E ci risiamo! Questa volta mi tocca recensire il secondo disco della nota band milanese La Crisi.
Qui li ritroviamo con una nuova formazione rispetto al primo lavoro (datato 2003) ma nonostante il cambio di batterista e di bassista la band non ha per nulla cambiato il tiro, piuttosto ha amplificato i pregi e diminuito di gran lunga, a mio parere, i limiti emersi nel primo lavoro.
Innanzitutto quello che ho subito notato e' un registrazione molto piu' compatta della precedente. Posso dire che in generale si sente tutto leggermente "piu lontano" il che rende il lavoro maggiormente aggressivo ed unito.
I ritmi di batteria sebbene rimangano elevati, non sono esasperati come prima; cio' da un tocco di potenza in piu' a tutto il disco. A mio avviso il tutto e' contraddistinto da un ottima prova del batterista, che sebbene non sia un virtuoso, suona in modo eccellente e pulito, come pochi sanno fare, scegliendo, a mio avviso, le giuste contromisure ai riff taglienti di chitarra, e soprattutto le giuste velocita'.
Sebbene il genere di hardcore sia diverso, mi ricorda molto il modo di suonare dei primi Cro-Mags, in cui i tempi veloci non erano esasperati e davano cosi' un senso maggiore di potenza, di pesantezza. Qui il suono delle chitarre appare piu' grosso, pompato (piu' Gibson e meno Fender per intenderci) il che si sposa perfettamente con l'atmosfera di caos controllato che il disco, nella sua totalita', crea.
Generamente questo lavoro risulta piu' cupo del precedente e nonostante rimanga in linea con lo stile La Crisi, denota come gia' detto varie novita' (soprattutto dal punto di vista sonoro) che legittimano il disco almeno ad un breve ascolto da parte vostra.
Quello che valeva per i Fumbles In Life, lo ribadisco anche qui: le band hanno in comune, nel bene o nel male, una voce molto caratteristica che li contraddistingue pesantemente. Dunque Il cantato risultera' il maggior responsabile del vostro giudizio positivo o negativo spostando l'ago della bilancia da una parte piuttosto che dall'altra, ancor piu' dei giri di chitarra o della resa complessiva del lavoro.
Personalmente la voce non mi fa impazzire, pero' rende unica la band che quindi tendo a preferire di gran lunga rispetto a tutte quelle band che nel 2010 non fanno altro che urlare a caso senza far trasparire un briciolo di personalita'.
Generalmente non mi piace il cantato in italiano vedendolo piu' adatto ad altri generi musicali, soprattutto lo ritengo difficile da inserire all'interno di ritmi hardcore; in questo disco viene fatto un ottimo lavoro da parte di Mayo, il che e' un merito in piu' viste le enormi difficolta' e gli ovvi limiti che la nostra lingua ci pone davanti.
Un altro fattore a vantaggio della band, a mio parere, e' la "non appartenenza" ad uno stile prestabilito il che priva la band di un vero e proprio sosia e soprattutto di potenziali limiti di crescita.
Il suono dei La Crisi contiene al suo interno il punk americano degli anni '80 (a me ricordano un po' i Gang Green) ma anche una buona dose di rock anni '60, per non dimenticare l'hardcore italiano (l'influenza degli Indigesti di cui fanno anche una cover nel disco, e' evidente). Questa amalgama di influenze rende la band unica nel panorama italiano e dovrebbe essere presa ad esempio da tutti nonostante, ammetta, non sia la mia band preferita, certamente una di quelle che apprezzo di piu' in Italia proprio per la sua proposta personale.
Voto 8 su 10.
lele

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Potete acquistare il disco dei La Crisi nello store della Hurry Up! Records, son presenti sia la versione Cd che quella Lp.
Prezzo: 8-10 euro.

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