Gia' l'apertura affidata a "Donut Land" trascina in queste sonorita' animalesche, forse non il brano piu' veloce del lotto ma non per questo di minore presa grazie alle continue strizzatiine d'occhio al crust e al grind.
"Black Moon" manda in confusione e spiazza soprattutto nella parte finale, qui i suoni si fanno piu' metallici e acidi prima di lasciare spazio alla furia di "Combat Dwarf" brano veloce e travolgente quanto malato e cinico nelle tematiche. "Burden" rallenta e smorza i ritmi nel suo incedere asfissiante che lascia piu' spazio ad i suoni sludge almeno fino al finale dagli echi crust, risultando forse il pezzo piu' riuscito dei sette presenti.
Con "Enemy" si ritorna su ritmi serrati che lasciano senza un attimo di respiro mentre "Long Dream" ci riporta su sonorita' caotiche e deliranti, tra urla sofferte e strumenti fischianti. Il disco si conclude con la cupa "Death Thoughts" dal testo disperato e deprimente che non lascia scampo, grazie anche ad un comparto strumentale ancora una volta impeccabile nel ricreare con i suoni le tematiche affrontate, anche se la vera conclusione avviene qualche minuto dopo con la strumentale ghost track.
No Mankind e' la conferma di tutte le potenzialita' che i Butters avevano lasciato intravedere col loro EP, un disco hardcore da non lasciarsi sfuggire e che portera la band a raccogliere i frutti del proprio ottimo lavoro. Avanti cosi'!
Joel
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