StayPunk: La prima domanda e' ovviamente scontata, come e' nata l'idea di scrivere un libro sugli Impact?

Impact: L'idea e' partita da due nostri amici. Inizialmente s'era pensato a una specie di fanzine monotematica sul nostro gruppo, da distribuire ai concerti. A un certo punto, pero', ci siamo ritrovati in mano piu' materiale di quello che pensavamo, percio' ridurre il tutto in poche pagine non avrebbe quasi avuto senso.

Cosi' abbiamo pensato di chiudere in bellezza raccogliendo il tutto in un libro, un progetto abbastanza alieno per noi ma sicuramente piu' duraturo ed esaustivo di una fanzine.

L'unico problema era che non ne sapevamo poco di cose tipo l'impaginazione e la stampa, ma non volevamo neanche delegare il lavoro a qualcuno di esterno al gruppo. Allora abbiamo imparato a usare un programma di impaginazione e abbiamo cercato una tipografia a cui chiedere consigli quando eravamo in difficolta'. I tipografi sono stati davvero pazienti con noi.

Alla fine il libro e' interamente autoprodotto da noi e questo, lo ammetto, ci rende abbastanza orgogliosi. Sarebbe stato piu' facile trovare una casa editrice che ce lo stampasse ma non sarebbe stata la stessa cosa. Avrebbe sminuito il senso del gruppo.

In copertina appare lo stesso il logo di una piccola casa editrice (Linea BN Edizioni) perche' da loro abbiamo comprato il codice a barre (che pare sia indispensabile a evitare grane, nel caso che il libro finisca esposto in qualche libreria). In tutti i casi, con quelli della Linea BN Edizioni siamo amici da tempo ed e' gente in gamba.

StayPunk: Il parto e' stato parecchio travagliato, quali sono state le principali difficolta' nel portarlo a termine? Avete mai pensato di abbandonare tutto ad un certo punto?

Impact: A essere sinceri, circa due anni fa avevamo davvero abbandonato il progetto. Stava diventando un impegno troppo grosso e sembrava ci stesse portando via solo del gran tempo. Non eravamo piu' tanto sicuri di riuscire ad autoprodurlo perche' non avevamo un soldo.

Inoltre, casualmente, siamo venuti a sapere che una bozza incompleta del libro era finita su internet e, tra i commenti sui vari blog, leggevamo di gente che addirittura stava pensando di stamparlo e distribuirlo per i cazzi suoi (senza che nessuno c'abbia mai contattato direttamente, almeno per chiederci un parere). Beh, questo ci ha un po' demoralizzato. Cazzo, in fondo non siamo morti e non ci voleva niente per scriverci due righe via mail. E invece abbiamo dovuto mediare noi la faccenda, spiegando che il libro lo stavamo ancora scrivendo e che, in tutti i casi, erano solo cazzi nostri se non era ancora pronto.
Cosi' ci siamo un po' bloccati e per vari mesi abbiamo accantonato l'idea del libro. Dopo un anno, circa, l'abbiamo riletto e c'e' semplicemente tornata l'ispirazione per andare avanti.

StayPunk: C'e' qualcosa che per motivo di tempo, spazio o altro siete stati costretti a lasciare fuori?

Impact: Non c'e' alcuna testimonianza a firma di Bistek, il nostro cantante del periodo di "Solo odio" e "Attraverso l'involucro", ma solo perche' per vari problemi non siamo mai riusciti a beccarci tutti insieme. Direi comunque che tutto quello che volevamo scrivere l'abbiamo scritto. Abbiamo cercato di essere molto diretti, senza troppi fronzoli, cercando di trasmettere il piu' fedelmente possibile le nostre personali sensazioni di quegli anni. Semplicemente perche' li abbiamo vissuti in quel modo e ce li ricordiamo cosi'. Percio', anche se qualcuno potra' pensare che li abbiamo descritti in maniera un po' troppo cruda, da parte nostra non c'era alcun motivo di moderare certi termini per esaltare o meno quel periodo cosi' particolare. Per alcune cose era decisamente meglio allora, per altre e' molto meglio oggi.

StayPunk: In cosa la vostra visione della scena e' diversa da quella descritta in Costretti a Sanguinare?

Impact: Premetto che "Costretti a Sanguinare" l'ho letto millenni di anni fa e sinceramente me lo ricordo a malapena. Credo comunque sia scontato che la visione di un punk di Milano non puo' essere paragonabile a quella di un punk di Ferrara. Una piccola citta' di provincia, come la nostra, a quei tempi significava il niente assoluto. Nelle citta' grandi tutto arrivava e si diffondeva piu' in fretta. Quando cominciammo a spostarci fuori dalla nostra citta' scoprimmo che il movimento punk, appunto in citta' piu' grandi tipo Milano o Bologna, era gia' molto attivo da tempo e noi semplicemente ci unimmo al carrozzone. Philopat, se non sbaglio, era punk gia' dal '77 e senza dubbio s'e' vissuto e ha contribuito in prima persona allo sviluppo della faccenda, nell'ambito milanese, fin dall'inizio.

Noi, pur cominciando nel 1980, siamo rimasti isolati tra le mura della nostra citta' fino verso la fine del 1981 e percio' siamo arrivati quando, bene o male, posti come il Virus esistevano gia' o stavano per nascere. Diciamo che, anche se indubbiamente facciamo parte della scena anni '80, buona parte delle cose sono successe lontano da noi e, per una questione logistica, non potevamo certo essere sempre presenti ovunque. Voglio dire che finche' si trattava di concerti, tanto per farti un esempio, la voce girava giorni prima e tutti lo venivano a sapere, ma nel caso di una manifestazione o di un'occupazione a Milano, magari decise all'ultimo momento, per noi era un po' complicato venirlo a sapere in tempo. Oggi con internet e' molto piu' semplice.

StayPunk: Dove e' possibile acquistarlo? A circa tre mesi dalla sua uscita quali sono stati i feedback?

Impact: Ne abbiamo stampate poco piu' di 500 copie e ormai la meta' e' andata.

Siamo noi che lo distribuiamo, quindi la cosa piu' pratica e' quella di ordinarlo direttamente a noi (basta scrivere a me: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) pagandolo tramite Postepay. Tanto non facciamo pagare le spese postali e percio' non e' un salasso per chi lo ordina per posta.
Anche per le distro le spese postali sono gratis, piu' ovviamente il prezzo di copertina scontato (ordine minimo 5 copie).

StayPunk: Nel libro fai una bella riflessione sul tuo essere vegetariano, vuoi riportare qui il tuo personale punto di vista?

Impact: La realta' e' che sono sempre piu' consapevole che molte cose in cui credo non saranno mai realizzabili oltre la propria porta di casa. Continuo ad andare avanti per la mia strada, con le mie idee di sempre, ma so che purtroppo non cambiera' mai un cazzo. Ho sempre cercato di vivere nel modo piu' ecologicamente corretto che ho potuto, cercando, senza imporre il mio stile di vita a nessuno, di invogliare un po' quelli vicino a me a fare lo stesso ma, a parte rare volte, non e' mai stato cosi'. Quando, dopo anni e anni, ti rendi conto che neppure ai tuoi amici importa qualcosa di certi argomenti, le tue speranze vanno un po' a farsi fottere.

Continuo a essere vegetariano ma non ho mai visto grossi cambiamenti intorno a me. Il mercato della carne non e' certo in calo, i Mac Donald non stanno chiudendo, anzi ne aprono sempre di piu', e la maggior parte dei miei amici mangiano sempre carne. Le sagre paesane, d'estate, sono bestiali: la sagra del toro, della pecora, delle rane, lumache, strani pesci e uccelli vari, e sono sempre piene di gente che si abbuffa fino a scoppiare. E, come se non bastasse: kebab ovunque, ristoranti giapponesi e sushi bar che fanno sempre molto chic tra le teste di cazzo, i ristoranti cinesi... Benche' se ne parli tanto, una mentalita' animalista non esistera' mai, o al massimo continuera' a essere uno stile di vita per una piccola percentuale di persone su 7 miliardi di stronzi al mondo. E non credo che sara' mai possibile, poi, che il discorso possa attecchire in certe parte del mondo (vedi appunto Cina, Giappone e paesi asiatici in genere, dove mangiano tutto quello che si muove).

Come ho scritto nel libro, pure io che sono vegetariano dal 1983 compro carne per i miei gatti, quindi anch'io contribuisco a questo business dei macelli e nemmeno io sto cambiando proprio un cazzo...

Gli animali troverebbero un po' di pace solo se la razza umana si estinguesse, cosa che a volte mi auguro che succeda sul serio.

StayPunk: A fine libro viene elencata la vostra discografia per fare chiarezza sulle mille domande che arrivano dai vostri "fans". Quali sono le piu' bizzarre richieste arrivatevi?

Impact: Beh, in gran parte sono domande abbastanza classiche, tipo il numero preciso delle copie stampate o il colore del vinile. Una volta un tizio mi ha scritto per sapere il tipo di carta usata per la copertina del primo ep con gli Eu's Arse. Poi ogni tanto qualcuno ci chiede se abbiamo ancora qualche copia originale in qualche armadio, dopo anni e anni che sono ormai introvabili, e alcuni mi hanno allucinato una vita perche' gli vendessi le mie copie personali (per la cronaca, posseggo solo una copia di ogni nostro disco, e me le tengo!).

Quando usci' quell'ep, a noi ce ne saranno passate per le mani una trentina di copie al massimo, vendute ad amici e a qualche concerto.

Sapevo che gli Eu's Arse ne avevano spediti un bel po' all'estero e per questo in Italia se ne trovano pochi. Anche della ristampa americana di 1000 copie, del 2007, in Italia ne sono arrivate solo un centinaio di copie, o poco piu'. Ovviamente vendute in un batter d'occhio.

StayPunk: Si citano parecchi gruppi/personaggi della scena, vi e' arrivata qualche lamentela da qualcuno che non ha gradito (mi vengono in mente i Raw Power)?

Impact: Per il momento no. Ma ci tengo a precisare, per l'ennesima volta, che nel libro raccontiamo di sentimenti che provavamo allora e che col tempo sono totalmente svaniti. Gli anni passano e la gente cambia. Non era certo nostra intenzione entrare in polemica con nessuno e siamo piu' che convinti che i vari personaggi nominati nel libro (pochi, in realta') lo capiranno benissimo da soli.

Volevamo scrivere esattamente quello che succedeva ai nostri tempi e, tra i tanti ricordi, ci sono tornati in mente anche quelli un po' piu' stronzi. Per questo c'e' sembrato onesto riportare tutto senza tralasciare niente.

Ti assicuro che con i Raw Power non abbiamo nessun problema, anzi.

A volte m'e' pure capitato di incontrare Laura, l'ex batterista dei Raf Punk, e ogni volta m'ha fatto solo piacere.

Nel libro si parla di vecchie situazioni, quando con certa gente c'avevamo a che fare piu' spesso e qualche scazzo poteva benissimo capitare.

Anche i punk in fondo sono esseri umani, mica degli extraterrestri...

StayPunk: Cosa ascoltate adesso? Risponderete come tutti i vecchi punk che ascoltate solo gruppi di trent'anni fa :) ?

Impact: Confesso che io ascolto ancora il punk di trent'anni fa, specialmente quello inglese. Ma a differenza di un tempo, oggi non mi pongo piu' nessun limite e ascolto anche un sacco di roba diversa senza problemi. Diciamo che il mio range d'ascolto va dall'indie piu' melenso al death-metal piu' brutale, con quasi tutto il resto che ci sta in mezzo. Le poche cose che evito sono screamo, emo, ska-core, crust e robe simili, perche' mi annoiano molto in fretta. Riguardo a questi generi, ormai ho imparato che basta ascoltare un disco a caso per sapere gia' come suonano tutti gli altri.

Resto comunque legato agli anni '80 e anche a varie cose dei '70 e '60, perche' c'era ancora una certa originalita' in quasi ogni genere musicale.

Ormai si sa che i gruppi di oggi non fanno altro che copiare e riproporre cose di quegli anni, intenzionalmente o no, percio' trovo piu' gratificante ascoltarmi gli originali. Ma ognuno deve essere libero di ascoltare quello che vuole. Lasciamo che almeno la musica resti libera.

Ho degli amici che si ascoltano i Rage Against The Machine dalla mattina alla sera, e anche se a me non piacciono non gliela sto certo a menare. E ne conosco alcuni che si offendono a morte se dici che Kurt Cobain era un coglione. Ecco, quelli si' che sono preoccupanti... Io mica mi offendo se qualcuno sputtana Sid Vicious (tanto per dire la prima cazzata che mi viene in mente)! I Nirvana piacciono anche a me, ma anche se ne apprezzo il talento non me ne frega piu' di tanto di Cobain. Molto meglio i Mudhoney, tanto per restare in ambito grunge, che per fortuna hanno sempre suonato onestamente invece di spararsi in testa.

Ma vabbe', sto cominciando a divagare troppo (e' un mio difetto) su argomenti che non c'entrano proprio un cazzo...

StayPunk: Impact a parte, cosa fate nella vita di tutti i giorni?

Impact: Ancora oggi, a Ferrara, non c'e' molto da fare. Si lavora (quando ce n'e') per sopravvivere, come tutti, ed e' sempre piu' complicato.

Io ho la tendenza a isolarmi dal resto del mondo e penso che prima o poi me ne andro' a vivere in una capanna in mezzo al nulla. Diego, il cantante/bassista, ha avuto un bambino da pochi mesi ed e' un po' piu' incasinato di prima. Gigo e' spesso in giro per l'Italia, per lavoro, e per questo a volte dobbiamo rinunciare a qualche concerto che ci viene proposto. Non riusciamo a vederci molto spesso, perche' Diego e' rimasto l'unico di noi con la patente (a me e a Gigo l'hanno sequestrata) e siamo un po' incasinati con gli spostamenti, specialmente per me che abito fuori citta'. Ogni tanto, per sbarcare il lunario, ci capita di fare qualche concerto nel salotto di un nostro amico e, anche se puo' sembrare una bestemmia, a volte e' molto piu' esaltante che suonare su di un palco. Un giro di sms e ci si ritrova con un tot di gente, solitamente dall'una di notte fino alle 6 del mattino, e quelle nottate mega-alcoliche sono conosciute tra di noi come il "karaoke con gli Impact", perche' di solito succede che noi tre finiamo per suonare cover di vecchi gruppi punk e chiunque dei presenti conosce il testo (ma anche no...) si piazza al microfono.

Per il resto direi che spesso e volentieri ci si gratta i coglioni e basta.

StayPunk: Alla fine di tutto, quali sono state le vostre sensazioni nello scrivere il libro e rivivere una parte importante della vostra vita?

Impact: Quando abbiamo cominciato a buttare giu' una prima bozza del libro ci siamo trovati un po' in difficolta' a ricordare alcuni nomi di persone e gruppi, e a volte ci siamo confusi sulle date in cui certe cose erano successe. Poi, a forza di raccontarcele, ogni cosa e' andata al proprio posto. Rileggendo il libro ci sembra quasi impossibile aver fatto e vissuto certe cose ma e' vero che eravamo anche molto piu' giovani, e piu' teste di cazzo, e prendevamo tutto quello che veniva in maniera molto diretta e senza pensarci troppo. Poi gli anni passano e ci siamo ritrovati a dover fare i conti con la vita reale e un sacco di nuovi problemi che una volta non avevamo, o a cui non davamo importanza. Il lavoro, un figlio, le bollette, la macchina rotta ecc... Tante cose che, messe insieme, mettono nella merda e limitano un sacco. Mi piacerebbe fare molte piu' cose ma spesso non ho il tempo o i mezzi per portarle a termine.

A pensarci bene, se volessi sintetizzare in una frase la mia nostalgia per quegli anni '80, potrebbe essere questa: che in quegli anni mi sentivo molto piu' libero di fare quel cazzo che volevo.

Il libro contiene anche la riproduzione delle fanzine Pudore Selvagge e Fanghiglia Cristiana, curate da membri della band.

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