Spesso sorprendere e' piu' facile che confermarsi, i Prune Belly non alimentano questa statistica con Saturnine che segue Liminal il sorprendente debutto della band trentina dedita ad power violence, senza badare tanto alla purezza dello stile ma sputando in faccia tutta la violenza e rudezza che son capaci ad esprimere.
Importante avvertimento: la connotazione power violence e' puramente indicativa visto le ampie contaminazioni provenienti da tutti i sottogeneri, piu' brutali aggiungerei, dell'hardcore. Quindi ridurre il tutto ad un singolo genere e' parecchio limitativo e non va inteso come un incasellamento della band.
Il terzetto (Sam, Cap, Zamba) dopo ben due anni in cui si eran perse le tracce ripropone la stessa semplice ricetta fatta di hardcore veloce, con repentine virate e ripartenze, distorsione e amplificatori che a tratti fischiano facendo sanguinare le orecchie e creando un'ambientazione a tinte scure.
La registrazione appare pulita e qui non si cade in contraddittorio visto che gli overdrive sono voluti, anche la scelta di far uscire in disco in tre formati (cd, e due tipologie di cassettine), completamente assemblati a mano, con una grafica di sicuro impatto aumentano l'apprezzamento verso questa seconda fatica.
Musicalmente troviamo dieci minuti per altrettante tracce che al primo impatto riportano alla mente, piu' che i conterranei Left In Ruins, una versione grezza degli Holy, ma come detto e' solo una impressione visto che il disco contiene molto di piu'.
Infatti con lo scorrere dei pezzi si denota un suono marcatamente caotico, nel senso crustiano del termine (nda. passatemi il neologismo), contaminato da una forte tematica funerea tipica del piu' becero black metal che vien messo in risalto sin da "Bless The Harvest".
L'urlato carico di sofferenza emerge da questo contesto esplosivo composto da una chitarra che non disdegna assoli e sfuriate ed una sezione ritmica che sembra non conoscere soste, se non per brevissimi attimi utili a creare detonazioni e sfuriate tanto improvvise quanto brevi.
Se poi aggiungiamo che gli ultimi tre pezzi (nell'ordine di tracklist "The Greater Malefic", "The Gate Of Ivory", "The Gate Of Horn") non dan nessuna tregua e rappresentano il fiore all'occhiello del disco il miracolo e' compiuto.
Guai a voi se vi lasciate scappare Saturnine che siate deboli di cuore o meno i Prune Belly non vi daranno scampo!
Joel

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