Evocandone altri a ogni pieno. Quindi non prendertela coi "buonisti". Sono i cinici come te quelli che tengono alta la domanda della merce che costringe la gente a mettersi nelle mani dei trafficanti. "A casa loro!". Certo, ci starebbero volentieri, ma ci sono le macerie a casa loro, perche' a casa tua serve il gas e alla tua auto il petrolio. Ovvero serve che quelli dell'Isis, "nemici dell'Occidente", possano rivenderci i loro ottani di fondamentalismo a buon mercato.

Oh, intendiamoci: vale per tutti. Mica solo per il genio col Suv che ho visto oggi. Vale per chi prende i voli intercontinentali come per chi viaggia in low cost. Io che scrivo, mica posso chiamarmi fuori solo perche' c'e' scritto natural power sulla mia auto. Combustibili fossili e gas: in nome di quelle due cose li, che stanno alla base della nostra civilta', alimentiamo continuamente conflitti che poi creano persecuzioni, sfollati e richieste d'asilo.

Certo, se uno evitasse di inalare il benzene alla pompa della benzina, avrebbe la lucidita' di non sparare idiozie sui migranti dal pradellino di un rottame ciuccia-benzina. Quanto a chi riconosce il legame tra petrolio e barconi, ha due alternative: o predicare il diritto delle persone alla fuga e alla mobilita', auspicando l'abolizione di ogni frontiera; oppure sostenere la priorita' dell'olio combustibile sulla vita degli umani che abitano sopra i pozzi. In altre parole: o rivendicare la solidarieta' e l'accoglienza, o salutare con un fascistissimo "me-ne-frego" i profughi delle guerre del petrolio, vittime collaterali dei propri pieni. Non ci sono scuse. Ogni cento chilometri, c'e' qualcuno che scappa a piedi per farci correre sui cavalli a pistoni d'acciaio. Per ogni vacanza, c'e' qualcuno che in Asia o in Africa perde un tetto. Non sto facendo la morale, non dico che e' bene o male (e' male, malissimo, in realta'). Ma adesso vi dico solo: prendetene atto. E' una questione di logica.

Domanda: perche' la gente fatica a provare compassione per i profughi?

Risposta: Non lo so. Forse perche' viviamo in societa' individualiste, prive di legami che si estendono oltre quelli del nucleo familiare. Perche' cresciamo in mondi digitali, dove non c'e' spazio per gli abbracci. A dire il vero, non lo capisco, perche' io so che i Suv non provano compassione, ma gli umani si. Forse, amando troppo le merci, non si prova affetto per le persone. No so.

Mi viene in mente che chi va in giro col Suv per una citta' e' gente che vive in guerra. In guerra contro la miseria e i poveri. E per questa guerra avra' le sue buone ragioni. Magari quel conducente di Suv che ho visto io aveva il nonno proletario e teme di cascare lui stesso nella miseria. Combatte la guerra contro la proletarizzazione corazzato col Suv. E' un'armatura che serve a esorcizzare il fantasma della miseria.

Un fantasma che fa paura.

Uno spettro che si agita per l'Europa.

La civilta' capitalista aveva promesso, dopo il crollo del muro di Berlino, una classe media post-ideologica che avrebbe vissuto di agi e benessere. E invece ci si ritrova col vecchio schema di gioco: ancora pochi ricchi contro tanti poveri.

I poveri hanno la speranza, la solidarieta' e la determinazione; i ricchi il potere e il monopolio legale della violenza.

E chi sta nel mezzo spara stronzate al distributore, seduto su un Suv pronto a far ruggine.
Alberto Prunetti

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Fonte: Barconi E Suv (di Carmilla On Line)
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