Tornano con tutto il loro splendore i My Own Voice che, nonostante i quasi 20 anni di esistenza, continuano a martellare i nostri timpani con il loro hardcore punk rodato ma mai scontato. Il quartetto milanese, con la collaudata formazione Marchidda-voce, Tristan-chitarra, Emme-basso, Simo-batteria, sforna Exile Underground ennesima fatica discografica che sempre piu' miscela saggiamente l'hardcore old school alla scuola new yorkese.
Infatti, se possibile, rispetto alle uscite discografiche del passato (The Dinner Of The Ashes, De Ira, A Perpetual State Of Revolution, Songs For The Mutiny, Sailing On e Shipwrecked) questo disco appare piu' maturo e riuscito nel creare un suono personale ed a tratti piu' morbido, strada intrapresa in Sailing On, pur non mancando il classico stampo sonoro che ricorda un pugno preso in piena faccia, il risultato e' decisamente appetibile anche ad i palati dediti ad un hardcore meno granitico e martellante. Questo album registrato tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020 da Alessandro Caneva al Mobsound Studios (che fa parte dei co-produttori insieme a Professional Punkers, Distruggi la Bassa, True Believers DIY Booking, Rock Out Fascism, Calimocho DIY, Otreb, Malammore DIY, Sound Town Imperia, Rebound Action Records, Scatti Vorticosi Records, Togue Sol Distribucion) e' curato sin dalla grafiche di Victoria Dim Sum, contiene 11 brani piu' un intro strumentale e vede diverse collaborazioni alla voce: Cippa (Punkreas) in "Falsi Liberi", Black (Rejekts) in "Declare War", Guido (First Brawl) in "Macaco Cookies", Dome (Face Your Enemy) in "Better Off Today".
Nel complesso i brani si snodano in poco piu' di trenta minuti, pezzi che risultano accattivanti al punto giusto ed in rari casi superano i tre minuti, il cantato e' in inglese a parte le buone prove di "Falsi Liberi" e "Dalle Fiamme". Questi due episodi in italiano sono anche tra quella manciata piu' melodici e corali, riuscendo a spezzare in maniera opportuna suoni duri ed incalzanti gia' evidenti in "Southern", pezzo che apre in maniera chiara e marcata il suono proposto nell'album.
Guidati dal riconoscibile e animalesco timbro vocale di Marchidda la tecnica strumentale appare senza sbavature, veloci e roboanti inseriscono in maniera fulminea stop e ripartenze, riff azzeccatissimi e momenti esplosivi che travolgono ad ogni ascolto con una qualita' costante in tutto l'album. Ben studiati anche i testi: critici e riflessivi, spaziando svariati tempi sociali tipici dell'hardcore (politica, guerra e religione) ma anche episodi piu' inerenti alla scena (come nella titletrack "Exile Underground" o "One Family"). Spiccano "Southern", "Exile Underground", "Macaco Cookies" e "Beat The Boarders" tre cartucce sparate in successione, "One Family" e "Better Off Today".
Insomma Exile Underground e' davvero un album ben fatto per suoni e contenuti che ancora una volta, se necessario, dimostra l'indubbia qualita' dei My Own Voice. Un disco da possedere ed ascoltare con una certa frequenza, in attesa di tempi migliori per potere assaporare i My Own Voice in concerto, habibat naturale per certe sonorita'.
Joel

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