Ho fatto inizialmente fatica ad apprezzare questi Slight poiche' credo che il loro secondo lavoro rappresenti qualcosa di troppo "sottile" per le mie orecchie: lunghi stacchi strumentali, grandi svarioni introduttivi e conclusivi per un marasma musicale che mi e' capitato di ascoltare poche volte.
Il gruppo pesarese ha partorito qualcosa di assolutamente originale, dando forma ad un viaggio composto da pezzi visionari che spesso raggiungono i quattro minuti e che raramente seguono un filo logico, un classico ripetersi delle parti, dando invece l'impressione di comporsi di un amalgama di differenti brani e situazioni che portano al completamento della traccia.
All'interno del disco vi e' un continuo susseguirsi di quiete e rabbia, nelle quali gli strumenti la fanno da padrone ed il cantato, che inizialmente sembra finire in secondo piano, rinuncia al suo solito ruolo di spicco per guadagnare un posto alla pari con il resto del gruppo.
Lunghi tracciati melodici ma mai emozionali ci coccolano, conducendoci agli scrosci veloci ed urlati, potenti e brevi, per poi riportarci indietro dentro qualcosa di ancora nuovo, tenendoci sulle spine per poi cambiare radicalmente atmosfera, lasciandoci respirare un attimo per poi risbatterci nel pieno dell'angoscia e pesante furore di questi Slight.
Rimane comunque qualcosa d'incompleto al termine della loro parte di split, come la sensazione che si abbia assistito soltanto al primo atto di un opera che va completandosi, che portera' a qualcosa di nuovo e magnifico che pero' non ci e' ancora dato di ascoltare.
Forse non diventaranno il mio gruppo preferito (e forse neppure quello di molti di voi) ma sono terribilmente felice che esistano.
Discorso completamente differente per i Peralta (da Ancona, ex "Hor.Net") che fanno un hardcore dalle sonorita' un po' yankee, nuova scuola, potenti, veloci, precisi e impeccabili, accattivanti fin dal primo ascolto. Mi ricordano un po' i De Crew e, per il genere che portano avanti, credo che potrebbero gia' da ora affermarsi con un album tutto loro.
Le tracce scorrono via veloci quanto basta, trascinandosi dietro un muro di suono sempre compatto e pesante, pieno di rullate velocissime, stacchi chirurgici, qualche assolo ben fatto e qualche momento un po' maranza proprio quando ne sentiresti il bisogno.
Il tutto entra in testa per direttissima, grazie alla voce del cantante, perfettamente a suo agio sul suono e grandiosamente caratteristica, che si sposa al bacio sia con la parte melodica del gruppo che con il tipo di rabbia che credo vogliano esprimere.
E' ricetta semplice e neanche troppo originale ma spaccano il culo e non c'e' proprio un cazzo d'altro da dire.
Un paio di parole vanno spese anche per l'artwork del cd, davvero ben fatto e bellissimo da vedere.
sberla54
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Etichetta: Piccole Speranze
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