa i cazzi suoi, etc etc.". Se si vuole essere oggettivi pero' se non esistesse veramente nessuna rete di supporto priva di scopi di lucro, quando mai capiterebbe che quattro giovini di 25 anni possano suonare a chilometri di distanza, trovare gente che conosce i pezzi, vuole i dischi, si interessa al gruppo? Nessuno delle persone che conosco che suonano generi diversi dall'hardcore mi riferisce di cose simili, a meno che non siano ad un livello professionale. Quindi piu' che soddisfatto che si possa esprimere la propria voce, e ascoltare e molte volte apprezzare quella altrui.

Sghigno: Devo ammettere che dieci anni sono tanti e io non posso resistere a chiedervi quali momenti considerate piu' significativi lungo questo cammino, anche se non tutti lo avete condiviso per intero. Quali sono le tappe che avete superato e che ad oggi ritenete fondamentali per quello che siete adesso?

Marco: Beh le tappe sono state tante e non e' facile trovare dei punti di svolta precisi. Mi vengono in mente alcuni momenti particolarmente significativi che probabilmente ci hanno spinto a continuare fino a oggi in un certo modo. Il primo tour fuori dall'Italia, in Slovenia e Croazia, che ci ha dato la scimmia di suonare all'estero dovunque si potesse (e che alla fine e' diventato uno scimpanze' che ci ha portati in mezza Europa..). Il Pescara Hardcore Fest di alcuni anni fa, bellissimo concerto in cui abbiamo conosciuto gli Straight Opposition, che per me oltre che grandissimi amici sono diventati un punto di riferimento a livello di attitudine. L'entrata dello Ste alla batteria ha completamente rivoluzionato il nostro suono. In generale i cambi di line up, che sono stati degli sbattoni ma che ogni volta hanno pompato nuova linfa vitale nel gruppo. L'uscita di A Perpetual State Of Revolution credo che sia finora la tappa piu' importante, insieme ad alcuni concerti memorabili tipo Barcellona, Campofico, la recente serata a Torino di supporto agli Skruigners. Ultimamente, la cosa piu' figa che ci e' successa e' stato conoscere un ragazzo di Trento che si era tatuato addosso il nostro loghino con le facce e le mani...sei un grande!!

Sghigno: Lo ammetto, la copertina di A Perpetual State Of Revolution mi ha fatto amare ancora di piu' l'album! A mio parere siete sempre riusciti a coniugare una pratica DIY con un'ottima resa anche a livello qualitativo, che e' sempre una grande soddisfazione, immagino in primis per voi, ma anche per chi vi supporta. Come avete vissuto la genesi dei vostri album, tra l'altro molto curati anche negli aspetti tecnici?

Marco: A me lavorare sugli album piace di brutto! Penso che sia un'opportunita' non per registrare semplicemente i pezzi, ma per realizzare un progetto compatto che e' sia uno sfogo creativo sia uno spazio in cui introdurre dei contenuti. Per questo sono un fanatico dei supporti, e i dischi che mi piacciono me li compro sempre: perche' credo che un album non lo facciano solo i pezzi, ma tutto il progetto che sta dietro la realizzazione anche delle grafiche, del booklet eccetera. In generale, non penso che il DIY debba significare fare le cose col culo; anzi, se vuoi la mia opinione e' importante fare le cose DIY al meglio possibile proprio per dimostrare che l'autoproduzione puo' funzionare da paura senza bisogno di pompate di soldi esterne. Prendi i Kalashnikov: hanno sempre fatto uscire album che sono eccezionali sia dal punto di vista musicale che da quello dell'artwork e del supporto, e sempre totalmente DIY.
In A Perpetual State Of Revolution abbiamo curato molto la parte audio grazie all'ottimo lavoro di Ale Mobsound, complice anche il dollaro che era bassissimo e ci ha permesso di fare il master negli USA a stra buon mercato; per la copertina, ho avuto degli amici che si son sbattuti con me e ci siamo sucati mesi e mesi di Photoshop per far uscire un artwork gagliardo, tutta farina del nostro sacco e lemme lemme ce l'abbiamo fatta, con grande soddisfazione e costo zero. Entro un certo limite, e' sufficiente sbattersi!

Sghigno: In una vostra intervista ho letto che, come me, siete nemici della ghettizzazione dell'hardcore in etichette musicali, vivisezioni stilistiche e quant'altro. Questo non significa assolutamente voler rinunciare o venir meno alla propria identita', ne' tanto meno fare le cose giusto per farle, dimenticando la direzione della propria bussola. Cos'e' che vi spinge a suonare, ma forse sarebbe meglio dire: cos'e' che ancora vi brucia dentro, a dispetto dell'omologazione imperante?

Marco: La hai detta proprio bene, e probabilmente queste ghettizzazioni e vivisezioni sono una delle cose che mi fanno piu' cascare le palle e perdere entusiasmo di tanto in tanto. L'hardcore per me dev'essere iconoclasta, e vedermi i tipi umani fatti con lo stampino, tipo i Sims dell'hardcore, mi sembra un controsenso, cosi' come quelli che si rifanno guardaroba, discografia e manica di tatuaggio una volta l'anno. Poi a un certo punto sti cazzi: niente e' perfetto, men che meno la scena hardcore. Io ci credo ancora, e come me tantissimi altri. E' la gente che si sbatte per organizzare i concerti, per sostenere i gruppi, per suonare in giro; sono quelli che nel punk hardcore hanno trovato qualcosa di piu' di uno stile estetico e musicale. Per me e' stato cosi': e' grazie all'hardcore (un disco in particolare..) che ho iniziato a vivere e pensare in un certo modo, e finche' ci sara' l'hardcore, ci saro' anch'io, e vaffanculo alle Superga. E' comunque sempre divertente vedere la gente che fa i calci volanti nei breakdown.
Tristan: Vedere ancora quattro stronzi sotto al palco che si menano, fanno le torri, si lanciano dalle scalette dei muratori, cantano le canzoni e fanno un bel po' di bordello. Per l'aspetto siamo come quelli della canzone, stanchi e fuori forma, non reggiamo lo standard con le boy band hardcore. Le mode musicali passano, i trend del collo a V e il tatuaggio giusto pure, i My Own Voice non hanno inventato niente ma ci hanno messo tanto gain del loro sacco nell'amplificatore.
Emme: Un po' di moda penso sia inevitabile, e' un giro musicale ristretto, quindi e' facile che certe cose si propaghino in frettissima ed in maniera dilagante. Personalmente lo trovo un po' irritante, pero' cerco di non sprecarci neanche troppo pensiero, primo perche' in fin dei conti e' raro che si venga tagliati completamente fuori perche' non si suona l'hardcore giusto del momento (salvo rare ma eclatanti eccezioni), secondo perche' non auspico neanche che in futuro diventi di moda cio' che facciamo noi. Certo, avere molto seguito puo' essere gratificante, ma come My Own Voice direi che non c'e' da lamentarsi troppo e quel che c'e' ci ha dato molte soddisfazioni. E poi se una cosa ti piace, la devi fare e basta, e non e' banale quanto sembra dirlo, di sti tempi.

Sghigno: Non potete esimervi da una domanda che mi piace sempre fare, anche per conoscere realta' geografiche assai lontane dalla mia. Milano e' il vostro campo di battaglia, in tutti questi anni come si e' modificato il vostro rapporto con la citta', anche nel semplice quotidiano? Siete in perenne conflitto con la metropoli o avete trovato qualche nicchia di sopravvivenza? "Polveri Sottili" puo' ancora rispecchiare, dopo tre anni, la vita in quel di Milano?

Marco: Io me ne sono andato! Sono quasi due anni che vivo a Torino. Per cui per quanto mi riguarda, "Polveri Sottili" rispecchia ancora totalmente il mio pensiero e continuo a credere che la migliore strategia per stare bene a Milano sia andarsene...ovviamente mi capita spesso di esserci, visto che i My Own Voice gravitano comunque intorno a Milano; ma ogni volta che ci vado, continuo a sentirmi in conflitto con l'arroganza, la freddezza e la vacuita' di questa citta'. Milano per me rappresenta la vittoria dell'immagine imposta dall'alto e degli interessi economici della cricca sui bisogni umani della gente. Bombe a mano sul Portello, altro che palle!
Tristan: Riprendo quello che aveva detto Marco in un'intervista anni fa: qui se non ti ritagli il tuo angolino personale ludico-ricreativo e un po' becero, stai fresco. Lo stile di vita in una citta' cosi' e' stressante e caotico, la meta' delle cose le fai senza la minima voglia, l'altra meta' la fai per ottenere qualcosa che 99% non ti serve. Io mi accontento di strimpellare qualche accordo, dare 2 manate ai concerti e prenderne 4, esplorare flora e fauna. Non fara' di me il capo della catena alimentare ma mi evita l'uso di ansiolitici, sonniferi, armi, religioni e pensieri autoreferenziali. E chi vuol intendere..
Emme: Io a Milano non ci vivo ma da quando sono ragazzino la frequento. Sono sempre stato molto ambivalente a riguardo: la citta' ha sempre un po' il divertimento ebete da parco giochi, se vieni da fuori. Quando poi per studio e' entrata un po' piu' nella mia quotidianita', ho incominciato a vedere certi aspetti, e ho concluso che, almeno per quanto riguarda Milano, la citta' non e' un posto naturale in cui vivere. E poi a me non piace che se provi a parlare con qualcuno in metropolitana senza conoscerlo e' probabile che venga accolto come un intento molesto. E' la dimensione della solitudine del nostro stile di vita, che poi purtroppo riguarda sempre piu' tutti i centri urbani, anche quelli piu' piccoli.

Sghigno: Forse dire che i vostri album hanno un unico concept di fondo non e' proprio corretto, pero' mi sembra di aver riscontrato un filo rosso che funge da collante per le varie canzoni delle rispettive track-list. Ovviamente un album e' un potente veicolo di idee, riflessioni e concetti. Come vi rapportate con la stesura dei testi, che a mio parere sono sempre decisamente originali e anche piuttosto ricercati?

Marco: I testi li scrivo io, e non essendo molto prestante fisicamente non ho mai potuto parlare di quanto faccio brutto e quanto ti spacco la faccia pezzodimmerdasemitocchi, quindi ho dovuto ingegnarmi un po'. Siccome di solito abbiamo pronte le musiche molto prima dei testi, decido un po' a tavolino di cosa mi piacerebbe parlare nelle varie canzoni, e poi vado un po' a braccio; dato che ritengo il testo una parte fondamentale di una canzone hardcore ci posso mettere parecchio tempo prima di buttarlo giu'. I testi di A Perpetual State Of Revolution nascono dall'idea di realizzare un album incazzato e diretto, che non parli di stronzate a caso urlando ma di temi che ci stanno a cuore e che ci fanno girare le palle, tranne "Peana" che e' un po' piu' intimista e scritta in un momento particolare della mia vita. Quindi ho cercato di scrivere testi che non avessero tanti compromessi ma evitando di cadere nello sloganismo; se ci sono riuscito, non lo so. E comunque, la disoccupazione ci ha dato un bel mestiere.

Sghigno: A Perpetual State Of Revolution e' sicuramente un album d'attacco, e' un arsenale di spunti per andare all'attacco dell'esistente. Vi sentite in continua lotta contro cio' che vi circonda? Quali sono gli aspetti piu' marci contro i quali vi scagliate, anche nel quotidiano?

Marco: Come ti dicevo, A Perpetual State Of Revolution nasce proprio per essere un album incazzoso in un panorama spesso troppo gentile, e se mi dici che questo spunto ti e' arrivato mi fai proprio contento. Gli aspetti della realta' contro cui personalmente cerco di lottare ogni giorno sono fondamentalmente due: l'arroganza (che poi e' anche la violenza) del potere, e l'indifferenza e arrendevolezza della gente. Sara' semplicistico, ma credo che una buona parte dei problemi che affliggono la nostra societa' derivino dall'insieme di queste due cose. E per combattere questi due aspetti, a volte basta poco: magari parlare e discutere e pure litigare con le persone che ci circondano e a cui vogliamo bene, o magari rifiutare di stare zitti di fronte a qualche ingiustizia evidente sul lavoro, a scuola, in famiglia o per strada. Poi ci sono i momenti in cui bisogna mettersi in gioco di piu' e magari prendersi qualche rischio. La liberta' non e' qualcosa che ci e' dato ma bisogna conquistarla giorno per giorno con le unghie e con i denti; e' questo che intendo quando dico che bisogna vivere in uno stato costante di rivoluzione: come si smette di lottare, ci si comincia a svegliare in gabbia! Quindi in un certo senso si', mi sento in continua lotta contro cio' che ho intorno, ma ogni tanto sento il bisogno di deporre le armi e farmi i cazzi miei. Cio' che mi piace dell'hardcore e' proprio che trasforma la rabbia in un'emozione positiva, vivere sempre incazzati alla fine e' una rottura di palle.

Sghigno: Un po' tutti avete suonato anche in altri gruppi, accumulando quindi diverse esperienze musicali. Ad oggi da cosa vi sentite piu' influenzati? Avete sempre avuto dei solidi punti di riferimento? Nel corso del tempo sono cambiati? Quali sono i gruppi, se ci sono, che recentemente vi hanno intrigato di piu'?

Marco: Ci sono in particolare due gruppi e due dischi hardcore che mi hanno cambiato la vita e sono rimasti come punti di riferimento costanti per me: Ignoring The Guidelines dei Raised Fist e Wash Off The Lies degli Intensita', a mio parere il disco hardcore in assoluto. Tutto cio' che ho fatto musicalmente e' stato influenzato da questi due gruppi. Poi bon, nel tempo ho trovato tantissimi spunti in tantissimi altri gruppi italiani e non. Al momento di gruppi italiani mi gasano di brutto gli Strange Fear, gli Attrito e i Congegno e (lo ammetto) Il Teatro Degli Orrori. Ho sentito di recente il disco nuovo dei Miseria e mi sembra che sia uscito una bomba. Un pezzo che non riesco a togliermi dalla testa e' "Night Off" dei Sick Of It All. Poi ovviamente ascolto dalla mattina alla sera la Rettore, la Carra', Max Pezzali e il Fiki Fiki come ogni punk che si rispetti...
Tristan: Ho iniziato a suonare con in testa i Queers, Screeching Weasel e company. Ho visto poi che nella scena pop punk c'erano poche punk rock girls e son passato all'hardcore per mettermi il cuore in pace! Adesso ascolto molto post hardcore, metalcore, modern old school. Se non ascolto almeno 10 breakdown al giorno i miei soci dell'altro gruppo (Underneath Your Empty Ways) mi fanno le smutandate e non mi restituiscono il cappellino. Ma e' da un pezzo che pure gli Zen Circus non abbandonano il mio lettore, quindi direi che vario. Ultimamente mi hanno preso gli Attrito, che sberloni!
Emme: Eh la lista sarebbe lunga...diciamo che in ambito hc rimango su cose italiane, PHP su tutti, Bellicosi e l'hc torinese degli anni '90, piu' un sacco di altri gruppi che dovrei scrivere un papiro. Ultimamente sono anche in revival hardcore melodico, tipo Satanic Surfers, Strike Anywhere, Belvedere. E poi e' tre anni almeno che consumo i cd dei Municipal Waste.

Sghigno: E' chiaro che non mi lascero' sfuggire quest'occasione: cosa bolle in pentola? C'e' qualche idea che sta fermentando? Progetti estivi?

Marco: Bolle! I progetti ci sono ma ristagnano nel nostro insano alcolismo e nella nostra totale incapacita' di pianificare il futuro. A breve uscira' una ristampa di tutto cio' che abbiamo fatto prima di A Perpetual State Of Revolution, quindi i primi due album, un pezzo registrato a suo tempo per una compilation e la primissima demo malcagata del 2001; e' piu' una cosa che abbiamo fatto per noi e perche' abbiamo finito le copie di De Ira, il risultato pero' non e' male, sono tipo 25 pezzi di ignoranza e ottusita'. Uscira' in collaborazione con High Voltage Records di Torino e Rock Out Fascism di Milano, il titolo e' Back To The Core. Ole'. Stiamo buttando giu' pezzi nuovi e penso che in inverno registreremo un Ep, l'idea sarebbe di fare uscire uno split e abbiamo gia' proposto ad un gruppo amico di condividere, ma visto che non si e' ancora presa una decisione non dico un cazzo!
Poi bon, io vorrei fare un altro tour fuori dallo stivalozzo quest'inverno, e nel frattempo faremo in modo di suonare dappertutto nel suddetto lozzo stivale. Quindi chiamateci se ci volete bene!
Personalmente, miei progetti estivi sono di collassare per 3 settimane di fronte all'oceano, possibilmente. Forse mi alzero' per andare in bagno.

Sghigno: Ed ora il consueto spazio che lascio totalmente a disposizione degli intervistati, a voi la parola!

Marco: Grazie a te e a punk4free per lo spazio e per gli sbattimenti che vi fate. Grazie di cuore a chi in tutti sti anni ci ha supportato, e un bel vaffanchiulo a chi ha fatto lo stronzietto. E soprattutto grazie a Augu e Richi e i vecchi My Own Voice per la benza che hanno messo in sto macinino.
Che altro dire? L'hardcore non e' solo musica, quindi concerti e barricate, facciamo bordelloooooooo!!!!

Tristan: Un abbraccio a tutti quelli che ci hanno accolto a suonare, agli autoctoni che ci hanno accompagnato in avventure improbabili ad orari improbabili, ad Emme per tutte le conquiste romantiche che gli fottero' la prossima stagione, a Marchidda per tutti gli amici di seconda scelta che mi lascera' generosamente la prossima stagione, allo Ste a nome di tutti quelli che, come me, hanno rischiato di prenderne un casino e sono stati risparmiati. Ringrazio gli Straight Opposition, gli Strange Fear e i Vibratacore per la condivisione di alcuni tra i momenti piu' bassi e incivili della mia vita e gli Attrito per la loro pavidita' calcistica. Il 90% di un gruppo lo fanno le persone che ci stanno intorno, quindi grazie a tutti quelli che ci hanno seguiti, si sono presi una sbronza, un pugno sul naso, hanno conosciuto un amico o preso un due di picche insieme a noi. bella li'!
Emme: Grazie di cuore a punk4Free e colgo l'occasione per insultare Yunior. Rilancio la sfida di Tristan, e ringrazio la mia infanzia traumatica per avermi messo sulla retta via di urla e doppio pedale. Non tutto il male viene per nuocere, entra anche tu in un gruppo HC! Saluti!

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