Nel 1993 un gruppo di ragazzi milanesi formarono gli Ul Mik Longobardeath, un progetto che ebbe vita breve fermandosi un anno dopo, tuttavia evidentemente non era morto del tutto ed ecco la rinascita avvenuta nel 2002.
Ora a distanza di 16 anni dalla prima genesi arriva il debutto sulla lunga distanza con questo Bonarda Bastarda.
Cosa distingue i Longobardeath dalla maggior parte delle band apparse su Punk4Free? Cantano in dialetto, per la precisione in milanese, e bisogna ammettere che il risultato e' sorprendente.
Non mi sono mai immaginato il milanese come una lingua adatta a certe sonorita', eppure in gran parte delle canzoni non sfigura pur avendo quell'andamento un po' ciondolante e quella pronuncia polentona tipica dei dialetti del nord (non voglio offendere nessuno, io stesso sono piemontese).
Per quanto riguarda i testi, ahime', non posso venirvi troppo in aiuto, qualcosa lo capisco e qualcosa mi sfugge.
Per esempio, quando cantano "va a dar via il cul" o "vita straca" lo capisco, ma se si lanciano in "I vahha put hanga" mi riesce impossibile tradurre.
Tuttavia pur con questa barriera linguistica si puo' notare una certa vena umoristica nelle liriche, cosa ribadita dalla presenza nella tracklist di canzoni da caserma come "Natascia internescional" o "Ul Pastun" e dall'esecuzione della gia' citata "Vita straca" che e' una parodia della napoletanissima Vita mia.
Altra cosa che si nota e' che da buoni lumbard tradizionali amano il vino, a quanto pare piu' della birra, ed e' una scelta alcolica che mi sento di appoggiare, anche se d'estate una birra gelata da' forse maggiori soddisfazioni.
Ovviamente dopo aver letto queste considerazioni siete liberi di inviarmi tutte le casse di Du Demon che volete, se invece volete fare i barboni mandatemi pure la Fink Brau, accetto tutto.
Passiamo all'analisi musicale.
Il songwriting pesca spesso e volentieri dalla tradizione popolare, riproponendo le melodie che furoreggiano negli stadi, nelle caserme o nelle aule di scuola, rimaneggiate in chiave punk o metal, ma non mancano canzoni scritte completamente di proprio pugno.
Normalmente si viaggia in tempo medio o poco piu', con un approccio piuttosto canonico alle parti di chitarra, ben eseguite ma che sembrano un po' scolastiche, e un cantato urlato nelle parti piu' concitate e piu' pulito in quelle traquille.
Da notare la produzione abbastanza curata e pulita dell'intero lavoro.
Forse si dovrebbe premiare l'originalita' di questo gruppo, ma sinceramente non mi entusiasmano, il cd e' senza dubbio ben fatto e non e' certo da buttare via, magari la lingua scelta e il fatto di non capire del tutto molti dei testi pesa nella mia percezione del disco, tuttavia dopo averlo ascoltato svariate volte in questo periodo non credo lo riesumero' in futuro.
Dategli un'ascoltata magari, anche solo per sentire qualcosa di diverso dal solito.
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