Sono lieto di aver l'occasione di parlarvi di uno di quei gruppi che, per le loro sonorita' originali e poco convenzionali, fanno parlare di se', ed in questo caso decisamente con merito.
Sto parlando degli emiliani Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., formatisi nell'inverno tra 2007 e 2008. La line up vede Sabbo alla voce, Enrico (Roid, Rebelde e LeTormenta) alla chitarra, Stella al basso e Silvia alla batteria, entrambe suonavano nei Tyria.
Nei mesi estivi ho avuto modo di ascoltare il promo dell'album e subito mi sono incuriosito anche perche' non avevo ancora avuto possibilita' di ascoltarli live o di sentire qualche pezzo registrato ma, anche qui dalla lontana Sicilia, ne avevo sentito parlare di loro ed anche bene.
Ci presentano uno stile contaminato da suoni e arrangiamenti in salsa black metal di gusto tipicamente scandinavo, il tutto senza che scompaia, anzi, la cristallina attitudine punk hardcore soprattutto nel cantato, fortunatamente in italiano, che tra l'altro risulta udibile senza eccessive difficolta', distanziandosi cosi' da scelte vocali piu' estreme come quelle dei Deprogrammazione, anche loro fautori di questo tipo di sincretismo musicale.
Il disco, uscito per la Hanged Man Rec., etichetta il cui voler rimettere in primo piano l'importanza dei rapporti interpersonali e solidali all'interno del contesto punk, aspetti che qualche volta vengono soppiantati da sterili procedure economiche, mi sembra piu' che ragionevole e condivisibile in tutto e per tutto.
L'album consta di dodici tracce, incluse intro e outro, che vi garantiranno una mezzora molto intensa da tutti i punti di vista, da quello strumentale a quello dei contenuti.
Il primo minuto d'ascolto e' riempito dall'"Intro" che, a dispetto di un inizio armonico e cadenzato, ci introduce nel mondo delle note oscure che ci accompagneranno durante gli altri pezzi.
Il primo pezzo "Assassini in bianco" si apre con un'invettiva nuda e cruda contro l'odierna subordinazione alle istituzioni medico-sanitarie ed alle sottili pratiche di controllo sociale, si pensi al TSO o a presunti trattamenti medici finalizzati solo all'omologazione della popolazione. Sono loro, al pari di giudici e cani da guardia dello stato, ad essere nemici e quindi il male. Da subito il ritmo e' incalzante, ben supportato dalle ritmiche della batteria, e si coniuga con un impegno vocale costante e potente in un crescendo che verso la fine si fa scandito ed imperioso.
"Illusioni di vita" e' la seconda traccia che, seguendo la scia tracciata dalla prima, aggiunge un'altra sfaccettatura all'interpretazione della vita quotidiana fornita dal gruppo. Un'opposizione forte, soprattutto in giorni come questi dove non si fa altro che commemorare nostrani mercenari dai nobili intenti patriottici, verso quella vita, che invece e' morte, condotta da chi vende se stesso ad una istituzione di qualsivoglia genere. La velocita' d'esecuzione si mantiene costante per tutta la durata del pezzo, questa volta e' apprezzabile la scelta di alternare piu' voci per rendere meglio le contrapposizioni vocali insite nel testo.
Con "La cura" abbiamo modo di ascoltare scelte musicali diverse alle precedenti, come ad esempio l'introduzione di parti cantate in cadenzato e rabbioso growl, adatto per puntellare a dovere alcuni passaggi del testo. Bordate sonore stavolta mirano a scardinare i pilastri sui quali si basa la societa', come la legge e il suo diritto, la conseguente prigionia e l'annientamento delle vite e dei corpi.
In "Cara amata madre terra" credo di riscontrare la vivida presenza di atmosfere, sonore e non, care ai LeTormenta, aspetto che impreziosisce ancora di piu' questo pezzo. Non e' un necrologio per una natura ormai interamente svuotata ne' una sterile constatazione del disastro che, giorno dopo giorno, stravolge la biosfera e le nostre vite, anzi, si tratta di una chiara dichiarazione d'intenti: i nemici sono conosciuti, sono materiali e vulnerabili, e' tempo di vendetta.
"Benzina sul fuoco", ecco cosa dovrebbero comportare le mosse repressive giocate dallo stato, accendere i nostri cuori e far esplodere l'infinita voglia di liberta' che ci contraddistingue. Poche parole che scorrono via in fretta, coronate da sonorita' aggressive e dinamiche, per ricordare che spetta a noi agire, in prima persona.
Con il ritmo di una mitraglietta si apre il sesto pezzo "Sicurezza", un'analisi dell'esistenza odierna dove un approccio passivo e incurante ha permesso alle istituzioni di appiattire ogni diversita' umana, addolcendo la pillola dell'ubbidienza. Molto azzeccata, a mio parere, la scelta musicale nella parte finale del pezzo, piu' melodica rispetto alla precedente ma ugualmente d'impatto. Ultimi secondi del pezzo dedicati ad una battuta di Marv, personaggio di Sin City di Frank Miller.
"Sotto la cenere" vira su un approccio di contenuti piu' introspettivo, addentrandosi nel turbolento caos di sensazioni provocate dall'odio che, come la brace, arde sotto la cenere. La struttura sonora e' molto solida fino alla fine, il ritmo e' costante e viene ben scandito anche dal ritornello.
L'ottavo pezzo, il piu' lungo di tutti, e' "Lampi". L'inizio e' caratterizzato da una breve intro che subito ci proietta in un ritmo cadenzato e puntuale, adatto ad accompagnare l'incedere del cantato altrettanto preciso. L'atmosfera che si crea e' altamente emotiva, il connubio tra musica e parole riesce a dar forma a sentimenti vorticosi, come rabbia ed amore, che contraddistinguono le nostre vite.
"Sono io" e' il penultimo pezzo e si fa carico di una forte affermazione di se stessi nonostante le condizioni di vita siano difficili, o piu' spesso rese tali dal sistema. Le parole sono poche ma significative, molto coinvolgente dall'inizio e' la parte strumentale, resa molto dinamica soprattutto dai riff di chitarra e da un cantato graffiante all'inverosimile.
"Nessuna pieta'", ultimo pezzo, si ricollega alle tematiche di "Illusioni di vita", anche qui la ferocia e' riservata a coloro i quali vendono se stessi ad una causa di morte e repressione, giustificando il tutto come semplice lavoro. Contro le giustificazioni di facciata, risulta importante svelare le cose per quelle che sono, scelte individuali ma che mettono a repentaglio la vita di tutti. Il risultato sono quasi quattro minuti intensissimi, coinvolgenti dal primo secondo all'ultimo in un crescendo di rabbia oltremodo genuina.
Il compito di accompagnarci verso la fine dell'album spetta ad una "Outro" di circa un minuto e mezzo, dall'inizio melodico simile a quello dell'intro che pero' stavolta resta costante fino alla fine, regalando un'uscita di scena che funge anche da riposo per le orecchie.
Oltre ad essere contento di aver finalmente potuto ascoltare questo gruppo, consiglio vivamente di procurarvi l'album e di beccarli live appena possibile (questo vale anche per me, sigh!) perche' ne vale davvero la pena, e' raro di questi tempi trovare una carica emozionale cosi' forte.
Sghigno

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