Portando nell'underground una proposta immune da ogni qualunquista costrizione musicale e nel messaggio proposto. Avvalendosi di una scrittura che sa sparare in faccia oneste parole come pallottole fumanti, la scelta di usare l'italiano ne fa un tratto caratteristico e un atto rivoluzionario. Irrompono grazie al loro suono che non si rende imprigionato in un semplice stile unico ma si fa linfa di un flusso composto da toni oscuri e caustici, blackened speed doom che tocca vette anche del nu metal e post hardcore. Scelgono di non farsi coinvolgere da un cliche' prestabilito ma di essere un flusso espressivo senza alcun limite.
Vol 1.: Beglerbeg e' un album che ti sconvolge per la sua durezza e onesta' musicale proposta. In 6 brani, tra cui un intro ed un outro l'ascoltatore e' al centro di un viaggio, raccontando secondo un iter preciso tante storie che hanno caratterizzato le disfatte, i massacri dell'impero ottomano verso i popoli che si opponevano.
L'album si apre con "Intro" (Le galee salpano da Algeri) riff di chitarra si mettono in linee batteristiche crude che attraverso un suono ciclico e dissacrante, tra virtuosismi e cambi di tempo riesce a sconvolgerti dentro. Il cantato, acido e cupo, ti avvolge dentro al suo manto. "Kosovo Polje", riff pesanti di chitarra che crea un suono arrabbiato, dove si incastra il cantato rabbioso e denso che spara parole come pallottole. Linee batteristiche decise si uniscono a linee di basso in un brano dai connotati caustici diretti e funesti. "Ogro", riff di basso aprono il brano e confluiscono in riff di chitarra inizialmente catartici e sollevati per poi farsi cruenti e veloci, il loro personale suono ti mangia il cuore senza tante manfrine. "Le Barricate Del '22", un arpeggio iniziale di chitarra apre il corso del brano in un assetto che assume la briga di raccontare. Linee di chitarra e basso un po' malinconiche e armoniose fanno poi da catalizzatore verso una veemenza espressiva incentivata dalla voce che ne incendia l'assetto, in una violenza oscura.
"Deir Yassin", il massacro d Deir Yassin, fu un assalto che aveva lo scopo di alleviare il blocco di Gerusalemme operato da forze arabo-palestinesi durante la guerra civile del 1947-48, che precedette la fine del mandato britannico in Palestina. Ebbe il suo apice con l'uccisione di molti civili. E col passare del tempo poi la tragedia ha vissuto l'ombra del revisionismo moderno, atteggiamento pressapochista odierno. I riff di chitarra si attaccano addosso alla voce comevun collante perfetto e confluiscono in linee batteristiche vivaci ed intense. Corale ed oscuro probabilmente e' il brano che, a mio parere, incarna appieno lo spirito dei Beiler Bey unendo la propria personale identita' in un ambiente fatte di molte copie.
Conclude l'album "Outro", linee batteristiche confluiscono in linee di basso e chitarra componendo una sorta di atto conclusivo funambolico di questo viaggio. Riff di chitarra virtuose e piene unite a linee di batteria e basso ci traghettano verso la fine.
Questo album e' una presa di posizione contro il tentativo odierno, implicato da molti luminari, di praticare revisionismo di certe tragedie. Accompagnato da una violenza sonora alternata a brani dall'andamento moderato e' un album dove traccia dopo traccia si viene travolti, ammaliati e sorprendentemente catturati da questa retrospettiva proposta dai Beyler Bey.
Consiglio agli ascoltatori di Koloss, Midnight, Black Tomb di non perdersi assolutamente questo album.
Ms_Antrophy
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