Come il particolare liquore greco dall'alta gradazione alcoolica, da cui penso traggano il nome, allo stesso modo i perugini Ouzo dimostrano con il loro nuovo lavoro "Less Bible, More Doubts" una genuina originalita' ed un alto tasso di maturita' espresso in dieci tracce che Qualcuno ha definito persino un capolavoro.
Eccoli (Diego piccolo, Trave, Mics, Mizio, Giudi) dopo "Cliche' Revolution", riproporre in maniera maggiormente consolidata il loro suono: una mistura diabolica di punk hardcore con influenze vecchia scuola e melodie melodiche d'oltre oceano, il tutto condito con abbondanti liriche in inglese (maledetti!) dove l'ironia e' forte mezzo di critica e costante presenza strisciante...uh!
Forte e' il contrasto che si percepisce tra la sezione ritmica, solida e compatta e la voce pulita, principale caratteristica melodica, ponte di tramite sono le chitarre che alternano riff veloci, serrati, taglienti ad arpeggi che aprono angoli di pace, generosi d'emozioni, della durata di pochi secondi nella furia complessiva, animata frequentemente da cori rabbiosi e cupi.
La registrazione denota immediatamente un'eccellente qualita' generale che fa risaltare efficacemente i singoli strumenti in egual maniera, elevandoli nei loro brevi momenti di protagonismo, trasmettendo una fluidita' espressiva generale dritta al bersaglio poggiante su una buona capacita' tecnica.
Dieci tracce per circa 17 minuti complessivi, sintomo evidente dell'immediatezza espressiva degli umbri, fautori di vere e proprie schegge impazzite che lasciano il segno conficcandosi sotto la pelle, con la caratteristica di farsi apprezzare pienamente magari non subito, ma di rimanere fresche e sempre dirette, una volta valutate positivamente, per lungo tempo.
I pezzi che io personalmente ho gradito maggiormente o mi hanno colpito per qualche motivo sono "Join the trophy", traccia iniziale, propone un buon sound nella sua durata e come spiega il gruppo, tratta il rapporto conflittuale con la birra Moretti, "my man by the green hat" la cui decisione di creare un prodotto con assenza di alcool infastidisce non poco i ragazzi (ma io mi chiedo poi come si fa a bere Moretti, piuttosto piscio caldo!), avanti con il pezzo omonimo, indiscutibilmente un ottimo slogan e filosofia di vita, autonomia di pensiero libera dalle belle favolette buone per i bimbi idioti e simili.
Un altro bell'episodio e' "Socal D.I.Y." veloce, cattivello in cui la band esplica la sua concezione di do it yourself: "Non saprei definire cos'e' il diy, sicuramente non e' dare qualcosa per avere qualcos'altro in cambio" semplice attitudine naturalmente insita, applicabile specialmente nella vita quotidiana.
Si continua con "Liquorice" pezzo ironico su determinati stereotipi musicali, "Coffin break" a tratti poetico e introspettivo, richiama alla reazione, necessita' di cambiamento; gli ultimi due pezzi ed in particolare "Back to the 90's" concludono mantenendo alta la qualita' ed il ritmo del lavoro proposto.
Concludo come al solito con un paio di cazzate di circostanza: buon lavoro, bel gruppo e blablabla...ma soprattutto, affrettatevi a goderne e supportate, bei bimbi...
Pierkna

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