Sono approdata all'ascolto di un'auto-produzione davvero interessante, i Tetano, che hanno diversi punti a loro favore e non possono che attirare la stima di chi si avvicina alla loro espressione musicale.
Credo che uno dei mali dei gruppi nuovi di giovincelli esordienti, sia proprio il tentativo di convincere immediatamente il pubblico di essere "i nuovi...". o "sullo stile di..." credendo cosi' di assicurarsi un ascolto maggiore e una sicurezza di approvazione.
Ma non e' affatto cosi', perché e' l'originalita' che premia, non le quasi cover band;
I Tetano non hanno la presunzione di affibbiarsi nessuna etichetta, fanno la loro musica, scrivono i loro testi intensi, potenti, che hanno la capacita' di scuoterti e gridarti in faccia la verita', non ricercano la perfezione stilista ma l'efficacia musicale e comunicativa, creano una composizione varia, con effetti d'eco, bellissimi giri di basso e chitarra che ci riportano agli anni 80, ma invece siamo in Campania dove all'oggi non esiste nessuna realta' rilevante, che spazia fino all'aggressivo, le parole furiose si coniugano con lo stile musicale, ci sono innovazioni, sperimentazioni, insomma ci si trova di fronte qualcosa di diverso.
Particolare attenzione va dedicata ad un'introduzione parlata, tratta da Ripartire dall'anarchia di Sean M. Sheehan, che comunica lo spirito denso di consapevolezza politica e sociale, tanto per sottolineare nuovamente che i Tetano non sono il solito gruppo anarcopunx copione e privo di coscienza, ma sono una ventata d'aria fresca in un panorama ormai arido di originalita' ed autenticita'.
Rabbia, sdegno, umiliante sopportazione di questo mondo che ci spinge sempre di piu' a dover cercare le origini e l'eta' primitiva, dove l'esistenza umana non era vincolata a netti scopi di consumo, produzione e uso, dove il senso della propria esistenza si ricercava in ben altri riguardi etici.
I Tetano dimostrano come si possa far coesistere incitamento ad una rivolta necessaria con una profonda e lancinante poesia, della spaccatura interna dell'uomo a meta', triste condizione esistenziale inevitabile per chi possieda cuore, cervello e stomaco e ne riconosca le emozioni.
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