"Il mondo contemporaneo ci ha insegnato a vivere per mestiere, a consumare le nostre esistenze in alienante routine. Nella serra dove abbiamo permesso al potere di rinchiuderci, siamo controllati, cresciuti, accopiati, coltivati. Il nostro mondo e' questo."
"Giriamo in cerchio tra casa, lavoro e divertifici vari, come carcerati nel cortile durante l'ora d'aria. Voltiamo pagina. Lasciamo questa condanna ad una vita di squallide certezze per l'ignoto campo da gioco delle passioni. Vogliamo una vita dove sperimentare pratiche esagerate di liberta'".
Diverse generazioni, differenti vite e sentieri intrappresi, stessa fiamma che brucia dentro, stesso slancio nel volersi riappropriare di una vita che si sente sfuggire di mano, nel volerla stringere fra i denti, finanche a farla sanguinare.
"Almeno potersene andare, far libera fame" diceva Pavese, pensiero che scalcia forte, quando si aprono gli occhi su quello che ci circonda, insoddisfatti di una vita che per quanto fortunata, non sentiamo fino in fondo nostra.
Ultimo capitolo per i messinesi Afasia, Voltare Pagina, titolo esplicativo di una volonta' indomita di cambiare l'esistente o per lo meno espressione forte di un desiderio di riprendere in mano le redini del proprio vivere, rompendo i gioghi delle imposizioni di cui siamo sempre piu' spesso schiavi.
Il lavoro proposto e' un concentrato fittissimo di idee libertarie, un quadro cinico e critico di una realta' avversa all'individualismo, di una socialita' omologante, di una filosofia dell'apparire, vuota esteriorita' orgogliosamente ostentata. L'uomo come essere slegato dalla sua indole, macchina per la produzione, assuefatto dal suo benessere materiale, schiavo di cio' che arbitrariamente pensa di poter scegliere, derubato della gioia di vivere, delle emozioni piu' semplici e istintive.
Le citazioni del pensiero orwelliano e di Debord si intrecciano nel descrivere una civilta' mai cosi' lontana dalla propria natura, incattivita dall'egoismo materiale, indifferente alla sofferenza del prossimo, in cui il potere stringe sempre piu' le sue maglie di controllo sui cittadini-sudditi, influenza e controlla l'opinione pubblica, modella e dirige i lavori di costruzione della gabbia che noi stessi stiamo erigendo per ultimare la nostra cattivita'.
Troppo comodi, aggrappati alla nostra piccola nicchia di felicita', non riusciamo a rinunciare alla sicurezza delle nostre catene per affrontare l'ignoto, privi di fantasia nell'immaginare un mondo diverso, ci stanno sottreando anche la speranza di vedere una nuova alba. Stuprati da una realta' che riesce ad estorcerci il peggio che abbiamo dentro per poter sopravvivere, diffidenti verso gli altri, il diverso; una vita ai margini, raramente protagonosti di noi stessi, costretti quasi a guardare la vita che scorre da dietro un vetro.
Un disco che fa riflettere su molte tematiche del nostro vivere quotidiano, invita a prendersi parte del nostro tempo per pensare cosa vogliamo realmente fare della nostra unica vita, consci delle difficolta', degli ostacoli che troveremo sul cammino, ma senza legarci le ali, unica possibilita' che ci rimane di osservare le cose da un punto diverso e piu' umano.
I contenuti pero' per quanto ricchi e indagatori, trovano una sezione strumentale coi contro cazzi, ben costruita, dritta al bersaglio, senza fronzoli, ma allo stesso tempo matura, sapientemente suonata.
Chitarre psicotiche, continue sfuriate di rumore, ritmi schizofrenici, sezione rimica da lasciar senza fiato, mai una canzone scontata, le sorprese sono molte e orginali. Liriche come proiettili, sparati da una voce folle, quasi strafottente, esplode parole ad una velocita' incredibile spesso quasi parlando all'ascoltatore, non riesce a nascondere un'ironia perversa e malata.
Alcuni degli episodi proposti son ripresi dal precedente demo, "Police bastard" eccelentemente interpretata e' una cover degli Alter-Azione, il testo di "La congiura degli io" e' tratto da "Ferri corti con l'esistente", 13 pezzi in tutto, un ennesimo piccolo capolavoro italico.
Ogni pezzo ha le sue caratteristiche che lo rendon particolare, alcuni spiccano in maniera superiore penso personalmente, ma lo scoprirete voi stessi.
Quasi una trentina di piccole realta' diy si son riunite per l'uscita di questo disco, autoproduzione intesa come scelta e non necessita' fine a se stessa, un benefit destinato agli anarchici arrestati per aver cercato di denunciare le angherie e sopprusi degli odierni campi di concentramento/indentificazione ed espulsione, la cui normativa si sta facendo sempre piu' aspra ed inumana.
Le grafiche e l'impaginazione lo rendono ulteriormente unico, curate nei minimi particolari, spiccano i bellissimi disegni fatti a mano e il digipack in cartoncino che lo rende simile ad un libricino.
La liberta' e' schiavitu', la guerra e' pace, l'ignoranza e' forza...pensaci bene vuoi davvero vivere cosi?
Pierkna

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