Gli Evolution So Far rappresentano la mia grande e piu' recente ansia.
Eh oh!
Non ci sto dormendo la notte!
Sogno le parole, sogno come esordire.
Sogno che mi cade una mano mentre scrivo, sogno lo staff che mi odia perche' non rispetto le scadenze.
Non sono in grado di recensire.
Non amo le tecniche e i tecnicismi.
Lo lascio fare a chi si sente in grado di stare la' a perdersi il gusto delle sensazioni, a fissarsi sulle definizioni, le categorie, il logico e l'ovvio.
Amo la musica e basta, amo le cuffie e i vinili.
L'unico metro di giudizio che applico e' il seguente: se il mio corpo (e con esso intendo dall'ultimo neurone rimasto alla punta piu' estrema del mio piede) reagisce assorbendo in maniera maniacale cio' che ascolta, rievocando musiche e testi anche in loro assenza, allora il disco spacca.
Tocca fidarsi giovani.
Dylar?!?! E "Dylar" mi ha decisamente fatto questo effetto.
E' diventato parte di me, lo sara' fino a che il mio organismo lo riconoscera' parte cellulare di se e non avro' piu' bisogno di ascoltarlo. (Si chiama nausea quella fase? Aahahah)
Procediamo per gradi.
Sappiamo tutti chi sono gli Evolution So Far?
Ok, spazio a brevi e necessarie informazioni didascaliche.
Attivi e "in difficolta'" dal 2001, gli spezzini partoriscono il primo vero e proprio disco nel 2004, "The Armies of Bitterness", ma la loro carriera colleziona ben 4 album, piu' collaborazioni con compilation varie, e un sacco di live della madonna tra Italia ed Europa.
Ah si, dimenticavo quelle cose che dicon tutti e bisogna dire per forza, per dover di cronaca: citando la loro personale bio aggiungo che fanno "Pezzi corti, aggressivi e melodici ispirati al punk hardcore americano ed europeo degli '80, e a qualche gruppo piu' recente." Dopo l'uscita nel 2005 di un 7'' split con i Gargantha, gli ESF si ritirano in quello che oggi e' il loro personale rifugio creativo: il bunker. E li, non oso immaginare cosa siano stati capaci di combinare.
O meglio una prova del loro estro, dei loro virtuosismi e della loro maturita' musicale ce l'hanno data.
Dylar, hanno concepito Dylar!
Si ok. Ci sono influenze.
Appena premo play e sento il rumore degli strumenti, mi sembra di stare a Washington nel 1987, e di vedere Guy Picciotto che mi fa l'occhiolino dando fuoco a una chitarra!
Sembra proprio di tornare un sacco indietro negli anni, e poi essere immediatamente ricatapultati nel piu' recente XXI secolo.
Anziche' confermare che anche loro sono cresciuti a pane e Black Flag, che hanno come tutti subito il fascino del rock maledetto, e bla bla bla, mi sento solo di dire che la gamba destra ha perso la coordinazione e va da se.
Che dalla prima all'ultima traccia sembra di essere in un'infinita, e mai ridondante jam session. Cosi personale e coinvolgente.
E' bello da morire, e io sto in fissa.
Allora visto che sono tempi natalizi, e mi piace condividere le gioie della vita, vi regalo la visione di una delle piu' belle foto di sempre, di quelle che stai le ore a guardarle e sogni ad occhi aperti: un magico momento, un grande fotografo e una band eccezionale.
(Grazie a Charlie Cravero per la concessione dell'immagine, more info at https://www.myspace.com/charliecravero - https://www.flickr.com/photos/charlie_cravero/)


(clicca sulla foto per ingrandirla)


Ah dimenticavo!
Se non vi piace, e' perche' non capite un cazzo!
Saluti!
Viky

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