Passiamo quindi a qualche notizia generale sul gruppo in questione, un progetto nato tra l'Abruzzo e la citta' piu' amata dagli amici padani, i cui componenti (Fabio-voce, Fabrizio-basso, Frank-chitarra, Banfio-batteria), in parte, militano anche nei Golden Violence e propongono in questo loro primo lavoro una miscela altamente infiammabile di hardcore con influenze scandinave e d'oltreoceano, riproposte in chiave personale, supportate da maturita' e buona tecnica.
Il muro sonoro percepibile immediatamente, grazie anche alla buona qualita' della registrazione, e' notevole, un'esplosione di rabbia a lungo covata, dove la parte strumentale compatta, veloce, dotata di una precisa e consistente sezione ritmica che macina a dovere, si completa alla perfezione con l'aggressivo, viscerale cantato in inglese, il quale nonostante le liriche nello straniero idioma, fa percepire con chiarezza che i ragazzi hanno dormito con un gatto rognoso attaccato ai coglioni.
Le tematiche affrontate si abbattono come la grandine estiva sul raccolto, sgretolando alle fondamenta muri dogmatici sociali, scagliandosi con forza contro tradizioni acquisite per inerzia, nello specifico: il potere che il denaro e il buon Dio hanno nella societa' odierna, ma anche la mancanza di una proposta di contenuti di certe bend della scena.
Per tutta la durata del demo l'intensita' e' palpabile, forte la generosita' d'emozioni trasmesse che eliminano la staticita' sonora colpendo diritto e persistentemente l'attenzione dell'ascoltatore.
Una pioggia torrenziale, con sottofondo di temporali, ci accoglie, introducendo l'inizio del lavoro proposto, rivelando da li a poco una traccia puramente strumentale, che funge da intro, dal percorso simmetrico: iniziato e interrotto con un arpeggio acustico.
Avanti con "Banal but not too much": una rullata della batteria ci tiene in sospeso, facendo crescere la carica per poi, in un istante, riversare una potenza e rabbia rare su cui spiccano due diversi timbri vocali, terminando in un lampo.
"The real hell" nonostante una minore velocita', mantiene alto il livello, cosi come la successiva "Imaginary wars" (insieme alla seconda uno dei miei pezzi preferiti), dove e' il cantato ad impreziosire il pezzo, alternando anche cori rabbiosi e fondendosi alla perfezione con le linee generali dettate dalla chitarra.
Termina la demo "I'll go ahead (blind eyes)" pezzo in cui momenti di lucida furia si alternano ad unisone grida d'unita' nella lotta, nascondendo alla sua fine una ghost track di uguale valore musicale che termina il lavoro con un ultima forte emozione.
Sicuramente una buona prova per i Rise From The Agony, i quali dimostrano, sebbene la brevita' d'esecuzione, idee ben chiare, iniziando sotto buoni auspici questo loro percorso, il quale verra' presto rinvigorito dall'uscita di un cd completo che, sono sicuro, fara' piacere a molti.
Pierkna

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