La scelta della lingua madre in ambiti vicini al thrash metal e' ormai rara, infatti moltissime band del Bel Paese adoperano la lingua d'Albione. E cio' fa gia' guadagnare parecchi punti ai nostri.
Nel corso degli anni si sono avvicendati diversi musicisti all'interno della band e il sound si e' arricchito e sviluppato nel tempo. La formazione attuale e' composta da: Pasta - basso e voce, Zim - chitarra, Care' - chitarra e voce, Cala - batteria. L'opera prima de I Fuzoni esce infatti solamente a fine 2013. Un disco totalmente autoprodotto che esce per l'etichetta indipendente Kaizoku Records. L'album presenta ben nove tracce e una copertina che mostra gia' l'indole ironica del gruppo e da un indizio sul significato del nome della band.
Si parte con "Sterlinen": un bell'intro cadenzato, la chitarra si lancia in un assolo davvero ben calibrato e la sezione ritmica spinge il pezzo sui tempi giusti. Nella successiva "Konichiwa" il sound si fa ancora piu' diretto, e' qui che affiora il lato piu' punk hardcore della band. I riff di chitarra sono ancora piu' taglienti, ottime le ripartenze ed i cori. "Konichiwa" e' un pezzo ossessivo, che non da tregua all'ascoltatore; diverte e coinvolge. A mio avviso uno dei migliori pezzi del disco.
Sulla stessa linea sonora e' la quarta traccia "Quello Che Sei", pezzo violento e compatto diretto da un vigoroso drumming ad opera di Cala. Ottimo anche il lavoro del basso, sempre molto presente in tutti i pezzi del disco. Proprio un intro di basso apre la sesta traccia, "Pasta". Il pezzo parla di un certo Emanuele, di cui si dice di tutto e di piu'. Il pezzo e' molto divertente, come un po' tutti i pezzi de I Fuzoni; i tempi sono meno veloci ma Care' e Zim tirano fuori degli ottimi riff di chitarra. In quanto a testi e songwriting mi viene in mente la demenzialita' degli Skiantos e in parte anche il non sense alla Primus.
Di sicuro dalla loro I Fuzoni hanno una buona dose di originalita' che li differenzia da altre band dello stesso filone musicale.
Il penultimo pezzo dell'album rappresenta un'altra vetta di questo album. "Imoloidi" e' un pezzo potente, diretto. Tupatupa punk hardcore, solita voce urlata e finale piu' cadenzato con annesso solo di chitarra. Il brano come e' facile intuire dal titolo parla degli abitanti di Imola, citta' in cui vivono I Fuzoni.
Arriviamo quindi alla fine di questo primo album della band emiliana. Il nono e ultimo pezzo s'intitola "Torio". Qui si ritorna su scenari musicali piu' vicini al thrash americano old school. Altra grande prova di Cala dietro le pelli per un brano strumentale forse un po' troppo ripetitivo ma tutto sommato ben strutturato.
Come detto in precedenza I Fuzoni sono abbastanza originali e mostrano anche parecchia esperienza e personalita' poi certo sono evidenti le influenze musicali. La vecchia scuola punk hc italica e americana, il thrash metal/thrashcore alla D.R.I. e alla Anthrax.
La pretesa dei quattro non e' certo di inventare qualcosa di nuovo ma di divertirsi e di divertare con i loro pezzi. E secondo me ci riescono anche bene.
Ah vi domandate cosa voglia dire fuzoni? Ebbene, in romagnolo i fuzoni solo le blatte.
In ogni caso tranquilli il sound di questi fuzoni non e' per niente fastidioso. Anzi tutt'altro.
Sfascia Chitarre

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