Senza tanto prodigarvi inutilmente nel cercare di scovare il suddetto fenomeno celeste, scrutando il cielo sopra le vostre testoline di cazzo, per chi ancora non l'avesse capito, mi stavo riferendo, con meritati e sentiti elogi, ai torinesi S-Contro che con il loro secondo, sudato lavoro Kings Of Fools (Anfibio Records, Il Complotto Autoproduzioni) hanno illuminato piu' che degnamente l'ormai lontano 2007.
Dal cratere formatosi all'impatto col suolo terrestre, tra la fitta foschia generata dalla brutale collisione provengono otto potenti ruggiti, trasudanti lotta, amore, passione, forza, adrenalina, impegno personale, il tutto condito con abbondante rabbia; 22 minuti totali caratterizzati da una fortissima attitudine stradaiola e da una ragionata, coscente espressione di messaggi che odorano di vissuto e di sentito dal profondo.
Nati nel 2001 in seguito ai tristissimi e tuttora irrisolti, o meglio insabbiati, episodi che si sono verificati nel G8 di Genova, tutto il percorso degli S-Contro e' stato improntato verso un approccio coscente alla musica ed alla scena, dimostrando il loro impegno effettivo attraverso le scelte operate nel tempo, quali il supporto di situazioni autogestite e d'autoproduzione, denuncia di situazioni sfruttatorie nella societa', proposta di una mentalita' fortemente anticapitalistica, riuscendo ad esprimere tutto questo tramite una musica aggressiva, diretta, un treno merci sonoro che sferraglia incessante sui binari dell'emotivita' piu' istintiva, facendo pressione su forze primitive a lungo represse e pronte ad esplodere.
La bend nonostante il forte impatto di scuola hc, con influenze metal che si percepiscono immediamente, fin dal primo ascolto, conserva una forte anima Oi! nell'approccio, cosi' come nelle tematiche espresse attraverso le liriche in lingua italica e nella tonalita' della voce, grintosa e dura, elemento di grande importanza per la buona riuscita finale.
Punti di forza oltre alla perfetta qualita' della registrazione, fattore di forza nel coinvolgimento emozionale, e' la capacita' strumentale matura e di gran classe, poggiante le solide basi su una compatta sezione ritmica che pesta a dovere le pelli dei tamburi (Pelle), un basso martellante (Federico) ed i riffs delle chitarre armate a battaglia (QG). Potenti e cupi cori, urlano ed esprimono una necessita' di unita' nella lotta, rafforzando i proiettili sparati dalla bocca di Steo: messaggi intelligenti, un'attitudine di strada, figlia della tradizione working class-skinhead che fa incazzare nel profondo, ma matura nella proposta dei contenuti, ragionati, i quali denunciano la necessita' di una logica di fondo, di vita, non solamento trasgressione fine a se stessa; bastonate senza rimorsi contro tutta la merda che prolifica indisturbata nel bel mondo odierno, trattandola per quello che e', senza farci i ricami sopra.
Le canzoni poi, raggiungono nel loro susseguirsi punte di goduria che lasciano senza fiato, episodi unici, rivelando una capacita' d'attrazione magica, quasi di dipendenza fisica, scavandosi facilmente un posto d'onore nel nostro cuoricino.
Se proprio fossi costretto a sceglierne solo alcune, sotto minaccia di morte, direi "Oggi comandiamo noi", sprigionante una rabbia apocalittica anti-sbirraglia, a sostegno della lotta contro le imposizioni politiche sulle minoranze; "Campioni di cosa?" mondiali di calcio come distrazione per il popolino, celando i veri problemi quotidiani; "Kings of fools" letale al sottoscritto per la quantita' di forza di cui spesso e' generosa: i lividi spariscono, il vuoto che scava difficilmente; "Ma che cosa resta di noi" canzone impregnata di tanta nostalgia, ma sicuramente conseguenza di tanti momenti felici, esce dalla nicchia musicale rivelandosi facilmente apprezzabile ed infine "Hardcore punk" riuscito manifesto del movimento, fortemente adrenalinica, "la musica e' forza per quelli come me", ed impegno sociale, una canzone in cui mi riconosco molto.
Detto fin troppo, ma lo reputavo giusto per i tanti momenti di felicita' dati senza chiedere, unico rimpianto non averli visti live ai tempi che calcavano ancora i palchi, ora che purtroppo si sono sciolti, restano le loro canzoni, macigni di pietra, difficilmente logorabili dal tempo, grazie ragazzi.
Pierkna

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