La nota dolente e' rappresentata dal suono e dal cantato un po' troppo Derozer style ma che comunque a differenza di mille altri gruppi che prendono spunto dalla band vicentina riescono a trovare una loro originalita' piu' che convincente.
Il disco in questione Scusate il disturbo esce nel Marzo del 2007, seguito della prima demo dall'emblematico titolo ...Non posso credere che l'abbiamo registrato!, il tutto registrato in presa diretta e dal risultato piu' che positivo.
Il gruppo e' formato da Gianni (voce e chitarra), Filippo (chitarra e voce), Davide (basso) e Andrea (batteria) anche se all'epoca della registrazione non era presente Filippo ed al basso al posto di Davide c'era Matteo (nda. per maggiori info leggere la bio).
L'album e' composto da otto pezzi, sette dei quali cantati in italiano con liriche che si allontanano dai classici temi adolescenziali del punkrock, per trattare argomeni piu' impegnati e vicini all'hardcore.
Apertura affidata a "53 giorni migliori" musicalmente presenta un hc melodico dove viene messa in evidenza la sezione ritmica potente e convincente, punto dolente la voce e le chitarre che son uguali in tutto e per tutto ad i gia' citati Derozer.
Questo difetto sembra scomparire in "Tutto come prima" altro pezzo piu' vicino all'hc, forse a tratti il suono appare leggermente confuso ma comunque risulta una buona traccia.
Sonorita' leggermente piu' attenuate ed accordi meno complessi nella terza traccia "Inutile" dal suono stavolta incentrato maggiormente sul punkrock, personalmente preferivo i suoni veloci e aggressivi dei precedenti pezzi ma anche qui il gruppo risulta piacevole e mostra una capacita' tecnica di tutto rispetto.
"Di bocca in bocca" e' una via di mezzo tra punkrock ed hc: tempi attenuati si alternano a cambi di ritmiche visibilmente incazzate, una gran bella canzone che con la successiva "Inconscio collettivo" compete per esser considerata la miglior traccia dell'album; proprio la sesta traccia risulta la piu' veloce dell'intero disco, sugli scudi il suono del basso e la seconda voce che si inserisce perfettamente nelle liriche.
Si prosegue con "Tu" riuscita cover di una famosissima hit di Umberto Tozzi e con "I'll never grow up" nulla da ridire riguardo alle sonorita' ma quello che non mi convince e' il cantato soprattutto nelle parti lente che appare piu' adatto a band che fan bagnare le fighette delle 14 anni in crisi ormonali.
L'album si chiude con "No" altro bel pezzo veloce ed incazzato quanto basta dove spicca il lavoro della batteria e gli apprezzabili cori.
Questo secondo lavoro dei Koroba Milk appare convincente e merita considerazione, hanno ancora ampi margini di miglioramento ma smussando le incertezze palesate a tratti potranno fare parecchia strada.
Un buon lavoro da avere ed ascoltare.
Joel

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Koroba Milk - 53 Giorni Migliori Live
Koroba Milk - Di Bocca In Bocca Live
Koroba Milk - Inconscio Collettivo Live

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