Siamo nel periodo piu' caldo del terribile decennio di piombo.
Gli ideali della Summer of Love, delle comuni e della pace sono presto tramontati, lasciando spazio alla polarizzazione e in alcuni casi alla violenza. In Italia i movimenti studenteschi e operai sorti all'indomani del Sessantotto sono in gran parte smantellati ma ancora attivi; molto dell'attivismo confluisce in gruppi extra-parlamentari, soprattutto di sinistra. Tra questi si mette in luce il Movimento del '77.
Nato principalmente come protesta a un discutibile progetto di riforma scolastica, il Movimento attecchisce soprattutto a Bologna. L'ambiente alternativo, con la musica dal vivo e le radio libere, fanno da megafono al Movimento, privo di un vero leader e spesso in contrasto con la sinistra ufficiale.
Nel mondo della musica la situazione a parimenti in trasformazione; il rock progressivo vive gli ultimi colpi di coda, come sempre in ritardo sul mondo anglosassone. Oltremanica, infatti, il punk e la discomusic, seppur in modo molto diverso, stanno spazzando via i dinosauri del prog e del rock classico. Gli Skiantos, rivendicando un nonsense vuoto di contenuti, la scarsa qualita' di musicisti e proponendo show situazionisti al limite del dadaismo, sono di fatto tra i primi a promuovere lo spirito punk in Italia.
Non solo, con gli Skiantos nasce il rock demenziale, come lo definiscono loro stessi. Nel nostro paese la musica era sempre stata presa molto sul serio, specie nella pur splendida parentesi progressive. Le gag di Clem Sacco negli anni Sessanta e la goliardia degli Squallor erano stati gli unici - e isolati - esempi di ironia e sarcasmo. Gli Skiantos nascono invece in aperto contrasto sia al mondo delle canzonette che ai generi piu' impegnati. Se dal lato musicale il suono e' terribilmente grezzo - in contrapposizione all'aulicita' di certo prog - anche nei contenuti volutamente poveri, la band si pone in contrasto col cantautorato dell'epoca.
La nascita del complesso coincide in pratica con la registrazione del loro primo lavoro, intitolato programmaticamente Inascoltabile. Freak Antoni, che all'epoca canta nei Demenza Precoce, lo incide in una notte di improvvisazione per una decina di persone innamorate della musica, con la produzione di Oderso Rubini. Al disco partecipano ben cinque cantanti e una serie di altri musicisti. Le canzoni - alcune davvero inascoltabili - sono registrate alla bell'e meglio e propongono i prodromi di quello che sara' il sound degli Skiantos.
Un anno dopo la formazione si e' assestata con Freak Antoni alla voce; al suo fianco Andrea Jimmy Bellafronte Setti e Stefano Sbarbo Cavedoni. Alla chitarra Fabio Dandy Bestia Testoni e Andrea Andy Bellombrosa Dalla Valle. La sezione ritmica e' sostenuta a dovere dal basso di Franco Frankie Grossolani Villani e dalla batteria di Leo Tormento Pestoduro Ghezzi. I soprannomi fanno parte dell'immagine della band. Dal vivo, poi, i ragazzi bolognesi sono dei provocatori nati; spesso sfidano il pubblico con trovate tra futurismo, avanguardia e Petrolini. A volte si presentano sul palco mettendo su dei siparietti e senza degnarsi di suonare una sola nota, cercando la reazione del pubblico.
Il 1978 e' comunque l'anno del loro capolavoro, inciso per la Cramps: MONOtono. Il lavoro e' preceduto da un singolo intitolato Karabigniere Blues/Io sono un autonomo. I due pezzi sanciscono la doppia anima degli Skiantos: contro il sistema ma anche critici verso gli eccessi della controcultura.
Pur continuando a proporsi come musicisti senza tecnica e compositori votati al nonsense, gli Skiantos mettono insieme uno dei migliori dischi di punk della storia italiana.
La copertina inaugura il loro tipico stile fatto di citazioni pop, nell'accezione di Andy Wharol. L'immagine e' un fotogramma di un B-Movie inglese degli anni Sessanta: Gorgo del 1961, del regista Eugene Lourie'. Il film fa parte di una saga fantascientifica a basso costo che avrebbe ispirato il mostro Godzilla giapponese.
L'attacco di MONOtono e' al fulmicotone: trentacinque secondi di un surreale dialogo accelerato. Gli Skiantos omaggiano e allo stesso tempo prendono in giro lo slang giovanile bolognese. Una delle frasi pronunciate - c'ho le storie pese - ha per anni alimentato la diceria che Elio e Le Storie Tese si fossero ispirati a questi versi per il loro moniker, ma lo stesso Elio ha sempre smentito.
Alla fine del dialogo parte - irresistibile - un pezzo che e' una vera cavalcata punk, dal ritmo anfetaminico: Eptadone. I primi versi sono memorabili e paradigmatici dello stile di Antoni:
Sono andato alla stazioneIl tutto e' ammantato da una certa atmosfera demenziale e priva di senso, tuttavia la prova della band e' encomiabile. Il lavoro di Dandy Bestia alla chitarra, coi suoi fill dal suono cristallino, e' inerente piu' al rock-blues che al punk e - in sostanza - tutto funziona alla perfezione. Un brano da leggenda, forse il vero capolavoro degli Skiantos.
Ho cercato l'eptadone
Poi m'ha preso un'emozione
E son scappato col furgone
Panka Rock e' un'altra scheggia punk, dal testo blandamente politico e anarchico, sempre in salsa nonsense. Un altro bellissimo assolo di chitarra dal suono saturo e sorprendentemente pulito incornicia il minuto e mezzo abbondante del brano. Non deve far sorridere l'uso delle K al posto delle C: oggi e' un'usanza assai fastidiosa, all'epoca era un piccolo gesto di rottura.
Pesto duro (I Kunt Get No SatisFucktion), come si capisce dal sottotitolo, e' un'ironica e dissacrante rilettura di Satisfaction dei Rolling Stones. Il celebre brano viene anche citato brevemente nel ritornello; siamo sempre nel campo della parodia, eppure a livello strumentale gli Skiantos sfoggiano una credibilita' raramente ascoltata in band italiane.
Diventa Demente, dall'andamento tra pop e new wave, e' puro stile Skiantos, a partire dal titolo. Le rime baciate e apparentemente senza senso si susseguono, fino ad approdare a un'inusitata parte centrale a ritmo di cha-cha-cha.
Io me la meno - sempre all'insegna del nonsense piu' totale - parte con un riff di chitarra accelerato degno dei Motorhead. La sezione ritmica pompa come un treno deragliato, mentre un assolo di batteria - all'epoca tipico del prog - viene significativamente interrotto da fischi e insulti.
La prima facciata si conclude con l'assurda Bau Bau, Baby, una ballata rock romantica, perfetta nello stile e con tanto di chitarra filtrata. Si', se non fosse che, anziche' proporre canonici versi d'amore, snocciola versi canini. Un ennesimo colpo di genio, specie se rapportato a un'epoca che non aveva conosciuto simile trovate e provocazioni.
Il lato B si apre con un altro dei pezzi monstre della band: Io sono uno skianto.
Pezzo duro e lento, sostenuto da un basso pesantemente filtrato, offre un testo che prende in giro certi atteggiamenti machisti da rockstar, rendendoli per quel cosa, una ridicola e puerile posa. Pare quasi di ascoltare il Frank Zappa piu' ispirato.
Io ti amo da matti - sempre a ritmo di punk - prende in giro certe canzoni d'amore; Sono anch'io un gran poeta/c'ho la camicia di seta. Vortice osa ancora di piu', mirando in alto.
Un arpeggio di chitarra in stile cantautore impegnato introduce un testo e una dolce melodia che evoca quasi Lucio Battisti. Quando l'ascoltatore sembra chiedersi se le cose si stiano facendo serie, parte un ritornello punk al fulmicotone, col testo che si fa sempre piu' sarcastico: l'altra sera sul bide'/io pensavo a te.
Massacrami pure e' un bellissimo funk-blues, con la ritmica e la chitarra elettrica che fanno scintille. Il testo, pur in stile Skiantos, rischia di essere il piu' serio del lavoro.
Altro pezzo chiave di MONOtono e' Largo all'avanguardia.
Fate largo all'avanguardia/Siete un pubblico di merda/Applaudite per inerzia sono versi che scherzando dicono la verita', come si suol dire. Una terribile presa in giro verso certo cantautorato, a volte troppo moralista e serioso. Musicalmente e' new wave, come dice lo stesso Freak, degna dei migliori Talking Heads. Un sassofono dissonante e quasi free-jazz arricchisce ulteriormente il brano.
Chiude il disco Ehi, ehi, ma che piedi che c'hai, brevissima parodia delle canzonette da juke-boxe degli anni Sessanta, cantata dal chitarrista Dandy Bestia. Sulle ristampe verranno aggiunti i brani del singolo anticipatore dell'album. Karabigniere Blues in particolare e' da segnalare per la verve blues estremamente credibile della band.
L'anno dopo gli Skiantos replicano con Kinotto. Il sound e' molto piu' pulito, dalle parti dell'imperante new wave. I ragazzi di Bologna mettono a segno il colpaccio con Mi piaccion le sbarbine, loro brano piu' celebre, ma il furore punk, grezzo e sincero, inizia a stemperarsi. Da qui in poi gli Skiantos si concentreranno su un'ironia spesso fine a se' stessa, conoscendo i tipici rovesci delle band rock, tra insuccessi, scioglimenti e reunion.
Elio e Le Storie Tese, proponendo gli stessi ingredienti in una ricetta spesso diluita, quando non insipida, raccoglieranno quanto seminato dagli Skiantos, con successi milionari. Anche in generi diversi, pero', i semi degli Skiantos attecchiscono; perfino certi passaggi del primo Vasco Rossi non sono lontani dalla lezione di Freak Antoni e soci.
E gli Skiantos? Con una formazione rimaneggiata sono ancora attivi, mentre purtroppo Roberto Freak Antoni e' prematuramente scomparso il 12 Febbraio del 2014.
Andrea La Rovere
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Fonte: Skiantos: MONOtono, Il Punk E Il Movimento Del '77 (di Onda Musicale)
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