Di conseguenza si limito' a scattargli una foto e la mostro' all'anziano falegname che trafficava nella bottega vicino casa da che avesse memoria, spiegandogli con disarmata umilta' le sue nobili intenzioni e confessandosi disposta a qualunque cosa per regalare un sorriso al suo unico figlio.
Il giorno in cui mio padre li sorprese a fare sesso la sua placida mente di uomo semplice fu barbaramente assalita da quel genere di angoscia che solo l'incredulita' puo' infliggere: come aveva potuto la fedele compagna di una vita autoconvincersi dell'imminente morte del figlio al punto da cedere ai ricatti sessuali di un attempato esponente della manifattura lignea per concedergli un ultimo Natale di gioia?
Il 21 di Luglio, poi.
Nel cesso dell'Acquafan di Riccione.
Mentre bevevano deliziosi long drink di kalhua e latte di mandorla serviti in gusci di noce di cocco da irreprensibili scimmie ammaestrate della Nuova Guinea.
Cosi' nel giro di una settimana fece i bagagli e non lo rivedemmo mai piu'.
O almeno questo era cio' che pensavamo.
E in effetti avevamo fatto bene perche' no, non lo rivedemmo mai piu'.
Crescere senza padre e' un po' come infilarsi un dito nel culo: non arriveresti a definirlo spiacevole, ma di certo non ne vorresti un secondo.
Per rincuorarmi pensavo a tutti quei bambini cresciuti negli orfanotrofi e che una volta in strada erano stati risucchiati dal vortice della delinquenza minorile, della droga, della prostituzione; ma poi mi rattristavo realizzando che non mi avrebbero mai accettato nel loro giro. Uno dei rari momenti in cui ne sentivo realmente la mancanza era la consegna delle pagelle a fine anno scolastico; mi vergogno a raccontarlo, ma devo ammettere che un paio di volte per la disperazione mi rivolsi al fioraio sotto casa, gli noleggiai a mie spese un abito d'occasione e lo convinsi ad uccidere nottetempo i padri dei miei compagni di classe. In una manciata di anni avevo sterminato piu' affermati cinquantenni in carriera io che il tumore alla prostata.
Io e mia madre trascorrevamo intere serate guardando film strappalacrime con Amedeo Nazzari; mangiavamo qualche biscotto, ci commuovevamo in silenzio e una volta finito il film il buon Amedeo si riprendeva la cassetta e la portava al videonoleggio.
Una volta a cena le chiesi che fine avesse fatto mio padre; abbozzo' una carezza e mi rispose visibilmente turbata che era dovuto trasferirsi in Africa per prestare soccorso alle popolazioni bisognose, ma che lo avevano arrestato per spaccio e sfruttamento della prostituzione minorile perche' in realta' era un lurido pervertito figlio di puttana. Cosi' mi limitai a finire il pollo e a pregare che fosse in Paradiso.
Il lato positivo delle fedi religiose e' che per quanto priva di fondamenti razionali sia la puttanata di cui ti sei autoconvinto hai il diritto di pretendere che gli altri la rispettino. Da questo preciso momento credo per esempio che comincero' a venerare – non so – gli gnomi del sottobosco. Esatto, gnomi del sottobosco benefattori del mondo animato che costruiscono graziose suppellettili di sterco e vinavil a forma di cigno per portare la gioia nel cuore di ciascuno di noi. Non camminano sulle acque, non creano pianeti in sette giorni, non risorgono dalle tombe e soprattutto non stilano vademecum perentori sulle lapidi: si limitano a scorrazzare tra il muschio, raccogliere bacche e costruire inutili cigni di merda.
Oh, e a pisciare in bocca alle vecchie nel sonno.
Gnomi del sottobosco benefattori del mondo animato ma inguaribili figli di puttana.
Vi chiederete dove rimediano la vinavil se vivono nel sottobosco.
E' il mistero della fede, gente.
Prendete la storia della verginita' di Maria. Potremmo convenire agevolmente sul miracolo di un concepimento soprannaturale curiosamente in linea coi precetti sessuofobici della religione che ce l'ha raccontato o – e sottolineo o – potremmo in alternativa ipotizzare che c'e' una ragazzina annoiata in quel di Betlemme che dovrebbe raccontare al marito falegname dov'e' che andava esattamente durante le lezioni di aquagym. Mi rendo conto che non e' la tesi piu' popolare che vi sia mai capitato di sentire, ma mettetevi nei suoi panni: quale giovane donna dotata di un minimo di buon gusto farebbe mai sesso con un attempato esponente della manifattura lignea?
Se non mossa da nobili intenzioni, quantomeno.
Supponete inoltre che la vostra ragazza vi racconti che – non so – uno gnomo del sottobosco e' giunto in sella ad una colomba bianca per annunciarle che era stata eletta per serbare in grembo colui che secondo i parziali dogmi della religione degli gnomi sarebbe stato univocamente considerato il messia, e che questo e' l'unico reale motivo per cui e' tornata gravida come una cagna ad aprile dal suo Erasmus a Salamanca. Le credereste mai? Ovvio che no: e' risaputo che gli gnomi del sottobosco detestano gli uccelli. Li strangolerebbero volentieri tutti con le loro tozze manine, se solo gli fosse concesso. Ma sono gnomi del sottobosco benefattori del mondo animato, ricordate? Di conseguenza si accontentano di sbeffeggiarli riproducendone le fattezze con irriverenti sculture di feci.
A volte mi capita di chiedermi cosa sarei diventato se fossi stato allevato da un padre come tutte le persone che conosco; che influenza avrebbe avuto sulla mia crescita la presenza di una figura maschile da seguire come esempio; se il mio connaturato disincanto verso la gente sarebbe stato lenito dal confortevole abbraccio di una famiglia normale.
Altre volte invece mi capita di chiedermi come sarebbe farsi allungare le unghia dei piedi fino a farle diventare come le zampe dei ragni e arrampicarsi sulle tende in soggiorno.
Divertente, suppongo.
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A quattro anni inciampai scendendo dalle scale e mia madre si convinse segretamente che fossi affetto da una grave forma di miastenia che mi avrebbe portato alla morte nel giro di qualche mese, cosi' si ripropose di rendere i miei ultimi giorni di vita indimenticabili facendomi trovare sotto l'albero di Natale uno splendido cavallo a dondolo di faggio massiccio. Anche a stringere la cinghia fino allo stremo non avrebbe potuto certo permettersi di acquistare quel lussuoso esemplare che aveva adocchiato in un negozio in centro: lo stipendio era quello che era e dio solo sapeva a quanto sarebbero ammontate le spese mediche una volta che mi fosse stata diagnosticata la terribile malattia.