Registrato in un unica sera all'Elfo Studio di Tavernago, descrive se stesso attraverso sette tracce dove il gruppo gioca, sperimenta colori e suoni modellandoli come creta. Costruendoli sperimentando cose che sulla carta storceresti il naso, poi ascolti, e ci stanno, senza perdere lo smalto i ritmi si fondono su riffate funk ed unite da un suono accattivante diametricalmente opposte che convincono. E' come un tornado in technicolor dentro un film in bianco e nero, l'ascoltatore come me di generi estremi non si trova poi piu' di tanto disorientato vuoi grazie ad una poliedricita' che convince, vuoi anche da una certa attitudine diy riesce a catturare l'attenzione. Brani come "American First" o l'omonima "Prunky Junky" sono l'esatto esempio di come questo trio cattura gli sguardi grazie ad una infinita' di cose che se le metti in un qualsiasi altro ordine risulterebbero aride, linearita' semplici ma particolarmente eclettiche e soniche. Alterando brani piu' o meno fluidi, nella sua interezza questo disco si ascolta piacevolmente lasciando addosso anche la curiosiata' di cosa su una dimensione "live" possano tirar fuori.
Non resta che vedere cosa tireranno fuori dal cilindro prossimamente.
Consiglio agli ascoltatori di The Lyres e Suicide Squad di annotarselo sul taccuino.
Ms_Antrophy
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