La band e' composta quindi da tre giovini (Strini - voce e chitarra, Uomo Verde - basso, Alessio - batteria) e ci propone un punk rock correlato ad una buona dose di garage rock vecchia maniera. La prima opera della band trentina e' targata 2010 e presenta 10 brani cantati in inglese fra cui un pezzo interamente strumentale. Sin dai primi ascolti si puo' notare l'origine e la matrice del sound degli Zeroids; si fondono e si incontro infatti il punk rock statunitense anni 90 dell'iniziale New York e il garage spigoloso e cadenzato di pezzi come "Just Another Man".
La chitarra si fa sentire con riff interessanti in quasi tutti i pezzi, ma non da meno e' il basso che forma con la batteria una discreta sezione ritmica. Non manca poi una buona dose di melodia che si innesta nelle trame musicali sviluppate dalla chitarra di Strini come nella ritmata e fluida "Maybe Baby", dove al centro troviamo la melodia del ritornello e un giro di basso ben fatto anche se un po' prevedibile.
Il quarto pezzo, "Jhonny", e' dedicato a Johnny Thunders (The Heartbreakers, New York Dolls). Il brano, nonostante un po' di staticita' nella struttura musicale, dimostra una certa incisivita' e potenza che ne fanno un sincero e schietto tributo alla figura del buon Thunders. Piacevole ed efficace la discesa sonora della chitarra sul finale. Le origini del sound del gruppo vengono da li'; ma anche se l'originalita' non e' il punto di forza dei tre giovani trentini, il sound nel corso del disco vira anche verso altri lidi e abbraccia l'alternative rock, sempre made in USA, in "Pleasure". Gli assoli di chitarra, lungo tutto il disco, sono sempre ben realizzati e ben inseriti nel contesto della canzone; davvero ottimo quello presente nella gia' citata "Just Another Man", uno dei punti piu' alti dell'album. Rock'n'roll e pochi fronzoli nella successiva "She Can Play The Guitar" che su un buon tappeto imbastito dalla sezione ritmica presenta degli ottimi intermezzi ed un ritmo coinvolgente. Si arriva quindi all'ultimo pezzo dell'album ed e' proprio vero, come si suole dire, che "si chiude in bellezza".
La strumentale "Violet" rappresenta infatti il picco dell'album ed e' a mio parere la traccia piu' sorprendente dell'intero lotto. Gia' dall'intro, col suo incedere un po' balbettante, si intravede il notevole sviluppo del brano. Basso che pulsa con la giusta precisione e la giusta forza, ottimi riff di chitarra che suona tagliente e trascinante e poi una batteria davvero potente con un ottimo lavoro di Alessio che picchia con la giusta cattiveria sulle pelli. In questo caso i Television ma molto piu' ruvidi e sporchi.
Come detto quindi le scelte musicali dei tre sono quasi sempre azzeccate e sono evidenti le capacita' e le potenzialita' che la band possiede. Certo pero' che, un po' in tutto il disco, la batteria e' messa poco in risalto ed a livello di registrazione e volumi e' meno presente rispetto agli altri strumenti. La registrazione e la produzione del disco e' comunque buona soprattutto se si pensa che il disco e' stato completamente autoprodotto e questo e' sicuramente un grosso punto a favore per gli Zeroids.
Il sound della band non brillera' per originalita' ma le potenzialita' per far meglio ci sono tutte e questo primo disco fa intravedere un promettente orizzonte.
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