Sono esattamente le 21.40 ed io sono qui, in camera mia, in attesa che la solita banda di scalmanati venga a prendermi per andare come al solito a cazzeggiare in giro. Per far passare il tempo piu' in fretta e rendere piu' sopportabile l'attesa, apro lo zip contenente il cd di un gruppo cagliaritano attivo dal 2008, chiamato Plastic P.
Leggo il titolo: When Sound Doesn't Blend With Music. Quando il suono non si mischia alla musica, o non c'entra con la musica...insomma una roba del genere.
Incuriosita da queste parole vado immediatamente ad ascoltare, e mi rendo conto che in effetti il sound del gruppo non e' proprio cio' che si definisce armonico. Pero' mi accorgo sin da subito che si tratta di una cosa voluta, di una vera e propria scelta.
A giudicare dalla copertina, la seconda P del nome dovrebbe stare per Penis: il fatto che ce ne siano quattro bendati e totalmente immersi nelle vibrazioni (eh beh... che metafora!) mi fa pensare che rappresentino i componenti del gruppo (Sebastiano alla voce e alla chitarra, Enrico alla voce e al basso, Lorenzo alla batteria e Matteo Il Baro, synth) che si sentono a disagio nel contesto musicale, sperimentando un suono. Chi lo sa, puo' darsi che abbia appena scritto la piu' grande cazzata del pianeta, eppure qualcosa mi dice che l'intento era far capire questo.
When Sound Doesn't Blend With Music e' stato registrato alla fine del 2009 ed e' uscito quest'anno. Contiene 12 tracce, la cui maggioranza cantata in inglese. C'e' chi li definisce punk rock, loro stessi si definiscono tali. A mio parere di punk rock c'e' ben poco, o meglio e' presente sicuramente qualche sfumatura, ma credo che il genere di questi ragazzi sia caratterizzato da una base punk garage.
Ad ogni modo, il sound dei Plastic P e' piuttosto sperimentale, ed e' una delle cose che ho maggiormente apprezzato. La musica rappresenta per me una continua ricerca, un perenne tentativo di improvvisazione: faccio lo stesso discorso per tutto, dal disegno alla pittura, alla fotografia, al teatro, alla musica. Quello che vi pare. Per me e' tutta arte, e' tutto un mezzo d'espressione finalizzato alla comunicazione.
Basta pubblicita' del cazzo, basta tv, basta radio: sono tutte cose volte a penetrarti in testa, a farti il lavaggio del cervello, e (attenzione!) sono tutte apparentemente impeccabili, perfette, senz'anima. L'arte, cosi' come la musica, non ti mette le cose in bocca col cucchiaino. Sta li', in attesa di farsi capire: ti ricorda che hai un cervello, e che... indovina un po'??? Puoi anche usarlo!!! Cazzo non e' una cosa fantastica??? Eh si'. Oggigiorno si sceglie la strada piu' facile per tutto, sono certa che se iniziassero a fabbricare i letti provvisti di pala per i bisogni che si pulisce da sola, la gente non si alzerebbe manco piu' per andare al cesso. Vivrebbero come vegetali, malati. E noi malati lo siamo gia' abbastanza, lo siamo di tutto, dalla tv al telefono, dal web ai social network e a tutte le minchiate possibili e immaginabili. Ci spaventiamo all'idea di preferire il documentario al reality show, perche' non siamo abituati a sforzarci, ne' a pensare.
Un gruppo come i Plastic P non chiede dunque di essere capito al volo, ma cio' non vuol dire che non voglia comunicare. Per me lo fa eccome. E vi diro' che ci vuole anche una buona dose di coraggio, di palle, per dare campo libero alla sperimentazione, senza passare per incompetenti o diventare i soliti geni incompresi.
Vi lascio all'ascolto del cd, chissa' che non ne ricaviate una sensazione, nel bene o nel male: l'importante e' essere predisposti ad ogni genere d'emozione.
A me sono arrivati e spero arriveranno anche a voi...E' tutto.
REN
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