Ecco a voi luridi utenti di questo autorevole sito, i My Own Voice con questo splendido De Ira, se non l'apprezzate non capite una sega di musica e marcirete nel vostro putrido letame, ma bando alle ciance e passiamo ad una serissima quanto mai spettacolare recensione.
I My Own Voice nascono nel 2001, a Milano, dall'idea di Marco (voce e basso) e di Luca (chitarra), che subito dopo arruolato Monzi alle pelli, cominciano a suonare un veloce hardcore di matrice old-school, con qualche influenza new-school.
Dopo un primo ep My Own Voce, non certo registrato in maniera ottimale, vengono notati da Rudy Indigesti (della Vacation House) che con la propria casa discografica li fa debuttare con il loro primo full-lenght The Dinner Of The Ashes nell'ormai lontano 2003.
Dopo questo debutto il gruppo si dilegua nell'ombra per qualche periodo, a causa di diversi cambiamenti di formazione, Paolo prende il posto di Monzi, quindi Augu entra al basso (lasciando a Marco la sola incombenza di cantante) e Richi entra come seconda chitarra, finche' anche Luca non decide di lasciare il gruppo. Tutto sembra sistemato invece anche Paolo lascia, ed alla batteria subentra Fede che finalmente stabilizza la line-up almeno fino ai giorni nostri.
Nel 2004 ritornano a farsi sentire stabilmente partecipando con nuovi pezzi ad una compilation (par la webzine Kronic.it) e facendosi le ossa (ed il culo) suonando in giro per l'Italia, Germania e Svizzera. Finalmente arriviamo ai giorni nostri (nda. lo so ce ve l'ho menato troppo con la storia del gruppo, ma essendo in inglese nel loro maispeis, ho abbozzato una traduzione per i piu' ignoranti di voi).
Nel 2006 registrano il nuovo album De Ira, pubblicato nel Marzo 2007 grazie all'aiuto di una mega collaborazione D.I.Y., che vede come fautori Weirdo Records, Full Of Hate Records, Casa Perno e Blacklist Records.
L'album e' composto da 12 tracce con liriche in inglese eccetto "Polveri Sottili", i testi sono altamente politicizzati (nda. anche se non ci metterei la mano sul fuoco visto che sono, purtroppo, sprovvisto del booklet) ed e' registrato in maniera professionale.
Si inizia con "Back Again" voce rabbiosa, ritmiche serranti, chitarre pesanti (che tra gli altri possono ricordare i pescaresi Straight Opposition), stop and go eseguiti magistralmente e sonorita' che dal vivo potrebbero scaturire il delirio totale. Ottima "Nature's Revenge", forse meno veloce ma dagli ottimi assoli di chitarra. La goduria continua con "State Of Distrust", spettacolare l'ululato della voce, e "Seed Of Violence And Frustration", dall'inizio piu' ritmato ma che poi esplode in tutta la sua rabbia e potenza.
"Polveri Sottili", credevo potesse essere la traccia che piu' potevo apprezzare visto il mio amore per le liriche in lingua italica, invece rispetto le precedenti, forse per colpa della seconda voce o forse proprio per l'utilizzo dell'italiano, non mi convince come le precedenti, il che mi porta a pensare che il gruppo e' di sicuro di miglior impatto con la lingua inglese, ma tutto sommato musicalmente, la canzone e' pur sempre di buona fattura.
I livelli ritornano stupefacenti con la sesta taccia "Inside Riot", velocita' altissime, batteria precisa come un metronomo, riff di chitarra capaci di togliere tre centrimetri di polvere da qualunque pavimento, urlato a tratti stridulo ed a tratti rabbioso e potente, rallentamenti e successive ripartenze convincenti, una perla sopraffina di tecnica. "One For Hardcore" presenta una melodia sicuramente curatissima, assolo di basso spettacolare, urlato rabbioso e cori incisivi, per non parlare di una chitarrra pesante che rende la canzone la miglior traccia del disco.
Le cose dette su valgono anche per "Worst Fellas" e "Thanks For Killing Us", quindi per non essere ripetitivo rileggete le precedenti considerazioni.
"United" e' un'altro diretto allo stomaco, alterna velocita' pazzesche ed una potenta inaudita a parti esclusivamente strumentali quasi rilassanti, ma che non incidono in maniera negativa sul risultato complessivo.
Anche con le ultime due song risultano davvero esaltanti, "Air And Anger" addirittura mette in mostra, in un piccolo attimo, una spettacolare intonazione di voce che ricorda, anche se con le dovute distanze, quella dei System Of A Down; "My Brothers" e' riassumibile solo con una semplice parola perfetta, unica cosa da aggiungere che a seguito di questa trovate una ghost track che pero' non sto qui a descrivere.
Ci sono pochi giudizi da dare sull'album e' di una bellezza incredibile per un gruppo di cui non avevo mai sentito parlare, per questo nel momento in cui scrivo questa merdosa recensione sto cercando i precedenti lavori dei My Own Voice.
Il gruppo supera appieno la prova di maturita' e sicuramente diventeranno uno dei capi saldi del panorama hc italico, se posso dare uno spassionato consiglio a chi legge questa recensione cercate l'album ed accattatevillo.
Joel

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