Sia come sia, erano gli anni ottanta, circa meta' corsa, quindi in piena epoca crossover, con i gruppi thrash ricoperti di richiami alla scena hardcore e un fiorire di teschietti dei vari Misfits, Discharge, Broken Bones, Suicidal Tendencies, su chitarre e maglie dei nostri idoli metal. Ma era in generale tutta la situazione a spingere verso l'hardcore, i concerti, la frequentazione dei centri sociali, le chiacchiere fuori dai negozi di dischi e la lettura avida di zine fondamentali per la nostra crescita, per non menzionare un programma radio come The Outer Limitz in cui metal e accaci si alternavano senza soluzione di continuita' grazie all'opera di due protagonisti di spicco della scena capitolina. Queste contaminazioni portavano con se' una spinta ancora piu' marcata verso l'etica d.i.y., un seme gia' in parte abbracciato dalla scena thrash che per prima ne aveva intuito le potenzialita': nelle nostre vite si faceva largo un cambiamento di prospettive a dir poco cartesiano, il passaggio da meri fruitori a parte attiva di un qualcosa che ormai occupava almeno tre quarti delle nostre esistenze.
Decidere di fare una zine non era cosa da poco, non c'erano i pc, ne' tanto meno la rete, per cui tutto era manuale e meccanico, dal contattare i gruppi via telefono o lettera (la media perche' una lettera raggiungesse gli USA era di un paio di settimane se eri fortunato), allo scrivere con la vecchia cara Olivetti, dal ritagliare le foto e inserirle nella pagina con un minimo di taglio grafico per quanto punk. Insomma, come minimo toccava spenderci sopra qualche mese e ore di lavoro instancabile, con bestemmie quando sbagliavi per l'ennesima volta a scrivere un nome e dovevi cestinare il foglio per cominciare da capo, oppure quando scoprivi che una lettera era andata persa e la trafila doveva ripartire dall'inizio. Magari suonera' un po' tronfio, la tirata da vecchio nostalgico che vuole impressionare le nuove generazioni, eppure credo sia necessario per comprendere come fare una zine fosse un atto creativo ben piu' complesso del mettere online un blog o una webzine e, per questo, chi arrivava fino in fondo, fosse anche per uno o due numeri come nel nostro caso, aveva comunque dedicato al progetto una passione e una dedizione (caparbieta') spesso oggi difficili da riscontrare.
Ma torniamo alla nostra storia, ovvero quella di due fratelli nati metallari ma sempre piu' attratti dall'hardcore e dei loro amici, persone con cui si passavano ore e ore a chiacchierare di musica, si andava ai concerti, si trascorrevano i pomeriggi nei negozi di dischi oppure nelle loro immediate vicinanze, certi che di li' sarebbero passati altri come te da cui magari potevi strappare qualche dritta su gruppi, dischi, concerti. C'era poi l'attivita' via lettera, con lo scambio di demo, bootleg, zine e informazioni, cui tutti noi ci dedicavamo e che forniva materiale di prima qualita' per ulteriori discussioni, ascolti, scambi, ovvero la nascita della mia (credo nostra) reazione incondizionata tipo cane di Pavlov alla vista della cassetta delle lettere, una sbirciatina con la coda dell'occhio anche se ci sei appena passato o se e' Domenica, visto mai che il postino si fosse sbagliato. Cosi' avevamo conosciuto i ragazzi di Torino che curavano Metal Caos e che ci aiutarono con due interviste da rivista di grido (Anthrax e Testament), un colpaccio niente male per una realta' agli esordi, soprattutto perche' nel metal (fosse anche nel thrash) le cose erano sempre un po' piu' complesse e burocratizzate rispetto alla scena hardcore, dove al contrario beccare nomi quali Suicidal Tendencies o Accused (tanto per dire) era infinitamente piu' semplice.
Poi, ovviamente, c'era il fatto di essere li' nel momento giusto, percui alcune realta' che apparivano come alla nostra portata sarebbero divenute solo in seguito nomi di culto e fondamentali per lo sviluppo di determinate scene, vedi i norvegesi Mayhem o i Crash Box, ma che al tempo non rifiutavano certo un'intervista, cui si aggiungevano le conoscenze personali -come i romani High Circle o gli anconetani Kurnalcool- o quelle via lettera come i Creeping Death, gli Schizo o i Morgana, tanto per citarne alcuni. Insomma, non era nulla al di fuori della portata di chiunque fosse motivato da seria passione e determinato a diventare parte attiva di un mondo in piena espansione e ricco di fermenti. La differenza stava nel fatto di non limitarsi piu' ad ascoltare un disco comprato, nel fare quel passo successivo perche' il proprio essere fruitore si tramutasse in qualche cosa di ulteriore, di piu' significativo e creativo, nel condividere con una cerchia piu' larga quello che rappresentava la nostra vita quotidiana e il nostro modo d'essere, con estrema naturalezza e, soprattutto, senza alcuna pretesa che non fosse la possibilita' di dare uno spazio fisico alla nostra passione.
Con il senno di poi, abbiamo capito come questo fosse in realta' un atto piu' significativo di quanto non avessimo pensato al tempo, in primis per noi stessi, ma anche per i pochi (o molti) che ancora si ricordano di quei due numeri e ne parlano ancora nonostante i venticinque anni trascorsi. Segno che quel piccolo atto rappresentava comunque un momento significativo all'interno di una comunita' a se', un momento di passaggio e soprattutto una testimonianza di un punto di svolta nelle nostre vite di adolescenti. Al tempo, io ero il piu' grande della combriccola e stavo per finire il liceo, in quei mesi mi sarei trasferito ad Ancona, per seguire altre strade e altre avventure musicali, per cui lasciai agli altri il compito di portare a termine il secondo numero che assunse dei contorni piu' marcatamente hardcore e vanto' una lista ancor piu' significativa di contenuti, ma di questo parleremo un'altra volta. Grazie per l'attenzione e buona lettura.
Rrroooaaarrr n°1: contenuti
Il primo numero di Rrroooaaarrr era ancora bilanciato tra l'originaria militanza metal e le sempre piu' forti pressioni della scena hardcore (le stesse che avrebbero presto contagiato l'intera redazione), con la presenza di un nutrito manipolo di gruppi come Suicidal Tendencies, Excel e The Accused a rappresentare in pieno la scena crossover del periodo. Le interviste a questi tre nomi americani erano avvenute via lettera, con la consueta trafila fatta di lunghe attese e ricerca di contatti sui dischi e sulle ‘zine specializzate. Ricordo ancora come l'arrivo delle lettere, piene zeppe di adesivi, flyer e materiale informativo di ogni tipo era sempre un avvenimento e ne custodisco ancora gelosamente buona parte.
Per i due grossi nomi thrash, Anthrax e Testament, ci avevano aiutato i ragazzi di Metal Caos -ovvero Claudio Cubito e Carmelo Giordano- con cui eravamo in contatto e che ci avevano offerto queste due esclusive per noi davvero importanti. Con i gruppi italiani Necrodeath, Schizo, Blast Furnace e Morgana eravamo invece in contatto via lettera e erano, spesso, frutto del classico ordine di demo che occupava le nostre giornate a fianco, inutile dirlo, di bootleg e tape trading. Credo che anche l'intervista agli allora sconosciuti Mayhem fosse frutto di un contatto similare, cosi' come la chiacchierata con i Crash Box, raggiunti da Jacopo tramite l'indirizzo scovato su un numero di T.V.O.R. o sul loro disco.
Con High Circle e Kurnalcool le cose erano state decisamente piu' semplici, perche' li conoscevamo di persona e li incontravamo spesso. I primi erano di Roma e condividevano con noi concerti e pomeriggi passati nei negozi di dischi, mentre con i secondi mi ritrovavo quando andavo a trovare i miei nonni ad Ancona, dove mi sarei trasferito quella stessa estate. In particolare, l'intervista ai Kurnalcool e' stata il frutto di un freddo pomeriggio invernale dal tasso alcolico quanto mai elevato, fattore che non ne ha di certo facilitato la riuscita e ha messo a dura prova la pazienza di John Big George, uno dei due cantanti della band marchigiana ancora in azione. La vena demenziale, del resto, sarebbe tornata anche in fondo al numero, con le recensioni di Stefano e Marco, costantemente a cavallo tra passione fanzinara e cazzeggio capitolino.
Non c'e' molto altro da aggiungere, tutto era nato dalle solite chiacchiere davanti a Revolver e aveva preso via via forma senza quasi ce ne rendessimo conto. Un amico che scriveva su HM aveva pubblicato un annuncio con i contatti e da li' era cominciato il passaparola, cosi' alla fine abbiamo ricevuto qualche ordine anche da altre citta' e la voce cominciava a girare. Una nota a margine va dedicata alla strepitosa copertina firmata Walter Venturi e al lavoro di forbici e colla svolto da Stefano e Jacopo per l'impaginazione. Il resto lo trovate qui a vostra disposizione.
Michele Giorgi - The New Noise
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Fonte: Speciale Fanzine - RRROOOAAARRR N.1 (1987) (di Italian Thrash Attack)
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