Accadde che in un giorno pervaso da nubi un certo Blake di nome William si sveglio' fra le cosce morte della notte. Aprendo gli occhi venne sovrastato dalla lucentezza del cumulonembo colpito dai raggi solari. Stato ovviamente temporaneo di illuminazione pagana. E la luce scomparve nello scurirsi della nube che, raggiunta la sua massima estensione in verticale, comincio' a svilupparsi orizzontalmente. E subito vento e subito grossi accumuli di elettricita' statica, pronta ad abbattersi con i suoi 28.000 K sulla scatola facciale a due ante del casuale osservatore. Proprio in queste condizioni nacquero nella mano di un certo Blake di nome William il grande dragone rosso, apocalitticamente a sette teste, e la donna partoriente vestita di sole. Egli alzando lo sguardo verso gli 8 okta del cielo vide nel mezzo della corrente ascensionale una tigre infuocata. Poi chiuse gli occhi.
Stesso momento altro luogo. L'uomo di cartone era pronto per uscire, si era spazzolato e piegato. Uscendo con qualche dito dalla finestra venne pero' attaccato accanitamente da una moltitudine di gocce d'acqua, da un diluvio. Non era munito di ombrello di cartone, ma decise comunque di avanzare nell'aria intrisa d'umidita'. Gli eventi, e non solo, precipitarono. La violenza metereologica appesanti' il cartone che si ritrovo' a dover proseguire nel suo percorso sulla comune terra, forse strisciando, probabilmente arrancando. Simile ai simili esteriormente, con maggiore sostanza, piu' pesante e scuro interiormente.
Ed e' proprio questo il senso nel quale intendo il nome del gruppo e il titolo dell'album, al di la' di copertine varie. Uscire dai canonici standard di elitarismo e supposta purezza che permeano fin troppo molte menti. La maggior parte sono uomini di cartone senza ombrello sotto un diluvio. L'ombrello e' un mezzo per la congiura, un prodotto dell'ingegno, un passo verso la crisi. E non c'e'. Perenne tautologica discussione fra chi spera di essere diluvio e chi cerca di costruire prima un ombrello.
Il gruppo "nasce nel maggio 2007 dalla voglia di Michele, Alessandro e Jaco di fare Hardcore senza "scuola" ma con attitudine" come scrivono loro stessi nel MySpace, in seguito vi sara' l'aggiunta di un nuovo componente: Danilo, attuale bassista. L'album presenta tredici tracce di pregevole fattura, hardcore pseudo old school veloce, coordinato e ben suonato. Analizzando i compromessi musicale secondo una dialettica hegeliana si potrebbe dire che il tappeto musicale prende le veci del padrone e che la voce sia la sua schiava. Ma, seguendo sempre l'idealista tedesco, lentamente la schiava prende possesso dei mezzi di sussistenza del padrone. Con questo voglio dire che il disco necessita' di piu' ascolti per essere apprezzato appieno in quanto inizialmente si sente odore di bostik fra strumenti e voci. Sensazione che si affievolisce con la conoscenza. Vero punto di forza del gruppo sono i cambi di ritmo, eseguiti con grande precisione, quasi chirurgica. Molto apprezzabili sono anche i vari intro musicali e/o filmici, personalmente mi e' piaciuto soprattutto il pezzo tratto da "Solo Hardcore" dei "Colle Der Fomento". Unica pecca di lieve importanza sono a volte i testi, che, supportati benissimo, suonano un po' legnosi e forse superficiali, ovviamente nella grande minoranza dei pezzi. La recensione finisce qua, perche' l'album e' bello in se', piacevole all'ascolto, ricco di buoni spunti di sfogo e anche alcuni di riflessione (da cui ho tratto tutta l'introduzione della recensione). E non aggiungo altro rischiando di influenzare il giudizio individuale. Mi hanno anche detto che il gruppo sa tenere egregiamente il palco, quindi spero in un loro lungo tour che dia la possibilita' a molti di conoscerli ed apprezzarli. Recensione atipica per album decisamente al di sopra del grigio comune. Senza la perfezione, spronante limite irraggiungibile come il soggettile Artaudiano-Derridiano.
riotous

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