Sto parlando degli Squieti: una parola che non esiste, ma di cui tutti sappiamo il significato. I tre ragazzi baresi sono infatti squieti nella vita, ma soprattutto nella musica e nelle sue regole: una sorta di post hc dai suoni distorti e voci di protesta, con due chitarre e zero basso.
Ma anche musicalmente parlando, gli Squieti mi offrono il (buonissimo) gelato con le patatine: quel modo in cui, spesso le chitarre, aiutate da una voce graffiante, conservano la loro scorza hardcore svelando pero', al contempo, un'anima melodica. E' un intreccio sonoro-vocale che si traduce in rabbia e malinconia, nei riff di "Fingersi Morti", di "Terra Bruciata" o di "B".
Le stesse emozioni esplodono anche se non sono aiutate dalla voce, come in "T.M.P.", esclusivamente strumentale, o in "Veglia Opaca", dove le parole sono esaltate da una dialettica a tratti davvero intima benche' penalizzata da una registrazione non proprio di ottima qualita'. Cio' nonostante, personalmente, preferisco tutto questo al classico disco punk hc sonoramente pulito e ben registrato: e' un controsenso, cazzo, ammettiamolo!
Il punk e' bello cosi': autoprodotto, libero, sporco, grezzo...altrimenti non sarebbe punk! E se questo vorra' dire capire male qualche parola, fa niente! Perche' se quella parola verra', oltre che dal profondo sud, dal profondo dell'anima...sara' sicuramente comprensibile a tutti.
krizia

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