I Dannazione padroneggiano bene la grammatica dell'hardcore, le canzoni abbondano di stoppatone, dissonanze, cacofonie, cori, accelerazioni e ritmi in generale comunque abbastanza sostenuti, il tutto condito da un cantato abrasivo che pero', per essere pignoli, ogni tanto non convince pienamente, apparendo in alcuni passaggi eccessivamente sforzato o soggetto a intemperanze (a me personalmente non piace quando a meta' di un grido la voce "salta" per poi riprendere subito la tonalita' precedente).
Il disco e' un bell'assalto frontale, i testi sono diretti e impegnati andando a toccare molti dei nervi scoperti del mondo in cui viviamo. Il lavoro parte subito facendoci capire chi siano i Dannazione, "Giustizia del sabato sera" e' una sberla di poco piu' di un minuto che mette in risalto le contraddizioni della nostra societa' che da un lato disprezza chi cerca uno stile di vita diverso e dall'altro accetta tranquillamente sballo e droghe da discoteca, mettendo in mano a incoscienti macchine potentissime, e finendo poi per piangere le cosiddette stragi del sabato sera.
La canzone finisce per inneggiare a questi lutti considerandoli come una forma di giustizia, un messaggio che non condivido per niente ma che, nel bene e nel male, fa parte dello stile del gruppo che non si ferma davanti a nulla nella sua furia iconoclasta, concetto che viene da loro stessi esplicitato nella seconda traccia quando cantano "il nostro obbiettivo radicalizzare ogni singolo ideale che ci appartiene".
Questi salentini mettono nuova carne al fuoco a ogni canzone, e quindi eccoli parlare di proletariato, oppressione e morti bianche in "Odio", per poi passare a temi animalisti ("Cavie"), alle disgustose guerre per esportare la democrazia e alle missioni di pace ("Mercenari"), ai disumani Centri di Permanenza Temporanea in cui vengono rinchiusi gli immigrati, ora piu' correttamente ribattezzati Centri Identificazione ed Espulsione e che sono di nuovo balzati agli onori delle cronache grazie alla protesta/assalto a colpi di letame messa in atto a Torino in uno dei ristoranti piu' lussuosi della città (in "CPT"), fino agli effetti della globalizzazione e del capitalismo sfrenato causa del lavoro e sfruttamento minorile ("Buio").
Un capitolo a parte merita una delle canzoni migliori del disco, "Bonehead", che non si occupa di argomenti cosi' ampi come quelli delle altre canzoni ma che tocca un tema che coinvolge in una certa misura la scena.
Bonehead infatti altro non e' che un appellativo dispregiativo dato agli skin neonazisti, i Dannazione, che sono fieramente skinhead e rivendicano il loro antifascismo, si scagliano contro contro le tendenze neonazi che ammorbano parte della galassia skinhead, ricordando come questa sia solo una deviazione, nata "grazie" a Gary Bushell, dell'originale ideologia skin.
E siamo arrivati alla chiusura della recensione (se avete avuto la forza e la pazienza di leggere vi faccio i miei complimenti), mi sento di poter dire che questi quattro scalmanati hanno tirato fuori un buon Ep, dimostrano grinta e ottime capacita', hanno dei margini di crescita ovviamente, ma tutto sembra presupporre che possano raggiungere un livello di maturita' tale da arrivare a ottimi livelli nel panorama italiano, e gia' ora non ne sono cosi' tanto lontani. Oi!
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