Siamo contro tutto e non smetteremo mai di dirlo e di continuare a scriverlo sulle nostre camicie. Il punk e l'anarchia ha cambiato la nostra vita. Il punk e l'anarchia distruggera' la vostra"
(canzone dei Contrattacco. Genova)
Fissare la nascita di espressioni sociali spontanee e' operazione puramente indicativa; ma se da qualche parte dobbiamo cominciare possiamo affermare che attorno al 1980 un certo punk in italia rompe lo schema che lo vorrebbe sottoprodotto musicale di derivazione anglosassone e comincia ad assumere dei propri connotati sociali con richiami espliciti all'anarchismo ed alle sue tematiche storiche.
In questo periodo cominciano le prime "incursioni" punk sulla stampa anarchica come il punk-manifesto pubblicato sul settimanale anarchico "Umanita' Nova" nell'Ottobre 1980.
Per ragioni, crediamo soprattutto "strutturali" (maggiori contatti col nord europa, maggiori spazi sociali e culturali disponibili) e' nelle citta' del nord italia come Bologna e Milano che il punk inizialmente ha il suo maggiore impulso ed i punx cominciano ad incontrarsi con i militanti anarchici, a frequentare le loro sedi e stampare propri volantini.
Il mensile "A rivista anarchica", la cui redazione costituitasi nei primi anni '70 si trova a Milano, tenta un primo approccio con quello che definisce "nuovo fenomeno metropolitano" in un articolo nel Marzo 1981.
I punx vengono visti dai militanti anarchici per lo piu' come soggetti folkloristici e, quando va bene, vengono tollerati nella speranza che crescano in fretta.
A loro volta i punx non smaniano certo dal bisogno di essere accettati da un capo famiglia anarchico. Sanno fare anche da soli. E lo scrivono in alcune loro punkzines, come Attack.
Non gli piace fare politica, aggregare le masse, ergersi ad avanguardie del proletariato, discutere della lettura da dare alla fase.
Non concepiscono la separazione schizofrenica tra attivita' politica e vita privata.
Ogni spazio sottratto all'autorita' diventa un luogo di manifestazione radicale, fregandosene di dover apparire presentabile agli occhi della gente comune, quella gente vista anche come complice e non piu' solo vittima del sistema.
Amano l'immediatezza e la visceralita' della propria musica con la quale hanno un rapporto orizzontale, di condivisione e non di idealizzazione.
Per questi punx formare una band e fare musica e' dare voce allo sviluppo di un circuito alternativo e antagonista al mercato discografico, al teatrino della politica istituzionale, alla pianificazione della propria esistenza.
In questo progetto comune i ruoli sono variabili e interscambiabili.
Viene meno la separazione, anche gerarchica, tra artista e pubblico.
Chi sale sul palco non e' piu' qualcosa di altro e di alto rispetto a chi partecipa dal basso. E' parte di.
Si pubblicano le prime autoproduzioni su vinile di gruppi punk di lingua italiana, come la raccolta bolognese "Schiavi nella citta' piu' libera del mondo". Registrazioni fatte in proprio con i pochi mezzi che si hanno a disposizione e copertina del disco, anch'essa stampata in proprio, dove non ci si limita piu' ad inserire i testi delle canzoni o a parlare della propria esistenza ma si esprimono dei contenuti sociali di critica radicale e dei veri e propri manifesti anarchici per l'insurrezione sociale come nella raccolta internazionale "Papi, Queens, Reichkanzlers & Presidenti".
Nascono nuove fanzines, sempre meno legate alla musica d'oltralpe o d'oltre oceano e sempre piu' espressione della propria realta' sociale e ricche di contenuti ben al di la' della musica.
Cresce l'esigenza di creare un momento di incontro autonomo per far si che dalla rete di contatti, individuale e frammentaria presente sino a quel momento, si riesca a coordinare un circuito nazionale, un coordinamento in grado di dare impulso all'autogestione punx che permetta, da una parte, di gestire l'organizzazione di concerti e la distribuzione di dischi e fanzines fuori e contro i vincoli imposti dal mercato discografico e, dall'altra, che permetta lo sviluppo di un'autonomia di percorsi non solo in campo musicale.
Una lettera-volantino dal titolo "Il Punk italiano si organizza!!!" annuncia questo incontro.
La riunione ha luogo al "Cassero", sede storica del movimento anarchico bolognese, nel Luglio del 1982.
Da questa due giorni di riunione si decide, tra le altre cose, di pubblicare periodicamente un bollettino di controinformazione sulle attivita' punx che sia autogestito e con una redazione itinerante per evitare pericoli di accentramento. Nasce cosi' Punkaminazione (contaminazione punk), una pubblicazione per "far giungere a tutti i punks italiani notizie di cio' che accade nel punk italiano", con l'obiettivo di "costruire un circuito alternativo che investa tutti i settori dell'attivita' punx".
I contatti, gli scambi e la circolazione di materiale tra i punx diventano frequenti e si sviluppano i primi centri di distribuzione autogestiti di dischi, cassette, fanzines e pubblicazioni antagoniste all'interno di spazi occupati, sedi politiche, locali presi in affitto ma, nelle realta' minori, anche all'interno di singoli appartamenti.
Il materiale puo' conseguirsi direttamente ma anche per corrispondenza.
Ognuno puo' essere parte di questo circuito ed alimentarlo a sua volta.
Questi contatti diventano punti di riferimento per i gruppi musicali come per chi fa fanzines (punkzines) per distribuire il proprio materiale.
La diffusione del punk in Italia e', in questa fase, opera dei punx stessi. Dall'esigenza di combattere l'isolamento si acquisisce la consapevolezza della scelta di far da se', come espresso nel volantino-catalogo della Virus diffusioni di Milano in cui si scrive: E' dal primo disco dei Sex Pistols che ci sentiamo sfruttati, da quando l'impero commerciale, le multinazionali della musica, hanno scoperto una nuova tendenza culturale dei giovani, ed hanno lanciato le loro appiccicose ragnatele per succhiare piu' guadagno possibile e per carpire le idee rivoluzionarie e trasformarle in merce da consumo. Ma morti i Sex Pistols con gli ultimi penosi tentativi di raccogliere briciole di capitali ormai perduti (con patetici dischi/leggenda), a nessuno piu' importava del punk, se non a qualche rivista di moda o specializzata ad analizzare gli strani comportamenti giovanili. Ma e' proprio in questo momento che abbiamo riacquistato la nostra individualita', la nostra autonomia. E nello stesso modo in cui i Sex Pistols non sopportarono le regole imposte dalle grandi case discografiche, una naturale predisposizione libertaria ha portato il punk a rifiutare sempre piu' ogni contatto con qualsiasi organo istituzionale. Senza pero' dimenticare che: (...) la trascuratezza del contatto con il mondo esterno porta inoltre all'inevitabile costituzione del ghetto, e' necessario percio' diffondere in continuazione il nostro messaggio, ogni piazza, davanti ad ogni discoteca o qualsiasi altra pseudo aggregazione imposta sono i luoghi in cui il nostro ideale anarchico punk non puo' mancare. Solo in questa diretta maniera la totalita' del nostro operato potra' essere reale opposizione controculturale alle regole di commercio-spettacolo-prostituzione artistica.(...)
A Roma i segnali di autogestione punx sono ancora tenui e isolati da questo contesto; senz'altro significativi, tra gli altri, sono stati il concerto al Liceo Armellini nella primavera e poco dopo la partecipazione alla prima edizione della festa del non lavoro al Forte Prenestino (non ancora occupato).
Tra affinita', differenze e reciproche diffidenze, il rapporto tra anarchici e punx anarchici oltrepassa le dimensioni locali nell'estate del 1983 quando il movimento antagonista e anarchico invita ad una grossa mobilitazione contro la base americana di Comiso, un paesino siciliano in provincia di Ragusa.
Vi partecipano anche diversi punx, alcuni dei quali scriveranno un resoconto uscito su A rivista anarchica, una pubblicazione che, come abbiamo visto, anche per contiguita' territoriale, prima di altre e' entrata in contatto con questa espressione punk; poco dopo lo stesso mensile dedica un approfondimento ai punx anarchici che, "presenti a Comiso in oltre un centinaio, costituivano un terzo della presenza anarchica nella tre giorni di fine Luglio contro i missili", come scrivono nell'editoriale di quel numero che ospita una lunga intervista ai punx anarchici fatta all'interno della casa occupata "Virus" di Via Correggio a Milano; una realta', il Virus, che diventa sempre piu' punto di riferimento e di agitazione sociale, tanto da attirare le attenzioni rapaci dei moderni cortigiani della repressione: giornalisti e sociologi.
I numeri di Gennaio di diversi media di carta, specchi ottimistici di interessi di settore, hanno esordito il 1984 col fin troppo prevedibile editoriale alla "fortunatamente le profezie di Orwell non si sono avverate" rimuovendo (forse anche consciamente), sul piano della logica spicciola il fatto che Orwell non prevedeva nel 1984 si sarebbe venuta a creare una data situazione, bensi' che nel 1984 ci si sarebbe comunque trovati nel suo "pieno svolgimento". (da un volantino dei Raf Punk).
Nell'Aprile 1984 a Milano si svolge un convegno sulle bande spettacolari giovanili organizzato dalle istituzioni locali e dal Centro Studi E Ricerche sulla Devianza e l'Emarginazione una banda di sociologi finanziati per tramite dell'assessore comunista; oggetto della compravendita erano le bande giovanili di Milano, sulle quali i sociologi avrebbero voluto relazionare. Ospiti non invitati i punx rovinano loro la cerimonia con una contestazione che sfocera' nell'occupazione del teatro con relativi concerti ed altre iniziative autogestite di cui verra' data in parte testimonianza attraverso la pubblicazione di una cassetta, con opuscolo allegato, dal titolo "La notte dell'anarchia".
Ma non soltanto nella Milano-da-bere si aprono nuovi spazi di liberta'. Nelle metropoli come nei piccoli centri di provincia, al nord come al sud, anche se con molte difficolta', la situazione e' tutt'altro che piatta: e' il caso di spazi autogestiti come il Tuwat di Carpi in provincia di Modena, oppure del Victor Charlie di Pisa, oppure dell'occupazione della "Giungla" di Bari.
Tra tanto per una affatto casuale consecutio temporis , poco dopo la contestazione alla kermesse dei sociologi, avviene lo sgombero del Virus; e' come una operazione chirurgica, ma l'infezione punk e' tutt'altro che debellata. Spazi fisici ma anche pubblicazioni (punkzines) crescono e resistono un po' ovunque. Molte sono quelle punkzines che non propongono solamente musica, ma ragionamenti complessivi e radicali come la fiorentina Nuove dal Fronte o la friulana Nuova Fahrenheit che nel numero 5 fa un resoconto dell'anno 1984 appena trascorso, il cui titolo e' estremamente significativo: lo scontro si accentua.
La repressione puo' mostrare vari volti ma lo scopo e' lo stesso: disarmare la rivolta all'ordine costituito. Puo' farlo attraverso l'isolamento coatto (carcere) come deterrente per evitare il contagio sociale (mostrando cosi' il volto piu' diretto e brutale) ma puo' colpire con forme piu' subdole, per esempio attraverso una campagna di in-formazione che trasforma delle espressioni sociali radicali in fenomeni di disadattati in costume.
Nel primo caso (l'isolamento coatto) il Dominio puo' pagare delle conseguenze rilevanti; se da una parte infatti la repressione brutale arresta nell'immediato lo sviluppo dell'insorgenza e puo' spaventare un'area di simpatizzanti, dall'altra svela il volto reale del Potere ed acuisce una disgregazione sociale (un'azione forte provoca reazioni contrastanti), rischiando di rafforzare quel sentimento di solidarieta' che naturalmente ispira la vittima di una prepotenza.
La repressione diretta e brutale da parte del Potere tende, inoltre, a far aggregare tra loro le forze colpite. Il Dominio ne e' consapevole e quando mostra la sua vera natura non e' quasi mai per gusto sadico innato (anche se i soldatini ogni tanto vanno lasciati giocare, senne' si ammosciano) ma perche' ritiene di non avere altra via.
I punx anarchici ed i loro complici sovversivi a Milano, dopo aver smascherato il tentativo subdolo di repressione dei poliziotti-sociologi, si sono ritrovati dentro casa i poliziotti-poliziotti.
Dal punto di vista sociologico e culturale-istituzionale i punx sono difficilmente recuperabili; quelli tra loro piu' consapevolmente anarchici sono sostanzialmente refrattari a stabilire delle relazioni dirette ed ancor piu' a diventare oggetto consenziente di studio, perche' ben conoscono il ruolo sociale svolto (consapevolmente o meno) da questi agenti del controllo; gli altri punx li schifano comunque perche' li avvertono, giustamente, ostili ed estranei al proprio mondo.
Il punk anarchico, in quanto punk, resta comunque legato alla musica, al farla, sentirla, diffonderla.
"Oltre la musica", come dice uno dei primi slogan, non significa rinunciare ad essa. Sviluppo del punk significa anche tanti nuovi gruppi che si formano, si autoproducono dischi e cassette e che sentono l'esigenza di fare concerti e distribuire il proprio materiale.
Il progetto Punkaminazione va avanti e fa da riferimento ad un circuito abbastanza capillare, soprattutto nel nord, come viene riportato dal Catalogo n°5 della Virus diffusioni del Gennaio 1985. I punti di riferimento per la distribuzione sono spazi anarchici o autogestiti, come nel caso di Bologna, Milano, Genova, Pisa e Carpi, ma anche individualita', come nel caso di Udine, Torino, La Spezia, Ferrara, Aosta, Bergamo, Brescia, Alessandria.
L'attivita' della distribuzione del materiale punk e' parte di un progetto complessivo di comunicazione e con esso ne condivide amori ed umori, scevro percio' da qualsiasi pretesa di efficientismo imprenditoriale. Non e' ancora un circuito completamente indipendente dal mercato ma certamente e' riuscito a svincolarsi da esso (se non sotto ogni aspetto pratico) sotto l'aspetto ideologico.
Nel suo momento forse di maggior sviluppo, la diffusione del punk in italia continua ad essere opera dei punx stessi.
Lo sviluppo pero' comincia anche a creare degli effetti collaterali nel punk: crescita di riconoscimenti, reputazione, aspettative... effetti su cui fara' leva l'industria discografica e le sue propaggini.
Vi e' tra i punx anarchici chi capisce subito l'antifona e non manca di fare chiarezza contro questo tentativo di infiltrazione da parte delle "industrie farmaceutiche produttrici di psicofarmaci", come vengono definite le case discografiche cosiddette "indipendenti" in un volantino.
La contraddizione pero' fa leva anche su una debolezza interna. Vi sono gruppi punk che sono nati nel circuito punk anarchico piu' per una contingenza (convenienza?) del momento che per una vera e propria adesione. D'altronde, fin quando il mercato discografico aveva ignorato il punk, era difficile distinguere tra chi aveva fatto di necessita' virtu' e chi invece faceva parte di quel circuito perche' ne condivideva il progetto complessivo. Dal circuito autogestito esce il gruppo punk emiliano dei CCCP prima di passare all'industria discografica. Il grande salto crea un piccolo terremoto ed il gruppo subisce per diverso tempo le ire dei punx anarchici. Ad un concerto milanese i CCCP distribuiscono un volantino dove affermano che il richiamo dei punx anarchici alla coerenza mezzi-fini e' una forma di fanatismo religioso e l'autogestione non e' che una parola insignificante (fatta eccezione per il centro sociale autogestito Leoncavallo, dove in quel momento si esibiscono).
Altri gruppi tentano l'Impresa. Farne l'elenco non aggiungerebbe sostanza al fatto che queste defezioni lasciano il segno. Si e' vulnerabili ed occorre fare i conti coi propri limiti. Ci si mette in discussione ed il dibattito si accende. Nessuno ha voglia di fare l'utile idiota. Il fatto che il circuito autogestito punk puo' venir usato come trampolino di lancio per monetizzare il proprio essere trasgressivi, non e' solo una sconfitta: e' una doppia sconfitta. In questo modo non solo non si riesce a sottrarre spazi al mercato ma si rischia di lavorare per esso, facendo da palestra ad aspiranti musicisti o critici musicali. Il carrozzone dell'industria discografica scopre nel punk una linfa vitale per rinvigorire il mercato. Apre tutti i suoi apparati, grandi e piccoli, per soddisfare le esigenze di produzione, propaganda e distribuzione del nuovo prodotto. Gli spazi che i punx hanno saputo crearsi diventano appetibili all'industria discografica e qualcuno si accorge che: per sfuggire alle leggi di mercato non basta fare una musica che stride alle orecchie foderate di velluto; il circuito autogestito non puo' entrare in competizione (come erogatore di servizi) con l'apparato mafioso dell'industria discografica. I punx anarchici non nutrivano queste illusioni. "Punk. Oltre la musica" vuol dire anche questo: arrivare allo scontro a partire dal rifiuto del confronto.
Il mercato apre le porte. Offre visibilita' e gratificazioni. I suoi meccanismi di recupero sanno adattarsi alle circostanze e si nutrono di originalita'.
L'autogestione punk ha bisogno di approfondire i propri strumenti di interpretazione. Ha bisogno di confrontarsi con altre espressioni di critica radicale, se vuole contrastare efficacemente questo processo di assorbimento del mercato.
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Fonte: L'Anarchia Nel Punk Di Lingua Italiana (di Acatraz)
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Acatraz
"Bruceremo le chiese e gli altari! Bruceremo i palazzi e le reggie! Con le budella dell'ultimo prete impiccheremo l'ultimo re. Rivoluzione sia, guerra alla societa'. Piuttosto che vivere cosi', meglio morire per la liberta'"
(vecchio canto anarchico)
"tutti voi ci state togliendo la vita a partire dal vicino di casa all'evidente poliziotto/ la nostra risposta e' guerra alla guerra/ la nostra risposta e' il punk/ per rifiutare la famiglia e un'altra maniera per rifiutare la vostra vita, tutto cio' che e' morte/ sessismo, maschilismo, abusi, poter/ per rispondere al qualunquismo, che e' dentro la vostra testa/ per seppellire le imposizioni, per distruggere il dovere.