L'Emilia Romagna, da sempre centro nevralgico di un passato ridente e avanguardista non ha mai accantonato l'evoluzione attraverso il basso fondo, attraverso il sottoscala scomposto in barba alla grande rigogliosita' che si erige nelle grandi citta' emiliane e nei palazzi di potere che strumentalizzano il potere dietro una scrivania, meditando su come controllare il territorio e come fare andare le cose. Perpetuando a volte, nel controllare e sbrandellare una scena underground come quella emiliana che pulsa cuore e rivalsa da anni ed anni. Andando oltre anche a tanti fattacci accaduti recentemente, ed anni indietro, Ferrara di certo non balza alle orecchie per fortuna solo per tanti soprusi sopravvenuti nei palazzi del potere e nelle imposizioni magistralmente dipinte dai poliziottini che decidano sulla vita delle persone. Per fortuna Ferrara e' anche fulcro artistico ed espressivo anche dei latifondi underground, che continuano a resistere contro ogni mano sporcata di bigottismo e di qualunquismo, e Ferrara e' il punto dove parte questa storia che sto per raccontare.
Il progetto dei Riot Squad, ha radici a Ferrara nel lontano 2007 inizialmente come tribute band dei Bad Brains ma come si suol dire arriva un punto dove senti l'esigenza di portare avanti la tua personale attitudine, quando hai qualcosa da dire al mondo e' l'unico modo per far sentire la tua voce quando nessuno ti sta a sentire, attraverso un microfono e' il mezzo piu' potente e libero che si possiede. E accantonando anche i side-project di cui facevano parte (Impact, Death On/Off, Yes, We Kill!, Overdrive Banzai, Madhouse, Accidia), mettono i primi passi sul selciato con Riot Squad uscito a Giugno 2020, e non sazi di questa avventura arriviamo a Virtue Can Shine, l'album che prendero' in esame. Totalmente figlio del vivere e sperimentare del DIY, autoprodotto presenta dei brani ben cadenzati e coinvolgenti per nulla banali. Poggiati su ritmiche e suoni veloci e diretti come la vecchia scuola punk hardcore vuole sporcandosi anche di echi piu' punk in dei segmenti. Vivendo altalenandosi di cambi di tempo simbiotici e icasti ed incastrati su linee di chitarra precise e consistenti, giri di basso taglienti e avvallati e linee batteristiche precise, segmentate dalla voce che acida e indisponente detiene i fili dei brani anche nella loro coralita'.
"Six Feet Away From Me", riff di chitarra aprono il brano e lasciano il posto all'impostazione vocale che, con tono greve, incide ed apre il corso alla velocita' composta dalle linee strumentali che assieme ne compongono l'assetto del brano diretto ed incisivo. Viaggiando all'unisono voce e linee strumentali, il brano vive e pulsa hardcore punk nella sua accezione piu' classica, unendo la coralita' a cambi di tempo linfatici. "Riot Squad", il suono di una sirena fa da intro al brano per poi intercedere attraverso sferzate batteristiche che aprono il brano e fanno da ponte all'incombenza delle linee strumentali di basso-chitarra, in un brano hardcore punk con echi molto fast, diretto come una scheggia dove la voce acida e veemente accompagna una certa coralita' e sincronicita' del brano e dell'unione degli elementi.
"Boys From Suka Front", linee di chitarra si incorporano a linee di basso che confluiscono in linee di batteria precisa ed energica, la voce tiene le redini del brano e i cambi di tempo agiscono e premono anche su un accezione punk, non solo hc punk.
"Goodbye", riff di chitarra aprono il brano e convergono nell'intercessione di linee basso-batteria componendone lo scheletro strumentale del brano, la voce acidula schizza nel brano che mantiene alte le caratteristiche della vecchia scuola punk hardcore. E' un pistillo di fuoco che arde in mezzo alla legna annaccuata, un brano che irrompe nella sua incisivita'.
"New Rose" brano portato al successo dai The Damned, linee batteristiche aprono il brano e convergono in linee di chitarra che cofluiscono in linee di basso e imprimono piu' perspicaci grazie all'appeal della voce che si allinea corposa alle linee strumentali, racchiudendosi in un cerchio sincronico tra flusso ritmico e voce.
"Roots, Rights & Rows", un giro di basso a spirale apre il brano e si fa strada attraverso linee di chitarra schizzate convergendo in linee batteristiche che accompagnano la voce acidula ed accattivante quasi prendersi per mano, virando assieme in un brano dall'appeal del classico hardcore punk veloce e molto personale.
"Virtue Can Shine", linee di chitarra virtuose aprono il brano e gettano le basi del brano, la voce bassa ed acidula conduce le linee di basso-batteria unendosi a loro in un agglomerante scambio di segmenti veloci ed indisponenti collocandosi tra l'hardcore punk old school e il punk. "Addicted To Evil", riff di chitarra si accompagnano a sferzate di batteria componendo l'inizio di questo facocitante brano, veloce e diretto come una scheggia allineandosi alla voce che conduce il flusso degli strumenti come viaggiano incisivi come vetro negli occhi. Pregnante di una coralita' cara al punk hardcore come attitudine e concettualita', vive uniformemente miscelando piu' elementi in uno stesso piano.
"In Shit - Lazy Worm", il binomio chitarra-batteria fa da apertura al brano e con l'ausilio del basso e della voce inietta adrenalina all'ascoltatore come liquido per sopravvivere. Brano dall'aspetto tagliente e scalpitante che coinvolge nella sua veloce ed onesta espressivita' musicale. "Forgot The Words", riff di chitarra precisi e abbondanti aprono questo brano e confluiscono in linee di basso e batteria, la voce incisiva e prepotente entra nella testa e si allinea alle linee strumentali, veloci e virtuose, agglomeranti di virtuosismi accattivanti e spinte batteristiche.
"Banned In D.C.", brano portato al successo dai Bad Brains, riff di chitarra irrompono dentro linee di basso e batteria, la vice implode di frasi, virgole, segmenti velocita' funambolica, senza stroppiare la versione dei Bad Brains ma riuscendo a donargli una nuova personalita' e linfa vitale. Conclude L'album "Painful Reminder", un brano coinvolgente che si poggia su un bel gioco di linee di basso e batteria che confluiscono in linee di chitarra veloci e consistenti, in un brano che cattura e coinvolge. Velocita' che pulsa all'unisono con le linee ritmiche e strumentali senza compromettere la versione degli SNFU, facendone un bel omaggio malinconico che sono sicura sarebbe piaciuta al compianto Chi Pig.
In conclusione, sicuramente per chi e' fissato con le sonorita' puramente vecchia scuola trovera' il pane per i suoi denti, perche' questo album va ben oltre ogni aspettativa e van ben oltre un ascolto superficiale. E' un flusso sonoro denso ed incisivo, un flusso che puo' evolversi ancora in maniera esponenziale anche sulla scrittura compositiva ma dove le ottime basi sono imponenti e per nulla vuote e scontate.
I Riot Squad (Manto-voce, Vito-chitarra, Janz-basso, Joe-batteria), pubblicano un album molto affine alla simbioticita' del punk hardcore, sporcandolo di personalita' incisiva che non abbassa la testa, si pone sulla cresta di uno spazio come l'underground donandogli colori e rumori che, con onesta espressivita', puntano dritti e diretti senza alcuna asettica banalita' e clicheista del genere. Diretto, incisivo.
Questo album e' una scheggia in un occhio. Rivalsa e sopravvivenza. Propabilmente e' cio' che ognuno di noi cercherebbe in un epoca come questa, egoistica e silente. Romagna Uber Alles.
Cito i brani "Riot Squad", "Goodbye", "In Shit - Lazy Worm", "Roots, Rights & Rows", Banned In D.C.", rappresentano per me la vera essenza dell album.
Consiglio agli ascoltatori di Bad Brains, Fugazi, Minor Threat di non perdersi assolutamente questo disco.
Ms_Antrophy

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