L'errore e' nella natura stessa degli uomini che credono di essere liberi e pensano di scegliere tra alternative in vista di principi (come per esempio in vista del bene) e attribuiscono questo loro comportamento, ritenuto erroneamente libero, anche a Dio. In realta' gli uomini nascono senza conoscere la causa delle cose e credono di essere liberi, ma in effetti essi non conoscono le cause che determinano il loro comportamento: se le conoscessero fino in fondo si renderebbero conto che la loro volonta' non si indirizza liberamente in vista di un fine, ma che essi invece si comportano come non possono fare a meno di comportarsi e che la loro azione non poteva essere diversamente da quella che e' stata.
La loro liberta' nel mondo e' apparente. Dio ha gia' stabilito tutto e noi facciamo parte di Lui, facciamo parte di un perfetto meccanismo stabilito per "eterno decreto" da Dio e coincidente con Lui.
Il secondo motivo che porta alla concezione finalistica e' che tutti gli uomini tendono a conseguire il loro utile e nella natura trovano molte cose che li aiutano a credere in questo, e allora immaginano che tutta la realta' sia stata creata da una volonta' simile alla loro in vista del perfezionamento dell'uomo stesso.
Dio, cioe', ha creato il mondo secondo un principio che per l'uomo e' l'utile e che per Dio e' quello del perfezionamento dell'uomo: ma questo non e' vero, gli uomini credono che Dio sia uguale a loro, ma Dio, in vero, ha creato solo se stesso coincidendo con la natura.
Credere che l'uomo sia libero e che possa agire liberamente per realizzare i suoi fini e per conseguire l'utile porta ad una serie di conseguenze:
- 1) la superstizione:
gli uomini pensano la divinita' in funzione di loro stessi e quindi credono di propiziarsi Dio con inutili pratiche di culto perche' cosi' essi superstiziosamente ritengono che Dio possa aiutarli nella ricerca dell'utile; - 2) l'ignoranza:
se noi insistiamo a credere nella concezione finalistica quando poi alla fine ci capitano avvenimenti imprevisti e negativi, inspiegabili e contrastanti l'idea di un Dio buono e provvidenziale allora ricorriamo alla formula che tutto avviene per "volonta' di Dio". Ma ricorrere alla volonta' di Dio e' l'"asilo degli ignoranti".
Se invece ci convinciamo che volonta' e intelletto, mente e corpo, sono in Lui la stessa cosa, cioe' che la mente e' un modo dell'attributo pensiero e il corpo un modo dell'attributo estensione - poiche' pensiero ed estensione sono i due attributi dell'unica sostanza divina anzi sono essi stessi la sostanza divina - allora non essendo l'intelletto, distinto dalla volonta', e quindi non essendoci libero arbitrio, nel senso di un intelletto che guidi liberamente la volonta', noi dobbiamo vivere nel mondo non cercando un fine e pensando di poterlo trovare liberamente, ma convincendoci che l'uomo e' compartecipe della natura divina e quindi puo' vivere tranquillo e sereno "sopportando l'uno e l'altro volto della fortuna, giacche' tutto segue dall'eterno decreto di Dio con la medesima necessita' con cui dall'essenza del triangolo segue che i suoi tre angoli sono uguali a due retti....Non odiare, non disprezzare, non deridere, non adirarsi con nessuno, non invidiare in quanto negli altri come in te non c'e' una libera volonta' (tutto avviene perche' cosi' e' stato deciso)."
Baruch Spinoza
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Fonte: La Critica Della Concezione Finalistica Di Dio (di Baruch Spinoza)
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