Comunque sia, il gruppo nasce nel 2010, ed oltre non so' dirvi altro. Suonano un hardcore alle volte strano, contaminato in piccola parte da altri generi come il crust, che sinceramente non attacca come dovrebbe. Questi dieci brani riempiono il full-length con testi in inglese (a parte due) e tematiche contorte e non chiare, pervarsi da una certa tristezza anche dal punto di vista musicale.
La velocita' d'esecuzione pero' sicuramente non manca, come pure i riffacci mezzi thrasher e il classico blastare della batteria. Esempio ne e' "Vonnegut", cinquantun secondi di mazzata fin dal principio con lieve assopimento in chiusura. La voce straziante che accopagna l'arpeggio rende il pezzo buono ma strano, come dicevo appunto in apertura della recensione.
Solo i due pezzi in italiano attaccano un pochetto, ma i testi sono di difficile comprensione e abbassano oltremodo il livello del gruppo. Forse perche' io saro' attaccato al classico hardcore senza mezze misure, che sputa anarchia ed insurrezione da ogni poro, dove i testi sono chiari e comprensibili. E forse e' anche questa mia caratteristica che non mi da modo di apprezzare fino in fondo la formazione della Milano hardcore, facendomi spendere davvero poche parole sul disco.
Sara' un caso? O sono poco oggettivo? A voi la prova del nove. Oi!
fabio HC
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