Ci sono racconti che cominciano dal loro epilogo, ci sono quelli con un intreccio tradizionale e ci sono anche le storie che gettano il lettore, osservatore, ascoltatore direttamente in medias res.
In mezzo allo svolgimento senza nessuna volonta' e parvenza di chiarezza. Eccoci, ci siamo ritrovati ad occhi chiusi in un corpo estraneo, sintesi di parole ascoltate, che escono dalle cuffie facendosi osservare e leggere. Senza una spiegazione logica.
Questo lavoro dei La Crisi (di cui non mi sembra il caso presentare un'introduzione) e' in fin dei conti il nostro peggior nemico, ostico e rivelatore, degno di quel rispetto che viene spontaneo per un lavoro compiuto con grande maestria, e tuttavia ancora non vale niente al primo ascolto.
Una mano nascosta ha appena giocato un kakari (approccio nell'angolo) a nostre spese, quasi subiamo.
Paura A Colazione si pone come ultimo atto della discografia del gruppo milanese, ma ne e' anche la meta' (meta?), se vogliamo intendere meta' come punto di essenziale solidita' per l'ergersi della struttura. A posteriori si puo' dire infatti che i lavori precedenti non possono prescindere minimamente dal loro successore; dopo la brezza premonitrice puntuale arriva l'uragano con "La Lite Di Sempre", primo pezzo dell'album. La voce sempre piu' forzata, una melodia cacofonica, stimola quella sottile parte che in ognuno si nasconde dietro gli occhi, conscia dell'adeguatezza dal luogo, chi mai la andrebbe a cercare nel nervo ottico, sottomesso per antonomasia, e per di piu' al contrario? I ritmi incalzanti eseguiti alla perfezione la stimolano e ne risvegliano la forza, da quel carcere scomodo e inutile arriva sino al padiglione e sussurra cio' che annientera' il campionato della noia muovendo i meccanismi dell'azione: "sono il tuo eroe". Il resto sara' storia. Urla in strada, le metafore rimangono sepolte, morte e saette, altro che della stessa sostanza dei sogni, pura fattualita'.
E' innegabile una certa spinta del gruppo verso un certo emozionalismo del sentire senza ascoltare, canzone dopo canzone, ma indubbiamente se si riesce a sorpassare questo piccolo scalino e' impossibile trovare un altro aspetto dalle sfumature negative nell'album. Dal mio punto di vista l'aggettivo "eccezionale", come eccezione all'ECG a rari battiti del genere, non andrebbe sprecato. E' necessario almeno, e dico almeno, un ascolto, altrimenti vi auguro senza rimpianti la mia amica sfortuna.
Con pochi dubbi questo tentativo di recensire senza aver avuto lo spirito di creare lo annovero sotto l'etichetta di "missione fallita" e non mi rimane altro che un caldo disagio a 18 carati.
riotous
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